mercoledì 4 aprile 2018

Il Fatto 3.4.18
Magia di Awa Ly: canta nel mondo. E l’Italia non lo sa
Di origini franco-senegalesi, da anni vive a Roma: a Parigi e in Giappone è una celebrità, ma nel nostro Paese neanche esce il disco
di Stefano Mannucci


La portò con sé nel tour mondiale del 2013 e cercò di introdurla ai misteri della “parlesia”, il criptico gergo con cui i musicisti napoletani si scambiano informazioni segrete. “Pino Daniele dialogava così con Tullio De Piscopo”, ricorda Awa Ly con nostalgia, “e decisero di farmi diventare loro complice”. Nessun problema, Awa è poliglotta per natura e vocazione: culla a Parigi da una famiglia di origine senegalese, studi in economia in terra d’America, cuore e indirizzo a Roma. “Sono arrivata qui all’inizio del millennio, dovevo restare sei mesi. Non me ne sono più andata”. Se non per viaggiare. Awa è appena tornata da una tournée in Francia e ha già le valigie pronte per concerti tra Germania e Austria. In Giappone sono pazzi di lei: un suo album-progetto di standard francesi (Chantons! Paris Jazz) tra Piaf, Bécaud, Aznavour, Montand ma realizzato con musicisti capitolini, è andato a ruba. E da noi? Nel giro dei club romani Awa è ben conosciuta e amata, e anche nel resto d’Italia questa fenomenale chanteuse ha un pubblico non esiguo. Perfino i nostri registi si sono accorti di lei: Luchetti l’ha fatta recitare in La nostra vita, Massimiliano Bruno l’ha voluta per Nessuno mi può giudicare, Castellitto le ha fatto vestire i panni di una suora in Fortunata, mentre Ozpetek ha scelto suoi brani per la colonna sonora di Allacciate le cinture. E i discografici? Incapaci di fare scouting al di fuori dei talent, hanno ignorato il suo ultimo magnifico album, Five and a Feather. Per i cervelloni dell’industria musicale tricolore, è l’ennesima occasione perduta per sprovincializzare uno scenario deprimente. Eppure basterebbe farsi un giro su Spotify o sulle piattaforme digitali per valutare una come Awa Ly: o farsi una gita oltre confine, dove le regine del folk-soul-world fanno il sold out. Nomi come l’intrigante Mariama (della Sierra Leone) o Imany, voce di velluto delle Comore, e naturalmente la maliana Rokia Traoré o la marocchina Hindi Zahra riempiono l’Europa di bellezza, altro che esotismi di nicchia. Per non dire, tra gli uomini, di quella sorta di Bob Marley senegalese di Faada Freddy: cantando in wolof, compare anche nel disco di Awa per un duetto struggente su Here, il brano ispirato dal naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa. Morirono 368 migranti. “Non è accettabile che il luogo dove nasci sancisca un pieno diritto alla vita. È atroce dover attraversare deserti e mari per sperare in un altro destino. Dopo la pubblicazione del mio duetto con Faada Freddy la canzone ha causato un effetto domino: altri interpreti hanno voluto offrire contributi ciascuno nella propria lingua, dalla Tunisia al Benin, dal Brasile all’Argentina, Guadalupe, Croazia. E l’Italia, con Roberto Angelini”, spiega Awa Ly. Five and a Feather nasce da un sogno. “Una sciamana mi raccontava storie, e alla fine è svenuta. Storie con il numero magico del cinque: quello dei continenti, gli oceani, le righe del pentagramma, le dita. Quel che serve per esplorare il mondo. E la musica”.