Repubblica 8.3.18
Leïla Slimani “Il Maghreb si salverà solo con la rivoluzione sessuale”
Intervista di Anais Ginori
PARIGI
Leïla Slimani è da mesi al centro dell’attenzione in Francia. La
giovane scrittrice ha vinto il premio Goncourt un anno fa con il suo
secondo romanzo, Ninna Nanna, è stata scelta da Emmanuel Macron come
ambasciatrice della “francofonia”, ha scritto un testo sul «diritto a
non essere importunata» ripreso su Repubblica, in risposta al
controverso appello pubblicato da alcune intellettuali, tra cui
l’attrice Catherine Deneuve. Un mese prima che scoppiasse lo scandalo
Weinstein, Slimani, 35 anni, aveva firmato I racconti del sesso e della
menzogna, raccolta di testimonianze femminili nel suo paese natale, il
Marocco, nella quale denuncia l’ipocrisia di una società in cui sono
ancora proibiti adulterio, omosessualità, rapporti prematrimoniali. «In
Marocco — spiega — prima di essere un individuo, la donna è una madre,
una sorella, una moglie, una figlia. È la garante dell’onore familiare
e, peggio ancora, dell’identità nazionale. La sua virtù è una questione
pubblica».
Lei concorda con Kamel Daoud sul fatto che esiste una “miseria sessuale” nel mondo arabo?
«Gli
intellettuali che criticano Daoud non hanno mai provato a entrare nei
bar nei quartieri popolari di Tangeri o Casablanca. Io l’ho fatto, è uno
spettacolo tragico.
Branchi di uomini soli che parlano a malapena
tra loro, non hanno contatti con donne, se non con qualche prostituta.
Ogni volta che ho indagato sulle cause del disagio giovanile in paesi
come Tunisia, Egitto o Algeria, la frustrazione sessuale era un tema
ricorrente.
Una miseria anche economica. Solo se hai i soldi, hai una vita sessuale libera».
Esiste un dibattito su questo tema nel mondo arabo?
«Le militanti femministe si concentrano sulle battaglie per la parità nell’istruzione o al lavoro.
Sono convinta che il diritto a una sessualità libera sia altrettanto fondamentale per cambiare la società».
Il corpo delle donne, dice, è un campo di battaglia?
«La
miseria sessuale colpisce specialmente donne, giovani e bisognosi. Era
così in Occidente fino a non molto tempo fa. Immagino che l’Italia di
qualche decennio fa non fosse molto diversa dal Marocco di oggi. Solo
che i giovani marocchini sono connessi con il mondo, capiscono quanto
sia arcaico l’attuale sistema».
L’Islam più rigorista è una delle cause della repressione sessuale?
«La
religione è strumentalizzata a fini politici, con falsi argomento come
il rifiuto di un Occidente “depravato”, di una modernità che rischia di
cancellare le identità culturali. Se i musulmani non hanno diritti
sessuali è perché la maggior parte dei regimi in cui vivono si basano
sulla negazione delle libertà individuali».
Ci sono donne che trovano la forza di ribellarsi?
«Rendo
omaggio alla loro forza nel libro. Rivendicano la propria sete di
libertà anche se il prezzo da pagare è alto. Altre sono più rassegnate a
nascondersi, trovano sotterfugi per rimanere vergini, come praticare la
sodomia, oppure mettono da parte soldi per pagare l’operazione di
chirurgia per ricostruire l’imene».
In Europa, come negli Usa, le
donne sono costrette a battersi contro le violenze sessuali o per non
essere molestate in strada, al lavoro. Come mai succede ancora?
«La
miseria sessuale di cui abbiamo parlato esiste anche in Occidente. È
universale anche se non è di massa come nel mondo arabo. Con la fine del
patriarcato, la parità nella società, la sfera sessuale è l’unico
spazio in cui l’uomo può ancora tentare di esercitare il suo potere».