Corriere 13.4.18
Calano gli studenti «Ci sarà un esubero di 55 mila docenti»
I dati della Fondazione Agnelli sulla scuola
«Ecco come può diventare un’opportunità»di Gianna Fregonara
Da
 oggi al 2028 l’Italia «perderà» un milione di studenti e dunque 
scomparirà una classe su 10 e non servirà più un professore ogni 
tredici. Sono i dati dello studio pubblicato dalla Fondazione Agnelli 
«Scuola, orizzonte 2028: evoluzione della popolazione scolastica in 
Italia e implicazioni per le politiche» che mira a fare il punto — con 
una proiezione statistica — su quelle che saranno le risorse in termini 
di professori e di studenti nel sistema educativo italiano dalla scuola 
dell’infanzia alla maturità, ponendosi come orizzonte appunto i prossimi
 dieci anni.
E poiché prima di immaginare e affrontare qualsiasi 
riforma o modello di scuola è necessario conoscere i dati e le risorse, 
il rapporto offre dati fondamentali sia a chi lavora nel mondo della 
scuola sia a chi dovrà, a partire dalle prossime settimane, indicare le 
linee di politica scolastica.
Secondo il modello usato dalla 
Fondazione Agnelli gli studenti passeranno dai circa 9 milioni attuali a
 8 milioni circa a causa della scarsa natalità ma anche del tasso sempre
 più ridotto di immigrazione (che è dimezzato peraltro negli ultimi 
dieci anni) e alla diminuita propensione alla natalità anche nella 
popolazione immigrata, alle elementari nel 2028 ci saranno nel Nord 
Italia il 16 per cento dei bambini in meno, nel Sud gli alunni 
scenderanno addirittura di 19 punti e nel Centro di 14. Alle scuole 
medie ci sarà una crescita lenta del numero di studenti ancora per 
qualche anno ma tra dieci anni le regioni del Nord perderanno uno 
studente su 10, così come il Centro (-9 per cento) mentre il Sud, 
interessato dal fenomeno dell’emigrazione interna ed esterna ormai da 
diversi anni, perde uno studente su 5 (-19 per cento).
Il fenomeno
 della «scomparsa» degli alunni tra dieci anni non interesserà ancora le
 scuole superiori del Nord e Centro Italia, che faranno segnare ancora 
una «gobba» positiva del 4 e del 6 per cento. Ma la tendenza del Sud non
 lascia dubbi sull’evoluzione: -13 per cento. Cresceranno le classi 
delle scuole superiori in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e
 nel Lazio, ma il saldo complessivo delle classi è di meno 36.721. Una 
su dieci. Il che significa che rispetto ai dati di oggi ci sarà un 
esubero di 55 mila professori.
Sono numeri che devono indurre 
governo e Parlamento a riflettere perché significano un rallentamento 
del turn over e dunque un nuovo invecchiamento complessivo degli 
insegnanti nonostante lo sforzo dei nuovi concorsi — una volta esaurita 
la fase attuale delle sanatorie dei «vecchi» precari — di reclutare 
docenti subito dopo la laurea. In termini di stipendi, se non si farà 
nulla, ci sarà una riduzione della spesa di quasi due miliardi all’anno.
Quello
 che la Fondazione Agnelli propone è di considerare questi cambiamenti 
come un’opportunità. «La disponibilità di altri insegnanti non impegnati
 nelle lezioni potrebbe consentire l’apertura delle scuole anche al 
pomeriggio, l’aumento del numero di professori per classe o anche la 
riduzione del numero di studenti», spiega il direttore della Fondazione 
Andrea Gavosto. La forte diminuzione di studenti al Sud, dove sono 
presenti più insegnanti in cerca di cattedra, e la scarsa o nulla 
recettività che ci sarà nelle scuole del Nord, cambia definitivamente 
anche le chance dei prof in esubero di trovare lavoro, pur lontano da 
casa. «Ma quello che si deve evitare — conclude Gavosto — è che 
rallentando il turn over la scuola accumuli altri ritardi nelle pratiche
 di insegnamento più moderne».
 
