Corriere 9.6.18
Personaggi In un libro di Nicola Attadio
(Bompiani) le avventure della prima leggendaria giornalista
investigativa americana, una donna orgogliosa e libera
Fingersi matta per raccontare il manicomio, la sfida di Nellie
di Luisa Pronzato
Irrequieta
e libera. Negli anni in cui era impensabile per le donne strapparsi la
pelle di madri e mogli «per natura», la quindicenne Elizabeth Cochran ha
già chiaro che mai la sua vita dipenderà da un uomo: «Mai barattare la
propria dignità in cambio di sicurezza». Elizabeth vuole per sé un
lavoro (che sconcezza!) e non uno qualsiasi, inoltre ha un forte senso
di giustizia che le dà uno sguardo capace di partire da sé per entrare
nelle condizioni degli altri.
Siamo a cavallo tra Otto e
Novecento. Soffia quel vento di cambiamento sociale in cui si muovono i
primi passi dell’indipendenza (innanzitutto economica) femminile. La
ragazza ha il fiuto del cronista e la capacità di mettersi in gioco. Lo
farà diventando, con il nome Nellie Bly (una donna non può firmare con
il suo nome), la prima reporter sotto copertura del giornalismo
americano. E non solo.
Ora Nicola Attadio, autore e conduttore
della trasmissione Vite che non sono la mia (Radio3), mette mano alle
cronache del tempo e agli articoli della coraggiosa giornalista. E
compone un romanzo-saggio-biografia, Dove nasce il vento. Vita di Nellie
Bly, a free american girl (Bompiani), e ci porta un vento che, proprio
perché lontano, mostra limiti che oggi non riusciamo più a vedere.
Il
racconto si sviluppa su più piani: la storia del giornalismo, le
condizioni sociali durante la rivoluzione industriale e la vita di
Nellie, una donna che incide sul cambiamento.
Giornalista, prima
corrispondente americana sul fronte orientale della Grande guerra, poi
manager d’azienda e di nuovo giornalista (inventa una rubrica in cui
mette in contatto chi chiede aiuto con chi può darlo), Nellie ha
bruciato tutte le tappe dell’emancipazione. Ribellandosi. Ogni volta che
qualcuno cercherà di rimetterla al suo posto.
Il primo atto è una
lettera ribelle al «Pittsburgh Dispatch». Ha vent’anni e la sua rabbia
per mostrare quello che tutti vedono, ma non dicono, svela un talento
che convince il direttore del quotidiano ad assumerla. Nel primo
articolo racconta le «ragazze senza» (bellezza, denaro, talenti) e
puntualizza due temi fondamentali dell’emancipazione femminile: la
libertà si conquista attraverso il lavoro e la parità di paga con gli
uomini. La sua irrequietezza la porterà a New York, al «World» di Joseph
Pulitzer, con il reportage sul manicomio femminile, dove si fa
internare. Diventa una celebrità. Non basta: le convenzioni incarnate
dai direttori cercano di respingerla in un giornalismo più adatto alle
donne.
Nellie non si piega. Convinta che l’informazione è utile se
migliora la vita delle persone e che il giornalismo deve denunciare per
cambiare. Non ha ideologie, Nellie, salirà sul palco delle suffragette
quando già è popolare come testimonial della lotta per il voto alle
donne. Il «vento» di Nicola Attadio ce la porta con le sue debolezze e
forze. Oggi che l’emancipazione femminile, dopo l’accelerazione di quel
periodo, procede a passi incerti, c’è ancora più bisogno di quella
responsabilità. Hai l’illusione di libertà. Quella libertà, però, te la
devi ancora creare. Un secolo e mezzo dopo l’irrequieta free american
girl mostra ancora una strada.