Repubblica 3.11.18
Liu e Wang due Richelieu per l’imperatore senza scadenza
I fedelissimi pronti a diventare vicepremier e vicepresidente: Xi li conosce sin dalla gioventù
di Filippo Santelli,
Pechino
Nell’aspetto hanno poco in comune, Liu He e Wang Qishan. Composto e
distaccato economista il primo, formato sui banchi più prestigiosi del
mondo, quelli di Harvard. Diretto e informale il secondo, un Mr. Wolf
che ad ogni sigaretta risolve un problema. Ma il poco che Liu e Wang
hanno in comune conta più di ogni altra cosa nella Cina di oggi: Xi
Jinping li conosce fin da giovane, e di entrambi si fida. Nell’ascesa al
potere assoluto nel Partito e nello Stato, Xi ha bisogno di consiglieri
capaci a cui affidare le partite decisive: economia e controllo delle
gerarchie. Ecco perché Liu e Wang, al termine di questa Assemblea
nazionale che oggi incoronerà Xi leader a oltranza, dovrebbero
ritrovarsi vicepremier e vicepresidente. Al di là dei titoli, che qui
contano il giusto: alla sua destra e alla sua sinistra, per
accompagnarlo fino al 2028, e poi chissà.
Così lunedì scorso nella
Grande sala del Popolo agghindata a festa per l’inizio di quel Gran
Galà del potere che è l’Assemblea nazionale, tutte le attenzioni erano
per Wang Qishan. Chi doveva, ha notato che è stato uno dei primi ad
entrare. Che con il suo completo blu scuro si è seduto in uno dei posti
più vicini allo scranno dell’imperscrutabile Xi. E che gli alti gerarchi
di esercito e Partito facevano pazienti la fila per stringere la mano a
lui, piuttosto che all’ormai depotenziato premier Li Keqiang.
E
pensare che Wang non doveva neppure essere lì. A 69 anni questo storico
di formazione ha raggiunto l’età in cui i maggiorenti del Partito si
ritirano. Ma chi può rinunciare a un curriculum del genere? Il “capo dei
pompieri”, come qualcuno lo ha definito, si è fatto carico in serie
dell’epidemia di Sars, dell’organizzazione delle Olimpiadi e della
risposta alla crisi finanziaria del 2008. Allora l’amico di gioventù Xi
Jinping, con cui aveva condiviso le pene dello Shaanxi, l’esilio rurale
dove Mao spediva i figli dell’aristocrazia comunista a rifarsi una
reputazione popolare, lo ha scelto per la sua prima battaglia decisiva,
quella contro la corruzione. Da capo della Commissione disciplinare,
Wang ha punito in cinque anni oltre un milione e 400 mila funzionari
infedeli ( fanno 767 al giorno, uno ogni quattro minuti e mezzo), tra
cui, per inciso, non i nemici di Xi. Ecco perché ora rientrerà nella
squadra, pare da vicepresidente. Proprio mentre una nuova legge allarga
il campo della “ sua” Inquisizione anti-corrotti ben oltre i limiti del
partito, a tutti i funzionari dello Stato. Obiettivo, controllare il
triplo dei sospettati. Wang ha pure ottimi contatti negli Usa, con cui
nei prossimi mesi si dovrà discutere non poco di Corea e dazi. Anche se
il riferimento indiscusso dell’agenda economica di Xi, interna e
esterna, sarà il 65enne Liu He. Con il segretario la conoscenza è di
lunghissima data, entrambi studiavano alla scuola dei figli dei quadri
comunisti. Le loro strade accademiche si sarebbero divise, ingegneria
per Xi, economia per Liu. Salvo poi ritrovarsi nella scalata alla
gerarchia: da tempo, si dice, Liu è l’ispiratore della “ Xinomics”,
oltre che il redattore dei suoi discorsi delle svolte. Nel 2013, in una
rara manifestazione di riconoscenza, Xi disse « è molto importante per
me » . E ora è pronto a consacrarlo: lo ha mandato al forum di Davos,
poi a negoziare a Washington, dove Trump ha ben pensato di non
riceverlo. Da questa Assemblea, stando ai dietro le quinte, uscirà come
vicepremier con delega alla crescita, forse anche governatore della
Banca centrale, una concentrazione di poteri economici mai vista in
Cina. All’altezza della sua missione: sgonfiare la bolla finanziaria e
accompagnare il Paese nella transizione produttiva, dalla massa alla
qualità. «Nel Partito il potere si organizza attraverso le reti di
contatti personali » , dice Filippo Fasulo, analista politico del Centro
studi della Fondazione Italia- Cina e dell’Ispi. Xi insomma ha scelto
due amici, con tutti gli asterischi che questa parola può avere tra
sommi vertici del Partito. Nessuno osa contraddire un imperatore,
neppure quando sbaglia: ecco quale potrebbe essere il vero problema
della svolta autoritaria di Xi. Chissà se almeno il pompiere che risolve
problemi e l’economista di Harvard - i due Richelieu del Re sole cinese
- potranno alzare la mano.