Repubblica 29.3.18
La visita a Pechino
Xi detta la nuova linea a Kim e ora può convincere Trump
Il dittatore prende appunti, ma spunta un altro reattore. La richiesta: forze Usa via da Seul
di Filippo Santelli
Xi
Jinping che parla. E Kim Jong- un, seduto dall’altra parte del
tavolone, che prende appunti diligente. Nella visita a sorpresa del
dittatore nordcoreano a Pechino è questa l’immagine che il mondo deve
ricordare, che la televisione cinese ripropone alla nausea. Per il suo
primo viaggio all’estero, dopo tre giorni di misteriosi avvistamenti ora
è ufficiale, Kim ha scelto l’alleato di sempre. Prima del presidente
sudcoreano Moon, con cui dovrebbe vedersi a fine aprile. Prima di Donald
Trump, che potrebbe incontrare a maggio. Prima, come già fantastica
qualcuno, del premier giapponese Abe o del presidente russo Putin. Prima
di tutti per la Corea del Nord viene sempre il rapporto con il fratello
maggiore comunista. E con l’atteggiamento di composto ascolto che si
conviene al minore.
Bando alle incomprensioni degli ultimi mesi
quindi. L’irritazione cinese per le intemerate nucleari di Kim,
l’adesione di Pechino alle sanzioni internazionali che stanno soffocando
i cittadini nordcoreani. Il dittatore e la first lady vengono accolti
nella Grande sala del Popolo da Xi e first lady con tutti gli onori,
banda, cena di gala e « fratellanza socialista » . Un incontro che
rimette la Cina al centro delle trattative sulla denuclearizzazione
della Penisola coreana. Nelle scorse settimane, quelle dell’improvviso
disgelo olimpico, il Dragone sembrava rimasto sullo sfondo, quasi
sorpassato dagli eventi. Ora fa sapere a Trump, pronto a scatenare una
guerra commerciale ad ampio spettro, che nessun accordo si farà senza il
suo beneplacito. Cartolina arrivata a destinazione: «Ho ricevuto la
notte scorsa un messaggio dal cinese XI JINPING, in cui diceva che il
suo incontro con KIM JONG UN è andato molto bene e che KIM aspetta con
impazienza il suo incontro con me » , ha twittato il presidente
americano, maiuscole comprese.
E se è vero che Trump per primo ha
sollecitato Pechino a fare la sua parte con Kim, le priorità delle due
superpotenze non sono le stesse. « Denuclearizzazione » è una formula
che sulla carta mette d’accordo tutti, un impegno ribadito da Kim anche a
Pechino. Che cosa significhi però è tutto da stabilire, visto che le
foto satellitari mostrano che la Corea del Nord ha acceso un nuovo
reattore. Anche rinunciando alle armi nucleari, Kim potrebbe continuare
ad arricchire uranio nei suoi impianti “civili”. Non solo, il dittatore
potrebbe chiedere in cambio, come già fece il padre, delle garanzie per
la sicurezza del Paese, cioè il ritiro delle truppe americane di stanza
al Sud: «Gli Stati Uniti e la Corea devono rispondere ai nostri sforzi »
, ha detto durante l’incontro con Xi. Una prospettiva che fa sfregare
le mani a Pechino, ma del tutto inaccettabile per Washington.
Al
regime cinese potrebbe anche bastare il compromesso già visto e rivisto
con la dinastia Kim: normalizzare la Corea con un generico impegno ad
abbandonare il nucleare, ma tenendo in vita quel prezioso regime-
cuscinetto tra sé e gli alleati degli Stati Uniti. La nuova maschera di
Kim Jong- un, dialogante e fedele colomba, è già un primo passo in
questa direzione. Ma non può bastare di certo a Trump, pronto a ribadire
che in attesa del fatidico incontro « le massime sanzioni e la
pressione vanno mantenute a tutti i costi».
Fino a ieri Pechino
aveva collaborato in silenzio. Ma invece di un ringraziamento, da
Washington si è vista piombare addosso una scarica di tariffe doganali
contro i suoi prodotti. Per questo serviva ribadire l’ascendente su Kim.
Sperando che la foto di famiglia comunista convinca Trump a trattare
anche sui dazi.