lunedì 26 marzo 2018

Il Fatto 26.3.18
Le aggressioni nelle strutture sanitarie
Il nuovo Osservatorio non basta ancora
di Chiara Daina


Il nuovo Osservatorio sulle aggressioni voluto dal ministero della Salute non basta. Le dottoresse vittime di violenza durante il servizio di guardia medica (e non solo loro!) pretendono misure più urgenti. Come la ristrutturazione dei luoghi di lavoro, il controllo del territorio con le forze dell’ordine, guardie private agli ingressi e sistemi di video sorveglianza. Serafina Strano, violentata a settembre da un paziente nella sede di Trecastagni (Catania), si sente abbandonata dalle istituzioni. Dice che i servizi igienici e gli impianti non sono a norma e che ha richiesto un intervento dei Nas, che però non si sono ancora fatti vedere. Ha dovuto chiedere a suo marito di farle compagnia mentre sta al lavoro perché ha paura. E ce ne sono tante di sue colleghe che si fanno scortare dai partner o dai figli. A Nicolosi una dottoressa paga due persone per assisterla nei turni di notte. Il braccialetto con pulsante non conta nulla. La prima cosa che fa l’aggressore è tagliare i fili del telefono a cui il braccialetto è collegato. Il 28 marzo il sindacato dei Medici italiani presenterà agli ordini professionali un pacchetto di proposte per adottare al più presto provvedimenti.