Corriere 15.4.18
Tutti vittoriosi? Dietro le quinte il vero duello tra Israele e Iran
di Guido Olimpio
Un’operazione
show che permette a tutti di prendersi una fetta di «vittoria», ma che
nasconde un futuro pieno di incognite e di situazioni che potrebbero
essere ben peggiori. Inoltre i protagonisti parlano di missione
compiuta. Putin lo ha fatto già un paio di volte nei mesi scorsi, ieri
lo ha imitato Donald Trump.
Primo. Il raid «telefonato» indurrà a
Bashar Assad alla moderazione? In pubblico i generali ostentano
ottimismo sugli esiti del colpo mentre molti analisti mostrano tutto il
loro scetticismo. La salva di missili dovrebbe in teoria rappresentare
una nuova linea rossa, ma proprio il carattere limitato non pare
sufficiente a impaurire un leader rassicurato dai successi grazie ai
russi. A meno che Washington non decida un cambio radicale impegnandosi
nel conflitto. Infatti gli unici che hanno espresso delusione sono stati
i ribelli.
Secondo. È legato al punto uno. Gli Usa resteranno nel
Nord della Siria e per quanto? Trump ha indicato una scadenza vaga, il
Pentagono non sembra avere alcuna fretta. Ogni inasprimento della crisi
comporta dei mutamenti, a volte nell’arco di pochi giorni. Ne sono un
esempio i turchi: una settimana fa si diceva che avevano barattato con
Mosca il soffocamento prolungato dei curdi in cambio dell’accettazione
di Assad. Ieri sono tornati a dire che se ne deve andare. La posizione
muterà ancora.
Terzo. È la partita con l’Iran e la sua presenza in
Siria. Gerusalemme non è disposta ad accettarla, conta sull’appoggio di
Washington. Chiaramente i due alleati usano questa carta sperando che
Putin si distacchi da un partner fondamentale. Gli attacchi periodici
che Israele ha condotto contro target iraniani sul suolo siriano
rispondono a esigenze tattiche e strategiche: devono far capire al
Cremlino che nessuno scherza. Sembra difficile che Mosca possa
rinunciare all’asse con Teheran, almeno nel breve, però è consapevole
del pericolo. I ripetuti contatti tra lo «zar» e gli israeliani lo
sottolineano.
Quarto. Le operazioni militari servono anche a
testare le difese avversarie, specie in un quadrante dove Mosca ha
creato un sistema sofisticato. Contromisure, radar, attività
elettronica, capacità di reazione, tracciamento di aerei. Ognuno decanta
l’efficienza dei propri mezzi — i cruise intercettati dai russi, i siti
distrutti dagli Usa — ma intanto si preparano alla prossima missione.
Quando non sarà più annunciata da un post del presidente o dagli
articoli di giornale con la lista degli obiettivi, come è accaduto
questa volta.