Corriere 1.4.18
Stiamo perdendo la capacità di sognare
L’attività onirica è sempre più ridotta. I motivi?
Si dorme meno e si usano sostanze che rovinano il sonno Rem fondamentale per una mente sana
di Danilo Di Diodoro, psichiatra
Stiamo
perdendo i nostri sogni, e non solo quelli a occhi aperti, ma anche
quelli veri e propri che dovremmo fare di notte. Sogniamo meno, per
tanti motivi diversi, dalla riduzione delle ore trascorse addormentati,
all’utilizzo di sostanze che interferiscono con il sonno Rem, quella
ancora abbastanza misteriosa ma importante fase del sonno nella quale
per la maggior parte si producono i sogni. È una perdita non priva di
conseguenze, come ha scritto di recente la rivista New Scientist: «Il
sonno Rem è di vitale importanza, sia per l’apprendimento, sia per la
creatività, e contribuisce in vario modo a promuovere una mente sana».
La
società contemporanea predilige la veglia al sonno. Dorme meno del
passato anche chi non soffre di insonnia, per impegni di lavoro, perché
televisioni, cellulari e tablet attirano la nostra attenzione, perché la
mattina suona la sveglia, tanto che è stato coniato il termine sindrome
da sonno insufficiente . Durante il giorno si traduce in ridotta
vigilanza, irritabilità, distraibilità e sensazione di fatica, sintomi
che tendono a svanire quando ci si concede qualche notte di buon sonno
prolungato e di meritato sognare.
Anche la vera e propria insonnia
ruba sonno e sogni. Infatti il cervello sembra prediligere il sonno non
Rem, nel quale vi è una concentrazione minore di sogni. «Il sonno Rem,
associato al sognare, è un mediatore della funzione immunitaria, serve a
consolidare la memoria e regola il tono dell’umore» dice Rubin Naiman
dell’University of Arizona Center for Integrative Medicine, autore di un
articolo sull’argomento pubblicato sugli Annals of the New York Academy
of Sciences . Naiman segnala recenti studi realizzati sia sugli
animali, sia sull’uomo, che hanno scoperto come la deprivazione di
questa fase di sonno aumenti le risposte infiammatorie dell’organismo e
la sensibilità al dolore fisico, oltre a generare difficoltà di memoria.
Chi viene sistematicamente risvegliato appena compare questa fase di
sonno, mostra molto rapidamente comportamenti irritati e aggressivi.
Alla lunga emergono vere e proprie condizioni depressive.
Ma il
sonno Rem, con i suoi sogni particolarmente bizzarri, costituiti da
immagini come se fossero veri film, e ricchi di contenuti emotivamente
forti, è anche importante per il consolidamento delle memorie. «È
proprio per le emozioni tipiche del sonno Rem che si ha questa funzione
di consolidamento» dicono Michelle Carr e Tore Nielsen del Dream and
Nightmare Laboratory del Center for Advanced Research in Sleep Medicine
di Montréal, in Canada, autori di uno studio pubblicato su Consciousness
and Cognition . «Un fenomeno simile a quanto avviene per il cosiddetto
“potenziamento emozionale della memoria” che si verifica da svegli
quando un forte stimolo emozionale giunge durante lo svolgimento di un
compito di memorizzazione o durante la mezzora seguente». Lo stimolo
emotivo, specie se a contenuto negativo, come spesso sono i sogni fatti
nel sonno Rem, attiva il locus ceruleus , un nucleo del tronco cerebrale
che invia messaggi mediati dall’adrenalina, sia alla corteccia
cerebrale, sia all’ippocampo, importanti sedi di gestione delle
informazioni memorizzate. Una sferzata che rinforza l’apprendimento
mnemonico.
Sonno Rem e sogni sono poi insidiati dall’alcol,
sebbene molti siano convinti che possa aiutare a dormire. «Il mito che
l’alcol faciliti il sonno è difficile da scacciare, soprattutto perché
in esso c’è una qualche verità» dice ancora Naiman. «In quanto agente
che deprime il sistema nervoso centrale, l’alcol riduce il tempo di
addormentamento e quindi può effettivamente aiutare ad addormentarsi con
maggiore prontezza. Ma, appena viene metabolizzato, stimola
un’impennata compensatoria di tipo adrenergico che va a distruggere in
maniera significativa il sonno Rem e l’esperienza del sogno». Un’azione
molto simile la svolge la cannabis, capace di interferire con il sonno
Rem, e anche la nicotina modifica in maniera negativa la normale
architettura del sonno. Il sonno Rem è poi penalizzato quando si
assumono sonniferi, a favore di più lunghi periodi di sonno leggero.
Accade soprattutto con le benzodiazepine ma forse anche con le
cosiddette Z-drug, come lo zolpidem e lo zaleplon.
Oggi si è anche
scoperto che i passaggi dallo stato di veglia a quello di sonno non-Rem
e a quello di sonno Rem sono governati da una serie di differenti
network cerebrali, a loro volta sotto il controllo di specifici geni.
Quando uno di questi geni non funziona adeguatamente il sonno Rem e il sogno possono risentirne negativamente.
La
scoperta è stata realizzata, per ora sui topi da Masashi Yanagisawa
che, assieme ad alcuni suoi collaboratori dell’ International Institute
for Integrative Sleep Medicine di Tsukuba in Giappone, ha pubblicato un
articolo sulla rivista Nature .
Lo studio è stato realizzato
introducendo modifiche casuali su oltre 8 mila geni di topi da
laboratorio, che sono poi stati esaminati nei loro pattern di sonno.
Alcuni di essi, ai quali era stato modificato il gene chiamato Nalcn,
hanno perso completamente il sonno Rem. A chi gli ha chiesto se i topi
fossero anche diventati incapaci di sognare, il professor Yanagisawa ha
dato una risposta molto abbottonata: «È difficile rispondere a questa
domanda, dal momento che i sogni sono fondamentalmente un fenomeno
soggettivo».