martedì 27 marzo 2018

Repubblica 27.1.18
Il primo giorno di lavoro di Fico
Se il presidente della Camera sale sull’autobus
di Concetto Vecchio


ROMA Ieri Roberto Fico ha postato una foto su Instagram, dove lo si vede scendere da un autobus Atac. «Direzione Camera dei deputati», aveva scritto. In un baleno centinaia di follower, (Fico ne ha 22mila), avevano premuto sul cuoricino del mi piace.
L’immagine del presidente della Camera seduto sul bus, al suo primo giorno di lavoro sullo scranno più alto di Montecitorio, è stata rilanciata in grande stile dal Blog delle Stelle, la bacheca online del movimento, con il titolo “Il Parlamento non sarà più il simbolo della casta” e la didascalia: «Roberto Fico, presidente della Camera, che questa mattina si è recato come sempre al lavoro in autobus».
Ne è sorto il solito dibattito fideistico dei social, tra quelli che commentavano «grande esempio» e quelli, come l’ex deputata pd Paola Concia, che twittavano «questa è una cosa che dura un giorno, poi sarà costretto ad andare con la scorta». E siccome la rete è implacabile, c’è chi come la guerriera del renzismo Alessia Morani gli ha rinfacciato, grazie al sito tirendiconto.it, i 15mila euro spesi in taxi nell’ultima legislatura, a fronte dei soli 314 euro per bus e metro. A quel punto la discussione si è avvitata sulla domanda se ci costa di più un Fico che va in tram seguito dalla scorta - un’autorità che così potenzialmente mette in pericolo l’incolumità degli altri, come gli ha fatto notare più d’uno su Twitter - oppure un Fico che gira in auto blu, posto che la terza carica dello Stato non può rinunciare alla tutela di almeno quattro agenti.
In realtà, come si evince dal video dell’Ansa, Fico arrivato da Napoli col Frecciarossa delle 9,40 intendeva prendere un taxi ma, siccome c’era la fila, ha allungato il passo verso l’85, con accanto la scorta, («er presidente daa Camera, mica robetta», ha esclamato un cittadino), e così è arrivato in centro, mentre la gente si congratulava, lo applaudiva, gli stringeva la mano. In serata ha annunciato che rinuncerà «totalmente» all’indennità di funzione da presidente della Camera: 4.223 euro netti, che si aggiungono allo stipendio base di circa 5.000 euro.
In tutto questo va segnalato l’incendio scoppiato attorno al tweet alla Fortebraccio di Guido Crosetto (Fratelli d’Italia): «Ieri, mentre arrivavo alla Camera, ho visto arrivare un’auto e infilarsi nel parcheggio riservato a pochi parlamentari fortunati. Ne è sceso Di Battista». È stato ricoperto di contumelie grilline. Ora, a onor del vero, anche Laura Boldrini nei primi giorni andava a piedi, «sono qui per fare del Parlamento la casa della buona politica», diceva, e veniva fermata dalle scolaresche che le chiedevano selfie. E sia lei che il presidente Grasso annunciarono un taglio dello stipendio del 50%. Grasso disse una cosa che aveva detto anche Fini prima di lui: «Mi auguro che il Senato lavori dal lunedì al venerdì, e non più solo da martedì a giovedì». Anche Renzi, negli esordi da premier, andava a piedi dall’Hotel Bristol in piazza Barberini a palazzo Chigi, e la gente gli diceva «non mollare!», e gli chiedeva i selfie, e Renzi assicurava «la mia scorta è la gente».
Pure Monti arrivò a Roma col trolley.
All’estero si ricordano i casi dell’ex premier Gordon Brown sorpreso nella Tube e il sindaco di New York Michael Bloomberg, che amava farsi vedere mentre s’infilava nella metro, poi all’uscita trovava ad attenderlo i Suv con i vetri oscurati e i bodyguard. Insomma, nei primi giorni in tanti si sentono un po’ Pepe Mujica, l’ex presidente dell’Uruguay che rinunciò a vivere nel palazzo presidenziale, dimorando alla periferia di Montevideo con 800 euro, il dieci per cento dello stipendio: per tutto il mandato.