Il Fatto 7.4.18
Assedio all’ex presidente “Resisteremo per Lula”
Voci dalla “roccaforte” del leader della sinistra sotto mandato di arresto ma difeso da migliaia di cittadini per strada
Difesa popolare – La folla sotto l’edificio dove è asserragliato Lula
di Giuseppe Bizzarri
“Siamo
qui. Resisteremo. Contiamo su di voi”. Sono le parole registrate in un
rapido video in Rete dalla presidente, anzi l’ex guerrigliera, Dilma
Rousseff, la quale invita i militanti della sinistra ad aggiungersi alla
moltitudine presente di fronte alla sede del Sindicato dos Metalúrgicos
a São Bernardo do Campo, divenuto il bunker del carismatico Inacio Lula
da Silva. Lula, l’ex presidente più amato e votato della storia
brasiliana (2003-2011), si è asserragliato nella storico sindacato
assieme ai leader del partito, il Pt, deputati, dirigenti sindacali e i
capi dei principali movimenti di base, i quali l’hanno persuaso a
opporsi al mandato di arresto spiccato dal giudice Sergio Moro, capo
dell’equipe d’inchiesta della Lava Jato che indaga il giro di mazzette
legato alla statale Petrobras. Lula è stato condannato in secondo grado a
12 anni di prigione per corruzione e riciclaggio.
L’ex
metalmeccanico – divenuto un mito per il popolo brasiliano e che si
trova in vetta alle statistiche elettorali per le presidenziali previste
ad ottobre, si considera innocente. La condotta del processo è stata
criticata anche da organismi internazionali. Moro – che avrebbe emesso
il mandato di prigione a tempo record e senza rispettare i termini
giuridici, ossia attendere il nullaosta del Tribunale federale regionale
di Porto Alegre – ha ordinato a Lula di costituirsi entro le 17 di
venerdì alla polizia federale di Curitiba.
Fino alla pubblicazione
di questo articolo, non c’erano segni che Lula si sarebbe consegnato
agli agenti della Polizia Federale che, probabilmente, dovranno
ricorrere alla forza per entrare dentro l’edificio, dove si trovano non
solo militanti, ma anche deputati, intellettuali, artisti. Il mandato
d’arresto è stato spiccato poche ore dopo il travagliato verdetto emesso
dagli 11 giudici del Supremo tribunale federale che per un solo voto
hanno negato a Lula la protezione dell’habeas corpus che l’avrebbe
protetto sino all’ultima istanza processuale richiesta dalla difesa
presso il tribunale di Porto Alegre, lo stesso organo giudiziario che
avrebbe ignorato il giudice Moro per emettere il mandato d’arresto. La
difesa di Lula ha dichiarato che ricorrerà all’Onu per impedire la
detenzione. Secondo Stellamaris Pinheiro, militante all’interno della
“roccaforte” di Lula, i militanti “hanno ben chiaro” che l’arresto del
“maggiore presidente della storia brasiliana” non dovrà avvenire.
Militanti
del Movimento sem terra hanno bloccato strade in altri Stati del
Brasile, dove si registrano manifestazioni e scontri tra oppositori e
difensori di Lula. “Siamo qui per Lula, per il Brasile e per la
democrazia duramente conquistata. Diversi partiti, parlamentari,
movimenti sociali, gente comune, artisti, seguono la lotta per la
libertà e per il diritto di Lula d’essere candidato alle presidenziali”,
afferma Pinheiro convinta che, come milioni di brasiliani, l’ex
metalmeccanico sia stato condannato senza prove e senza il rispetto
della costituzione brasiliana.
“Non possiamo permettere che il
golpe si sviuluppi oltre. L’arresto, tutto il processo, è stato
politico, ha avuto come obiettivo d’impedire a Lula di vincere
l’elezione per invertire il disegno neo-liberale in corso”, aggiunge
Pinheiro. Dopo l’impeachment della presidente Rousseff, considerato un
“golpe branco” per milioni di brasiliani, la crisi politica, sociale e
della sicurezza pubblica si è aggravata in Brasile, dove la ripresa
economica stenta a ripartire.
E preoccupa anche l’ingerenza dello
stato maggiore dell’esercito nella vita democratica del paese,
spalleggiati da una parte dei conservatori, i cosiddetti “Coxinhas”, ma
soprattutto dalla classe imprenditoriale.