Repubblica 30.3.18
Dopo lo scandalo Cambridge Analytica
Guerra tra giganti tech Apple contro Facebook “La privacy è libertà”
Duro
attacco di Cook a Zuckerberg sulla tutela dei dati personali “ Sono
diritti umani”. E Trump accusa Amazon: “ Paga poche tasse”
di Federico Rampini,
New
York Apple contro Facebook, il clima velenoso degli scandali genera un
regolamento di conti fra Padroni della Rete. Donald Trump torna
all’attacco di Amazon, su un terreno dove per una volta va d’accordo con
l’Unione europea: « Paga pochissime o zero tasse». Il chief executive
di Apple, Tim Cook, invece attacca Mark Zuckerberg per il saccheggio dei
dati di 50 milioni di utenti. «La privacy è un diritto umano — dice
Cook in un’intervista alla tv Msnbc — è una libertà civile, ed è
qualcosa di unico per l’America. È come la libertà di parola, la libertà
di stampa; la privacy è a quel livello d’importanza per noi » . Lo
spettacolo della rissa in pubblico è raro, ma evoca un precedente in cui
fu Apple a trovarsi sul banco degli imputati. Fu per una strage
provocata da due terroristi islamici, immigrati di origine pachistana,
che il 2 dicembre 2015 uccisero 14 persone in un centro per disabili a
San Bernardino, California. Quando l’Fbi riuscì a procurarsi l’iPhone di
uno dei terroristi, Cook si rifiutò di rivelare le chiavi d’accesso. Il
capo di Apple disse che la richiesta di decrittare lo smartphone
rappresentava una minaccia troppo grave alla sicurezza di noi utenti.
Una volta che Apple avesse fornito all’Fbi il dispositivo per violare il
codice crittato, sostenne Cook in una lettera pubblica, «potrebbe
finire nelle mani sbagliate, che potenzialmente avrebbero accesso a
qualsiasi iPhone » . Eppure la richiesta dell’Fbi era stata autorizzata
dalla magistratura. In quel caso fu Bill Gates, fondatore di Microsoft, a
rompere il fronte delle aziende tecnologiche, dissociandosi da Cook e
condannando la sua scelta. La diatriba venne politicizzata, con
l’intervento di Trump che all’epoca era uno dei candidati alla
nomination repubblicana. Almeno Cook può rivendicare una coerenza: la
sua linea rimane fedele alla tutela della privacy. Accusato nel 2015 di
non essere patriottico, di non aiutare l’Fbi contro il terrorismo
islamico, oggi è lui a salire in cattedra e a dare una lezione al 33enne
Zuckerberg, il cui social media si è prestato a servire gli interessi
della campagna Trump.
La tensione nella Silicon Valley ( e “
dintorni”: che virtualmente includono Seattle, sede di Amazon e
Microsoft, sempre sulla West Coast) è dovuta a un clima improvvisamente
ostile. La Borsa dopo gli scandali sulla privacy ha castigato non solo
Facebook ma anche gli altri membri del gruppo Faang (Facebook Apple
Amazon Netflix Google). Gli investitori si chiedono se un giro di vite
sulla protezione della privacy sia compatibile con l’attuale modello di
business, e coi livelli di profitto vertiginosi del settore. Se in
passato solo Bruxelles sembrava decisa ad affrontare temi roventi come
l’elusione fiscale o l’abuso di posizione dominante, oggi anche a
Washington si respira un clima diverso. Trump, a dispetto dei “regali”
che Facebook gli ha fatto, non ha né legami di affari né simpatia
politica per quel capitalismo troppo liberal. L’attesa per l’audizione
di Zuckerberg al Congresso è grande, anche se non bisogna caricarla di
significati eccessivi: i parlamentari usano le audizioni per farsi belli
davanti agli elettori, non sempre poi seguono azioni coerenti. Prima di
dare per scontato che le norme cambieranno in senso più protettivo
della privacy, bisogna aspettare. Certo se questo accadesse sarebbe un
duro colpo per quei giganti — soprattutto Facebook Google Netflix — che
campano soprattutto sulla raccolta pubblicitaria e la vendita di dati su
noi stessi. Apple ha altri problemi: si moltiplicano le cause
giudiziarie per gli iPhone che “ rallentano” quando l’azienda lancia sul
mercato un nuovo modello. Apple ha ammesso che è tutto vero,
giustificandosi col fatto che il rallentamento programmato serve a
«prolungare la vita delle batterie » . Cinquantanove cause in tribunale
l’accusano di farlo per costringere a comprare i modelli di nuova
generazione. Siamo in un ambito molto diverso, ma la morale è che
ciascuno dei Padroni della Rete ha degli scheletri nell’armadio, e tenta
di spostare l’attenzione sugli abusi del vicino.