Corriere 8.4.18
Le immagini
I politici, le br, Riina storia d’Italia nelle segnaletiche
di Giovanni Bianconi
Ci
sono i criminali veri, ma anche i denunciati in quanto invisi ai regimi
che precedettero la Repubblica: dalla repressione dei moti di fine
Ottocento a quella ordinata da Benito Mussolini, a sua volta arrestato e
schedato in Svizzera. E così, accanto alle impronte digitali utili a
identificare gli squadristi assassini di Giacomo Matteotti, ecco le foto
segnaletiche di Filippo Turati, del futuro duce e dei «sovversivi»
perseguitati durante il Ventennio: Luigi Longo, Palmiro Togliatti,
Alcide De Gasperi, Sandro Pertini. I «padri costituenti» ritratti nei
cartellini del ministero dell’Interno con le diverse diciture
accusatorie: «comunista», «attentatore», «antifascista», «socialista»,
«oppositore», «denunziato al tribunale speciale». E prima di loro
Turati, schedato in quanto «fuoruscito pericoloso».
È più di un
secolo di storia riassunto attraverso le immagini e i reperti della
polizia scientifica, raccolti in una mostra itinerante che sarà
inaugurata domani a Roma dal capo della polizia Franco Gabrielli e dal
responsabile della Direzione centrale anticrimine Vittorio Rizzi;
«un’occasione per guardarsi allo specchio e confrontarsi con il passato,
ma anche con il futuro che ci aspetta», scrive Gabrielli nella
prefazione al catalogo. Perché con l’avvento della democrazia le sfide
sono cambiate: dal terrorismo prima interno e poi internazionale alla
criminalità mafiosa e organizzata di ieri e oggi, passando per delitti
seriali o comuni, e altre emergenze.
Le tre foto segnaletiche di
Turati — fondatore del socialismo italiano, arrestato a Milano durante
la rivolta del 1898 — rimandano alla «scheda biografica» del 1° luglio
1900 nella quale, con prosa e calligrafia antica, l’estensore ne
denuncia «l’aureola del tribuno che gode incondizionato il favore
popolare». Tre anni più tardi, in Svizzera, viene fermato e rispedito in
Italia «Mussolini Benedetto», anziché Benito, ricercato in qualità di
«agitatore politico», di cui sono indicate generalità e fattezze. Dopo
la sua salita al potere toccherà agli avversari subire la stessa sorte,
ed ecco che Togliatti e Longo, futuri segretari del Pci, vengono
schedati come «inscritti nel bollettino delle ricerche», oltre che
pericolosi comunisti. Segni particolari del primo: «porta lenti»; il
secondo — «sovversivo» e «domiciliato a Mosca» — ha «due cicatrici
all’indice sinistro». Alcide De Gasperi — già deputato popolare,
catturato nel ’27, scarcerato e rifugiato in Vaticano, leader e premier
democristiano del dopoguerra — è schedato come «antifascista», nonché
segnalato il 10 dicembre 1928 per una «stretta vigilanza scopo impedire
espatrio». Su Sandro Pertini, presidente della Repubblica dal 1978,
insieme alle foto segnaletiche c’è una nota prefettizio datata 23 agosto
’43: «Disposta riservata vigilanza».
Finita la guerra, con un
salto di quasi 25 anni si arriva ai rilievi sul luogo della strage
neofascista di piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969) e poi a quelle
di Brescia e dell’Italicus del ’74, ugualmente «nere». Passano quattro
anni ed ecco le ispezioni in via Fani dopo il sequestro Moro e lo
sterminio della scorta, e in via Caetani per il ritrovamento
dell’ostaggio assassinato. L’anno successivo arrivano gli scatti sui
luoghi dei primi «delitti eccellenti» in Sicilia, dal commissario Boris
Giuliano al procuratore di Palermo Gaetano Costa; da allora gli
attentati di mafia saranno una costante che terrà occupati gli operatori
della Scientifica fino alle stragi del 1992-93. Due emergenze parallele
— terrorismo e criminalità — che si possono seguire attraverso le foto
dei ricercati e arrestati più famosi: dagli sguardi penetranti dei
corleonesi Riina e Bagarella, a quelli stralunati o distaccati dei
brigatisti Valerio Morucci, Mario Moretti e Barbara Balzerani, fino alla
più recente Nadia Lioce.
Ma le istantanee successive ai fermi
raccontano anche storie diverse. Ad esempio quella di Renato Vallanzasca
(accuse: «omicidio e sequestro di persona», istruzione «4° anno
Ragioneria»); del bandito della Magliana Franco Giuseppucci; del boss
camorrista Raffele Cutolo, quasi irriconoscibile al primo arresto per
omicidio; del turco Mehemet Ali Agca, «senza fissa dimora», motivo del
segnalamento: «attentato contro il Sommo Pontefice». Tracce di
terrorismo internazionale che proseguono con i rilievi dopo l’attentato
alla Sinagoga di Roma che nell’ottobre 1982 uccise Stefano Tachè a soli 2
anni d’età — le foto inquadrano le macchie di sangue e i bossoli
rimasti a terra — fino alla schedatura del tunisino Anis Amri, arrestato
per «lesioni personali in flagranza di reato» nel 2011, cinque anni
prima che compisse la strage di Berlino.
Sono reperti di ordinaria
attività di polizia fatta di immagini, misurazioni, impronte, analisi
di ogni genere, dietro le quali si nascondono trame politiche e traffici
criminali, giochi di potere, segreti, reati passionali; ma anche
incidenti, fenomeni naturali o epocali come i terremoti e i nuovi flussi
migratori. Pure in questi casi interviene la Scientifica, trasformando i
propri archivi in una continua rassegna delle emergenze e delle
evoluzioni che hanno segnato la vita degli italiani.
L’allestimento itinerante parte da Roma
«Frammenti
di Storia - L’Italia attraverso le impronte, le immagini e i
sopralluoghi della Polizia Scientifica» è il titolo della mostra
fotografica allestita, nella prima tappa del suo percorso in diverse
città d’Italia, da oggi e fino al 14 aprile presso lo Spazio Risonanze
dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con ingresso libero per il
pubblico dei visitatori e orario dalle 10 alle 18. Domani, lunedì 9
aprile, alle 11 ci sarà l’inaugurazione ufficiale con il capo della
Polizia Franco Gabrielli. La mostra ripercorre momenti significativi
della storia italiana attraverso il lavoro della polizia scientifica.