Repubblica 28.3.18
Come hanno votato le ex isole rosse
Cgil a Cinquestelle “Non perdoniamo Jobs act e Fornero”
Sono molti gli iscritti del sindacato che hanno scelto M5S “Renzi è quello che voleva rottamarci È stato rottamato lui”
Il segretario siciliano: “Illusi dal sussidio promesso da Di Maio?
Al Sud non abbiamo l’anello al naso ma è dramma lavoro”
di Paolo Griseri
L’uomo
con la camicia bianca aveva fatto ridere molto. Riunita nel salone di
una vecchia stazione ferroviaria, la folla aveva applaudito alle sue
battute. La più divertente era la storiella di un tizio che cercava di
utilizzare il cellulare in modo improprio: «Aggrapparsi all’articolo 18 è
come cercare di infilare un vecchio gettone del telefono nell’iPhone». E
tutti a sbellicarsi. Lui, compiaciuto, aveva continuato con le
metafore: «È come pensare di prendere un giradischi e metterci la
chiavetta usb... è come pensare di prendere una macchina fotografica
digitale e cercare di inserirci il rullino. È finita l’Italia del
rullino!». Grandi “ahah” in platea. Sul leggio, sotto il microfono,
c’era la scritta: “Il futuro è solo l’inizio”. L’uomo con la camicia
bianca pensava di essere nel giusto.
Sotto la pioggia, in piazzale
Aldo Moro, a Scafati, Giuseppe Spadaro ricorda ancora quella storia del
gettone. «Sono passati tre anni e mezzo ma non credere che se la siano
dimenticata in tanti. Renzi ci voleva rottamare ed è stato rottamato due
volte: il 4 dicembre e il 4 marzo».
Giuseppe è il segretario
della Cgil campana. Oggi partecipa alla marcia contro le mafie promossa
dagli studenti. Qui c’è uno degli epicentri della frana della sinistra a
favore dei 5 stelle. «Non solo a Pomigliano, la città di Di Maio, e si
può capire.
Ma in tutto il Sud la sinistra ha perso un milione e
mezzo di voti». E perché mai? «Ci sono tanti motivi, uno sopra tutti: la
sinistra politica, questa sinistra non ci rappresenta. In certi casi ha
scelto di non rappresentarci e non è più in sintonia con il popolo del
Sud».
La Cgil, sindacato di sinistra per antonomasia, ha 5 milioni
di iscritti. Sarebbe impossibile immaginare che nessuno di loro abbia
scelto i 5 stelle. Ma è successo addirittura che abbiano votato in gran
numero per il partito di Di Maio. Perché?
La sintesi è di Pino
Gesmundo, 55 anni, da due alla guida dei 300 mila iscritti pugliesi del
sindacato di Camusso: «La sinistra è lontana. Anche quando fa cose
importanti come gli investimenti al porto di Taranto o gli interventi di
Calenda sull’Ilva, sembra distante e soprattutto litigiosa.
A
Roma i ministri dicono una cosa, a Bari Emiliano sostiene il contrario.
La destra è l’austerità e si è visto dove ci ha portati. I Cinque stelle
sono vissuti come la rottura dell’esistente. E non è strano che i
nostri iscritti abbiano provato a votarli.
Quando le soluzioni
proposte non ti convincono, ti rifugi nella speranza dell’assistenza».
Che non è solo l’ormai nota idea del reddito di cittadinanza.
«Quando
sento dire che il Sud ha votato Grillo per il reddito di cittadinanza,
mi arrabbio. La situazione è molto più complicata. Non abbiamo l’anello
al naso», si infervora Michele Pagliaro che governa la Cgil siciliana e
parla di «una condizione di lavoro drammaticamente regredita per
diritti, tutele, garanzie». I dati Istat propongono una fotografia
impressionante: nel 2017 in Sicilia il tasso di disoccupazione è stato
del 40 per cento. Il 57 per cento dei giovani è senza lavoro e restano a
casa sei donne su dieci. «Nella nostra provincia di Caltanissetta -
spiega Ignazio Giudice - su 278 mila abitanti 101 mila non fanno la
dichiarazione dei redditi. E non sono orefici evasori». Giudice è un
sindacalista quarantenne che si è fatto le ossa nei centri per l’impiego
di Gela, vere stanze dell’orrore dove si incrociano le storie della
disperazione del Sud. Eppure Gela è una delle aree dove il petrolchimico
e il porto danno lavoro. E dove i grillini hanno eletto il sindaco,
Domenico Messinese, già espulso dal Movimento. Un Pizzarotti del Sud?
«Ma quale Pizzarotti, è stato messo fuori perché aveva assunto come
segretaria un’amica della moglie. Gela con i politici non ha successo.
