Repubblica 25.3.18
Renzi esulta per il Pd immobile Zanda: “Rischiamo la liquidazione”
L’ex
segretario rivendica la strategia dell’Aventino e insiste sui
capigruppo: vuole Guerini e Marcucci Martina lo punge: caminetti? Si
chiama collegialità
di Giovanna Casadio
Roma
Il Pd non ha toccato palla nella partita per i presidenti delle Camere.
E Matteo Renzi rivendica la strategia dem di tenersi fuori da tutto
come un suo successo. « Ha vinto lo schema del “ tocca a loro”. Era
l’unico schema possibile, perché rispettoso della volontà popolare.
Immaginate cosa sarebbe successo se avessimo fatto l’accordo con il
centrodestra o con i 5Stelle, privando uno dei due della presidenza di
una Camera...» ripete l’ex segretario dem.
Ma i malumori e i
dissensi rischiano di dilaniare un partito già dimezzato in consensi e
parlamentari. Non solo per la minoranza di Andrea Orlando e Gianni
Cuperlo ma per lo stesso Dario Franceschini e per Paolo Gentiloni
restare completamente fuori dal gioco politico, in un Aventino, destina
il Pd a un’insopportabile marginalità.
In mezzo a capannelli di
fedelissimi e di cronisti a Palazzo Madama, sempre tra una battuta e
l’altra («Questo Palazzo era dei Medici, sapete? » ), con qualche
riferimento al passato prossimo («A me proprio non possono dire che sono
casta, perché il Senato volevo abolirlo»), Renzi si mostra, se non
soddisfatto («Lo sarei davvero se avessi vinto le elezioni»), comunque
sicuro della linea dettata prima delle sue dimissioni, che il reggente
Maurizio Martina ha solo cercato timidamente di correggere.
Neppure
è troppo piaciuta a Renzi l’idea delle due candidature di bandiera che,
dopo una riunione mattutina dei parlamentari del Pd ( alla quale non ha
partecipato), sono state gettate nella mischia, ovvero Valeria Fedeli
al Senato e Roberto Giachetti alla Camera. Votati disciplinatamente da
tutti o quasi i dem: 54 schede per Fedeli ( oltre a una per Luigi Zanda e
una per Roberta Pinotti) e 102 per Giachetti.
Però nel partito
tutto diventa occasione di scontro e di divisione. Zanda - ex capogruppo
indicato a un certo punto dai grillini come uno dei candidati
presidenti che avrebbero potuto votare - teme che la mancata unità
conduca il Pd in una ridotta: «Così come Forza Italia è un partito in
liquidazione, stiamo attenti a ritrovare l’unità dem » . Lo aveva già
detto, Zanda, chiedendo che i prossimi due capigruppo non siano entrambi
renziani. Ma Renzi ha intenzione di spuntarla anche su questo e ha
scelto Lorenzo Guerini a Montecitorio e Andrea Marucci a Palazzo Madama:
si va al voto martedì alle 15.30. L’ex segretario critica inoltre i
caminetti. Subito dopo rettifica, sostenendo che non si riferiva a
quelli inaugurati dal Pd, ma ai metodi di grillini e leghisti. Martina
stavolta ribatte: « Caminetti? Si chiama collegialità » . È Cuperlo a
lanciare l’allarme: « Questa è una irrilevanza politica che si proietta
sul dopo».
Smentiscono sia Cuperlo che Orlando che ci sia un
accordo sulle vicepresidenze delle due Camere: vicepresidenze che
andrebbero a due esponenti della sinistra dem, Anna Rossomando e Barbara
Pollastrini. Sospettano che Renzi voglia metterci Teresa Bellanova e
Ettore Rosato.