lunedì 30 aprile 2018

Corriere 30.4.18
Domani su «Buone Notizie» in edicola gratis con il Corriere
Disagio, aiuto e reinserimento: 40 anni dalla legge Basaglia
di Fausta Chiesa


Quaranta anni fa, il 13 maggio 1978, entrava in vigore la Legge Basaglia, una riforma che ha abolito i manicomi restituendo i diritti civili ai malati psichiatrici. La legge prende il nome dall’uomo — lo psichiatra Franco Basaglia — che dedicò tutta la sua vita alla cura delle persone sofferenti e lottò per ridare loro dignità. Il primo «atto di forza» della battaglia accade nel 1973 a Trieste: Marco Cavallo — una scultura azzurra alta tre metri — e altri 600 «matti» escono dal manicomio e arrivano fino a Piazza Unità. Basaglia, direttore della struttura, con una panchina di ghisa aveva sfondato il cancello che sanciva il confine tra chi sta dentro e chi sta fuori.
Oggi, 40 anni dopo, abbiamo capito che aveva ragione anzitutto su una cosa: anche chi soffre di un disagio mentale ha diritto al rispetto della propria dignità di persona. «Buone Notizie», domani in edicola gratis con il Corriere, dedica un’intera sezione alla rivoluzione di Basaglia. In 20 pagine speciali celebra l’anniversario spiegando che cosa ha cambiato la legge e come funzionano oggi le strutture, lasciando spazio a esperti e a chi ha vissuto da vicino quel cambiamento per cercare di far capire che cosa è successo e che cosa è mutato nella cura di chi ha un disagio o una malattia mentale. Una realtà lontana dalla vita di tutti i giorni? Non proprio: l’Organizzazione mondiale della sanità stima che una persona su quattro, nel corso della vita, attraversi un problema di salute mentale. Nel nostro Paese circa due milioni di individui presentano disturbi psichiatrici e altri quattro milioni e mezzo sono a rischio di disturbi ansiosi e/o depressivi.
La riforma è rimasta a metà. In assenza o carenza di personale adeguato, i malati sono a carico dei familiari e per i casi più gravi è ancora diffusa una pratica ereditata dai manicomi, la «contenzione meccanica»: legare i pazienti. Ma molto è stato fatto e continua a essere fatto. Per questo, «Buone Notizie» dedica ampio spazio al racconto di alcune realtà diffuse in Italia che sono state capaci di reinserire, nella società ma anche nel mondo del lavoro, le persone malate. Una selezione (obbligata anche se difficile) di alcune delle tantissime proposte arrivate alla redazione, segno che anche in tale campo il Terzo settore è riuscito a essere efficace e innovativo: per esempio nelle tantissime esperienze di riqualificazione degli ex manicomi (a Collegno, in provincia di Torino, è nato un centro internazionale di balletto mentre ad Aversa, fuori Caserta, è attiva una fattoria sociale) e nelle iniziative a sostegno delle persone che soffrono di un disagio psichico e dei loro familiari.
«Il problema oggi — dice Alberta Basaglia, la figlia di Franco in un’intervista che uscirà sul giornale di domani — non è la riforma o la controriforma, è che ogni occasione è buona per rifiutare il diverso da noi».