Repubblica 30.3.18
Il retroscena
Posizioni a confronto nel Pd
L’offensiva dei governisti dem anche Gentiloni in campo
Franceschini
e Orlando per un esecutivo istituzionale: ridiscutiamo prima di salire
al Colle. Renzi: noi all’opposizione. Martina media: non siamo in
freezer
di Tommaso Ciriaco
ROMA L’offensiva è
partita, anche se travestita da schermaglia un po’ estemporanea targata
Dario Franceschini. «Discutiamo la linea prima delle consultazioni»,
propone il ministro durante la riunione del gruppo della Camera.
Soltanto Andrea Orlando e pochi altri lo seguono. Ma dietro le quinte un
mondo si riorganizza, anche se per ora con discrezione.
A partire
da Paolo Gentiloni, che in questi ultimi tre giorni ha chiamato alcuni
ministri per confrontarsi sul futuro. Ne è uscita fuori una bozza di
posizione, una “linea istituzionale” - la chiamano così - che proverà a
farsi strada nonostante il muro renziano.
Per i big della
“corrente di governo”, e naturalmente per Gentiloni, Renzi sbaglia a
chiudersi a riccio. A lasciar intendere di voler escludere anche
soluzioni istituzionali d’emergenza, ostentando disinteresse per agli
appelli alla responsabilità del Colle.
Il duello resterebbe sottotraccia, se non fosse per Franceschini.
Prende la parola davanti ai deputati e lancia il primo segnale.
«Il quadro ha subito un’evoluzione - sostiene - dobbiamo ridiscutere la linea prima delle consultazioni.
È
un problema di metodo, potremmo riconvocare il gruppo prima del 4
aprile». Anche se con qualche distinguo, Orlando si associa. E tra i
renziani scatta l’allarme.
Sembra un’apertura a una collaborazione
con i cinquestelle, di certo una sfida a mettersi in gioco per un
esecutivo largo e con un marcato tratto istituzionale.
Tocca a
Lorenzo Guerini, allora, stroncare la mossa del ministro, ricordando che
il mandato “d’opposizione” è stato sancito all’unanimità dalla
direzione dem. Da quel momento, e per un giorno intero, va in scena
l’ormai consueto copione post elettorale del Pd: lo scontro.
Renzi
in persona non perde l’occasione per colpire i suoi avversari. «Il Pd
starà all’opposizione - ribadisce - Può farci molto bene. Chi ha vinto
le elezioni si metterà d’accordo, del resto cinquestelle e centrodestra
stanno facendo accordi in tutti i passaggi istituzionali».
Nel
mezzo della battaglia si ritrova Maurizio Martina. Pressato dalle due
fazioni, alla fine prende posizione. Riafferma la linea renziana, «i
gruppi e la direzione saranno convocati subito dopo le consultazioni»,
poi però a sera assicura che il Pd non sta nel «freezer» e si
confronterà «sui temi» in Parlamento. Una mediazione o un timido cambio
di linea? Nel dubbio, Graziano Delrio rimette nuovamente le cose in
chiaro, a nome di Renzi : «Stiamo in minoranza non per capriccio, ma
perché con gli altri partiti siamo distanti nel merito».
E d’altra
parte è Renzi a considerare imprescindibile l’Aventino dem, costi quel
che costi. Una linea che va di pari passo con la volontà di sostituire
Martina con Delrio durante l’assemblea nazionale del prossimo 22 aprile
(circola questa data), per completare la “riconquista” del Pd dopo la
clamorosa batosta del 4 marzo.
Mentre il leader si riorganizza, la
“corrente di governo” prova almeno a infilare un cuneo nella porta
sbarrata al dialogo. Non solo Franceschini e Orlando, ma anche gli altri
ministri che non rispondono al “renzismo ortodosso”. Proveranno a
giocare di sponda con Martina, almeno fino a quando sarà possibile. Ma è
chiaro che il baricentro politico di quest’area è Gentiloni.
Ufficialmente, il premier non può esporsi, impegnato com’è a Palazzo Chigi fino a nuovo ordine.
Ma
ai big dell’esecutivo non ha nascosto tutta la preoccupazione per
questa trincea renziana, che sembra escludere « a prescindere» anche
soluzioni istituzionali d’emergenza, in caso di stallo. Un portone
sbarrato che chi ha avuto e ancora ha - la responsabilità di governo non
può permettersi. Che è poi il ragionamento consegnato dal veltroniano
doc Walter Verini ai colleghi: «Ora l’iniziativa tocca agli altri, ma io
il governo M5S-Lega non me lo auguro. Se si apre una fase nuova, si
dovrà valutare».