Il Fatto 16.4.18
A Roma è morta l’ironia: rimossa l’opera di street art di Sirante
di Enrico Fierro 
“E
 arrivarono quattro gendarmi con i pennacchi, con i pennacchi. E 
arrivarono quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi”. Tranquillo, 
caro Leonardo Coen, non voglio canticchiarti la bellissima canzone di De
 André, mi difettano corde vocali e talento canoro. Citavo solo per 
dirti che a Roma i gendarmi sono arrivati davvero. Ed erano in quattro, 
in divisa ma senza pennacchi, accompagnati da solerti funzionari 
dell’ufficio decoro del Comune. So che stai sorridendo sotto i baffi che
 non porti, ma nella Capitale esiste un ufficio che si occupa del decoro
 urbano. Ha una sua sede, un probabile capufficio, forse un direttore 
generale, tanti sottocapi e mille soldati. Tutti in campo per vigilare 
sulla tutela della bellezza della città eterna. Eternamente sola e 
disamministrata. Ma veniamo al punto. Tale dispiegamento di forze si è 
reso necessario per rimuovere un oltraggio. Cancellare un’offesa. 
Rendere invisibile agli occhi delicati e sensibili dei cittadini 
dell’Urbe la scandalosa immagine.
Quale? Quella disegnata da Sirante,
 originale e sconosciuto artista della street art, in via dei Lucchesi. A
 due passi dal Quirinale. In una cornice dorata, Sirante aveva 
riprodotto una celebre opera di Caravaggio, “i bari”. Non nel senso 
della città pugliese al plurale, ma proprio quelli, i bari, fetentoni 
che imbrogliano al gioco delle carte. Le facce, però, erano cambiate. Il
 baro anziano era Silvio Berlusconi, i due giovani erano Salvini e Di 
Maio (disegnato col cappello e la piuma svolazzante). Offesa. Dileggio. 
Sberleffo ai tre vincitori assoluti delle elezioni. Ai tre uomini (il 
Cavaliere solo nella parte del mimo) che hanno in mano le sorti 
dell’Italia. Finale della storia quadro rimosso a tempo di record. 
Offesa lavata. E così a Roma morì anche l’ironia. Vietata. Posso 
giurarlo ho visto la statua di Pasquino piangere.
Ps. Non dirlo in giro che mi prendono per matto.
 
