Repubblica 26.3.18
Intervista a Gian Carlo Caselli
La biografia di Casellati rievoca le vergognose leggi ad personam
Non può farmi piacere che vengano premiate quelle posizioni
“Alla guida del Senato chi ha insultato la magistratura libera”
di Liana Milella
Gian
Carlo Caselli Nato a Alessandria, 78 anni, è un magistrato in pensione
dal dicembre 2013. Nel corso della sua carriera è stato procuratore di
Palermo e di Torino.
Si è occupato a lungo di inchieste sul terrorismo (Brigate rosse e Prima linea) e di lotta alla mafia
ROMA
Che giudizio dare di Elisabetta Casellati? «È un fatto, appartiene a
quell’area che ha riservato ai magistrati una valanga di sistematici
insulti, a partire dalle famigerate invettive “cancro da estirpare”,
“malati di mente”, “antropologicamente diversi dal resto della razza
umana”». Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Palermo e di Torino, non
fa sconti alla neo presidente di palazzo Madama.
Sorpreso dal voto del Senato?
Cosa le evoca il nome della neo presidente?
«La
sua nomina suscita in me alcuni interrogativi per i suoi “trascorsi” su
vari temi della giustizia. Sicuramente qualcuno mi accuserà di
conflitto di interessi, ma se anche vi fossero profili del genere è
facile verificare che si tratta sempre di riflessioni basate su fatti
obiettivi. Sono andato in pensione dopo quasi 50 anni di magistratura.
Anni pesanti, di dura fatica, e per la mia famiglia anche di rinunzie.
Constatare che vengono premiate le posizioni oltranziste e filo
berlusconiane sui problemi della giustizia non può certo farmi piacere».
Della biografia di Casellati cosa la turba di più?
«Leggerla
significa rievocare una lunga sequenza di fatti e vicende antitetiche
rispetto alle posizioni, doverose per qualunque magistrato, che
rivendicano la necessità di puntare a un’applicazione della legge uguale
per tutti. Mi riferisco al susseguirsi di leggi ad personam che
rispondono alla richiesta dei potenti di essere liberati dalle regole,
di avere una giustizia “à la carte”, valida solo per gli altri.
Leggi
che hanno messo a rischio l’intero sistema e si proponevano di
normalizzare la magistratura “troppo” indipendente. Un’altra faccia
della stessa medaglia è la sostanziale mancanza di rispetto per la
giurisdizione, quella di chi pretende di difendersi non “nel”, ma “dal”
processo, anche con le vergognose leggi ad personam».
E secondo lei Casellati, che ha condiviso tutto questo, è per così dire colpevole?
«Tutto
ciò appartiene all’area di Silvio Berlusconi e del suo entourage, di
cui il nuovo presidente è stato uno dei più convinti e radicali
esponenti proprio sui temi della giustizia, tanto da spingere qualche
biografo ad usare per lei il termine “pasdaran”. E non possono
certamente ridursi a folklore estemporaneo certi atteggiamenti
pubblicamente ostentati dal neo presidente».
A cosa si riferisce?
«La
definizione di “colpo di stato” applicata a una sentenza emessa in nome
del popolo italiano, solo perché sfavorevole all’amato Cavaliere; o
partecipare a una manifestazione di piazza davanti al Tribunale di
Milano per protestare in schiere organizzate contro un processo a suo
carico, quasi si fosse sul set del film di Moretti “Il caimano”; o
ancora l’esibizione di un vestito nero, in segno di lutto, nella seduta
del Senato che discuteva la decadenza del Cavaliere in applicazione
della legge Severino».
C’è chi sostiene oggi, assolvendola, che la politica è compromesso...
«Sì,
l’ho sentito dire anche io, guai a dimenticare che la politica è
compromesso per cui... è un po’ come tirare il sasso e poi nascondere la
mano... Ma non mi piace, e sono contento di non essere mai entrato in
politica. In ogni caso, significa relegare in soffitta, dopo averli
tanto sbandierati, principi e valori importanti per la democrazia».
Chi la sostiene vanta il fatto che sia la prima presidente donna del Senato...
«Tanto
per non negarmi nulla, e attirami altre frecciate (spero che nessuno
arriverà a controllare il colore dei miei calzini...), rilevo che nel
discorso di insediamento Casellati ha detto che la sua elezione “è un
onore che sento doveroso condividere con tutte le donne”. Chissà se si
sentono parte di questo “tutto” anche le tante donne che su temi assai
sensibili (aborto, unioni civili, pillola del giorno dopo...) hanno
opinioni sempre osteggiate, e duramente, proprio dalla neo presidente?
Infine,
posso dire per esperienza che la responsabilità del ruolo spesso plasma
il titolare cambiandolo anche notevolmente. Staremo a vedere...».