La Stampa 30.3.18
Psicodramma tra i democratici prima dei colloqui al Quirinale
di Marcello Sorgi
L’approssimarsi
delle consultazioni al Quirinale ha provocato un nuovo psicodramma nel
Pd. Il ministro Dario Franceschini, apertamente contrario alla linea di
opposizione a qualsiasi costo dettata da Renzi, ha chiesto di riunire i
gruppi parlamentari prima dell’incontro con Mattarella. I renziani si
sono opposti, e il segretario reggente Martina ha annunciato che si
riuniranno solo dopo, per valutare il quadro emerso dal giro di colloqui
al Colle che, per come si stanno mettendo le cose, molto probabilmente
sarà solo il primo di una serie.
Franceschini, che formalmente,
fino alle dimissioni del segretario, faceva parte della maggioranza
renziana del partito, aveva già espresso in un’intervista al Corriere
all’indomani dei risultati i suoi dubbi sulla linea «Tocca a loro», che
Renzi ha trasformato in un hashtag e messo in rete. Ma anche se in tempi
brevi, grazie a Franceschini, la platea di oppositori vecchi e nuovi
dovesse allargarsi, difficilmente potrebbe realmente prendere corpo
l’idea di rendere disponibili, a certe condizioni, e su invito del Capo
dello Stato, i voti del Pd per sostenere in qualche modo un governo 5
Stelle o di centrodestra. Per una ragione assai semplice: benché in
difficoltà dopo la rinuncia alla segreteria, Renzi ha mantenuto il
controllo del gruppo dei senatori, di cui fa parte, e alla testa del
quale è riuscito a imporre il suo fedelissimo Andrea Marcucci. Qualsiasi
governo in cerca di una maggioranza dovrà fare i conti con questa
pattuglia di irriducibili, che resterà tale almeno fino a quando non si
capirà che piega prenderanno le cose al Nazareno dopo l’assemblea di
aprile. Alla quale Renzi si presenterà con l’obiettivo di far fuori il
reggente Martina, colpevole ai suoi occhi di mediare troppo con i suoi
avversari interni, e di insediare al suo posto il ministro Delrio,
appena eletto capogruppo dei deputati, o il portavoce Richetti, che dopo
un periodo di raffreddamento è rientrato nella schiera dei renziani
doc. In un’intervista di auto-candidatura al Corriere della Sera,
Richetti ha invocato le primarie per bloccare i tentativi di chiudere
nell’assemblea del Pd la partita per il nuovo leader. Primarie può voler
dire tutto, perfino un ritorno in campo in autunno come candidato alla
segreteria dello stesso Renzi. Un sospetto a cui dà voce, dall’alto del
suo oltre mezzo secolo di militanza nella sinistra, Emanuele Macaluso:
perché le primarie adesso e non per i candidati, scelti da Renzi in modo
da mantenere il controllo dei gruppi parlamentari?