Crocetta viene da Gela ma non ce ne siamo accorti». E allora perché
insistere con i 5Stelle? «Alle politiche - spiega Pagliaro - ha contato
la successione delle tornate elettorali. Alle regionali del 2012
Crocetta e il centrosinistra avevano illuso di invertire la rotta dopo
gli anni del centrodestra. Ma hanno deluso.
Ora sembra aver deluso
anche il centrodestra di Musumeci, che è subentrato a Crocetta a
novembre. Aveva fatto tante promesse, compresa l’abolizione del bollo
auto.
Naturalmente non se n’è fatto nulla. Adesso alle politiche si è provato con i Cinque stelle».
Ma
come è possibile che iscritti e simpatizzanti di un sindacato di
sinistra scelgano il movimento di Di Maio? Quali sono le sintonie
profonde che scavano sotto l’apparenza di due mondi ufficialmente
distanti? I nodi sono due: la legge Fornero e il Jobs act. La Cgil si è
opposta a queste norme. Pagliaro lo ricorda per tutti: «I governi Renzi e
Gentiloni hanno bocciato anche la nostra richiesta di una carta dei
diritti del lavoro che ha raccolto 4 milioni di firme. Se oggi i 5
Stelle aboliscono la Fornero e il Jobs act, è chiaro che noi brindiamo».
Un’opposizione ideologica?
Niente affatto. Lo spiega il
segretario della Campania: «Con il Jobs act presto 200 mila lavoratori
nella nostra regione perderanno cassa integrazione e altre indennità.
Vivranno senza reddito. Nel Sud ci sono 1,8 milioni di giovani senza
occupazione, e negli anni della crisi i migliori di loro, 400 mila dal
2008, hanno scelto di emigrare al Nord.
Depauperando per i
prossimi decenni le leve della classe dirigente del Meridione». È chiaro
allora il successo della proposta del reddito di cittadinanza ha
successo. È un paracadute.
Pirandellianamente, Pagliaro sottolinea
che «in fondo nel Sud il reddito di cittadinanza c’è sempre stato,
fatto di tante e diverse forme di sussidio che ora si teme possano
scomparire in una terra senza occasioni di lavoro». Un voto di difesa,
dunque. La rivoluzione grillina come l’ultimo appiglio per difendere lo
statu quo. Anche quando, forse, una strada alternativa ci sarebbe.
Paolo
Peluso organizza la Cgil di Taranto: «Noi siamo per tenere aperto lo
stabilimento dell’Ilva, i grillini vogliono la chiusura perché inquina.
Noi pensiamo che ci possa essere un modo pulito per produrre l’acciaio e
dare lavoro. Loro credono che si debba chiudere e vivere di sussidi».
Nelle urne hanno vinto loro. Come hanno stravinto in Sicilia. E non è
servito a catturare il consenso dei lavoratori di sinistra nemmeno il
tentativo di Leu di distinguersi dal Pd sulle stesse parole d’ordine
della Cgil: «A Scampia osserva Spadaro - Leu ha preso gli stessi voti
della Lega». Il partito di Salvini conquista consensi in luoghi
impensati. A Gela raggiunge il 7-8 per cento: «Le persone hanno paura
degli immigrati», dicono i sindacalisti. E spiegano che «nelle assemblee
sui luoghi di lavoro cominciano a sentirsi discorsi sui marocchini che
ci tolgono i posti».
Quando la frana comincia non è facile
fermarla. Si sgretolano i capisaldi sociali della sinistra nel Sud. La
Cgil è una fragile rete metallica per impedire che tutto venga giù.
Walter Schiavella è un sindacalista esperto. Per anni ha guidato a
livello nazionale gli edili, categoria non facile. Oggi è il segretario
della Camera del lavoro di Napoli: «Il sindacato ha retto più dei
partiti della sinistra ma non possiamo certo autoassolverci. Tuteliamo
degli individui ma facciamo sempre più fatica a proporre un sistema di
valori uguale per tutto il mondo del lavoro. La società si sta
frammentando. A Napoli comincia a perdersi anche la distinzione classica
tra centro e periferia. Ogni centro ha le sue periferie. Nel rione
Sanità ci sono palazzi che hanno il Basso al pian terreno e l’alloggio
del professionista al terzo piano.
Noi nelle periferie proviamo a
starci ma è ovvio che per la natura del sindacato è più facile essere
presenti nei luoghi di lavoro. Nelle periferie dovrebbero andare i
partiti della sinistra, ma in questi anni, quando è cominciata la frana,
erano distanti. Chi è andato in quei luoghi ha preso i voti.
Magari
anche il consenso di qualche iscritto alla Cgil. Quelli che facevano
gli spiritosi con il gettone del telefono, chi li ha visti?».