Corriere 9.6.18
Mezzo secolo dopo il ’68 occupazioni e botte negli atenei di Parigi
di Stefano Montefiori
Il
movimento La République En Marche di Emmanuel Macron si definisce «di
destra e di sinistra» e tende a occupare tutto lo spazio politico al
centro e ai suoi lati. Una delle possibili conseguenze indesiderate del
suo successo è che il dissenso politico — o almeno quel che ne resta —
si radicalizzi.
Sta succedendo in Parlamento, dove i Républicains
(la destra tradizionale) di Laurent Wauquiez, per esistere, sono sempre
più tentati dall’assumere posizioni e toni vicini al Front National, e
dove il PS (la sinistra tradizionale) del neo-segretario Olivier Faure,
per risorgere, deve strappare elettori agli «insubordinati» di Jean-Luc
Mélenchon.
Ma una radicalizzazione della lotta politica sembra
verificarsi anche fuori del Parlamento, in particolare nelle università.
Venerdì sera una trentina di estremisti di destra, con i passamontagna e
i caschi in testa, al grido di «liberiamo la facoltà» hanno lanciato
pietre, fumogeni e bottiglie contro circa 300 militanti di sinistra
(studenti e non) che occupano l’università Tolbiac di Parigi. La
protesta contro la riforma «Parcoursup» (che rende più selettivo
l’accesso agli studi universitari) voluta dal governo si sta estendendo
in tutta la Francia. Una parte dei professori appoggia gli studenti,
altri docenti sono favorevoli alla riforma, altri ancora sono arrivati a
incoraggiare la squadra di estremisti di destra mascherati che, la
notte del 22 marzo scorso a Montpellier, hanno sgomberato l’aula magna
brandendo i bastoni e ferendo tre ragazzi. Il preside Philippe Pétel è
stato visto parlare agli aggressori, incoraggiandoli prima che questi
dessero l’assalto, ed è stato costretto a dimettersi. A pochi giorni dal
cinquantesimo anniversario della rivolta studentesca del maggio '68, il
presidente della Conferenza dei presidi, Gilles Roussel, si dice
preoccupato: «C’è il rischio che i dibattiti sulla riforma si
trasformino in scene di violenza che non siamo in grado di gestire».