Repubblica 25.3.18
Intervista a Ada Colau
“Chi criminalizza la Ong spagnola dei migranti mette sotto accusa Barcellona”
di Omero Ciai Vladimiro Polchi
La
sindaca Ada Colau, 44 anni, è sindaca di Barcellona dal 2015. Si è
schierata al fianco di Proactiva Open Arms, l’ong spagnola che soccorre i
migranti nel Mediterraneo
Assurdo prendersela con volontari che
rischiano la vita senza guadagnare nulla per fare quello che dovrebbero
fare gli Stati europei Critico la Spagna più dell’Italia. Voi avete
accolto moltissime persone. E non potete essere l’unico Paese ad
assumersi questa responsabilità
ROMA «Open Arms è la
nostra flotta, deve essere chiaro che qualsiasi accusa contro di loro è
anche un’accusa contro di me e contro i cittadini di Barcellona che
rappresento», dice Ada Colau, sindaca della capitale catalana, in visita
in Italia per difendere la Ong indagata dalla procura di Catania per
associazione a delinquere. E sulla crisi politica in Catalogna aggiunge:
«Il governo di Rajoy si nasconde dietro i giudici ma le crisi politiche
non si risolvono nei tribunali, i leader indipendentisti in carcere
devono essere liberati al più presto».
Sindaca Colau, che tipo di sostegno, anche finanziario, offre il comune di Barcellona alla Ong Proactiva Open Arms?
«Tutto
è cominciato con Aylan, vi ricordate? Con l’immagine del bambino
siriano morto sulla spiaggia in Turchia che commosse tutta l’Europa. E
allora che abbiamo detto che era una vergogna e non poteva continuare
così. A Barcellona ci fu una reazione emotiva molto forte e noi eravamo
arrivati da poco al Comune e abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa.
Prima abbiamo iniziato a denunciare l’inerzia dello Stato spagnolo, poi
a vedere cosa potevamo fare noi come comune. E abbiamo deciso di
aiutare quelli che aiutano. Per noi Open Arms fa quello che dovrebbero
fare gli Stati e quindi abbiamo avviato con loro una collaborazione
istituzionale. Dico sempre che se noi avessimo una flotta dovrebbe fare
quello che fa Open Arms. La cosa più importante del mondo: salvare delle
vite umane».
Se loro hanno commesso un reato lo ha commesso anche Barcellona?
«Esatto. Siamo pronti ad autodenunciarci e dare tutto il sostegno legale a Open Arms».
L’accusa
della procura di Catania è di associazione a delinquere finalizzata al
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Open Arms non ha commesso
nessun errore?
«L’accusa mi sembra veramente assurda. So cosa
fanno queste persone. Sono volontari che rischiano la vita senza
guadagnare nulla per fare quello che dovrebbero fare gli Stati europei.
Dovremmo essere riconoscenti. Invece l’Europa in modo vergognoso non
solo non sostiene le navi di soccorso delle Ong ma ha iniziato una
campagna di criminalizzazione».
Si riferisce anche all’Italia?
«A
tutti, anche alla Spagna con cui sono molto critica. Più critica con la
Spagna perché l’Italia per la verità ha accolto moltissimi migranti. E
sono d’accordo che l’Italia non può essere l’unico Paese ad assumersi la
responsabilità delle migliaia di persone che arrivano sulle spiagge e
nei porti italiani. Però c’è qualcosa che per me è fuori discussione ed è
che ci sono persone che stanno morendo affogate nel nostro mare, lo
stesso mare dove noi andiamo in vacanza. E questo è inaccettabile in
termini democratici. Oggi sono loro ma domani potremmo essere noi. Se ci
fosse una guerra nei nostri Paesi e fossimo costretti ad andare
sull’altra riva del Mediterraneo? Soccorrerli è un nostro dovere».
Parlando
di solidarietà, non crede che l’Italia sia stata lasciata sola? Sa che
dei 12mila migranti ricollocati dall’Italia in altri paesi Ue la
Germania ne ha accolti 5mila e la Spagna soltanto 234?
«L’atteggiamento
spagnolo non è tollerabile. Ma voi dovete sapere che in Spagna ci sono
tante città — non solo Barcellona ma anche Madrid, Valenzia, Saragozza —
che hanno detto di essere pronte ad aiutare nella ricollocazione. E la
Spagna ha l’obbligo di fare questa ricollocazione perché ha firmato un
accordo con l’Europa.
L’anno scorso dovevano arrivare più di 17mila migranti ma il governo del mio Paese ha disatteso gli impegni presi».
Perché non ha aperto il porto di Barcellona?
«Ma
io lo farei subito. Purtroppo il porto lo controlla lo Stato non il
comune. Per soccorrere persone che rischiano la vita lo aprirei oggi.
Per me l’impotenza e la sofferenza è non poterlo fare».
Questa
assenza di Europa sulla crisi dei rifugiati ma anche assenza di una
sinistra europea che su questi temi abbia detto qualcosa di forte,
questa gestione confusa, non è anche alla base della forza dei movimenti
populisti di estrema destra?
«L’errore è cedere alle posizioni
della destra secondo la quale uno Stato forte è quello che impone
soluzioni con la forza, che blocca i confini, che alza fili spinati. E
una donna malata che muore per aiutare il bambino che porta in grembo e
raggiungere la sorella in Francia ma viene respinta alla frontiera
lascia senza parole.
Questa è un’Europa fallita.
L’Europa è
nata proprio per rispondere a questo, è nata per dire mai più alla
guerra, mai più alle violazioni dei diritti umani. E se l’Europa
fallisce nelle idee che l’hanno fondata, fallisce anche come progetto.
L’Europa annega nel Mediterraneo quando muoiono delle persone e noi non
siamo capaci di salvarle».
Tornando alla Catalogna, il giudice del
Tribunale supremo ha appena firmato il rinvio a giudizio per ribellione
di tredici leader indipendentisti catalani. Cosa ne pensa?
«Penso
che è un disastro. Io non sono indipendentista ma c’è un problema di
democrazia. Come sulla questione dei rifugiati, in Spagna abbiamo al
potere un governo di irresponsabili che non governa. Ad un problema
politico, com’è la questione dell’indipendenza catalana, bisogna dare
una risposta politica. Invece loro mettono in galera leader
indipendentisti per le loro idee. Abbiamo un governo che prima si è
nascosto dietro gli agenti che ha mandato a reprimere il referendum del
primo ottobre e adesso dietro i tribunali. In Spagna c’è un problema di
democrazia a bassa intensità».