domenica 25 marzo 2018

Repubblica 25.3.18
Operazione Frankenstein
di Massimo Giannini

Con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato è nato il Frankenstein grillo- leghista, frutto del bacio sacrilego tra Di Maio e Salvini. Difficile dire con quanto anticipo sia stato concepito. Sta di fatto che la strana creatura con due mosse spregiudicate ha marchiato a fuoco la nuova legislatura. Per farne che cosa, si vedrà. Intanto 5 Stelle e Lega, pur avendo “non vinto” le elezioni, si muovono come i padroni incontrastati del campo. Sono al primo stadio di una convergenza non più tanto parallela: condividono la scelta della seconda e terza carica dello Stato, in attesa di capire se potranno condividere anche un governo provvisorio e poi magari un duello elettorale con altre regole.
La svolta è dirompente. Per dirla col linguaggio ruvido di Napolitano: le formazioni politiche di « vera e propria rottura rispetto al passato» hanno travolto quelle «radicate da tempo nell’assetto istituzionale e di governo del Paese » . Il 4 marzo lo avevano fatto nelle urne. Ieri lo hanno fatto anche in Parlamento. Con geometrica potenza, ma anche con cinica impudenza.
Di Maio ha compiuto la definitiva metamorfosi del Movimento. M5S è ormai a tutti gli effetti un “partito di sistema” che pensa e agisce con le logiche del “sistema”. Ciò è un bene per la democrazia. A patto che il capo politico, i suoi dirigenti e i suoi elettori lo riconoscano e la smettano di usare come una clava la propria presunta diversità, bollando come “casta corrotta” tutto ciò che non origina dalle sacre ma oscure sorgenti della Casaleggio Associati.
Per portare a casa il risultato finale (salvare il patto con Salvini) Di Maio ha accettato un compromesso al ribasso. È vero che si è rifiutato di legittimare nella trattativa l’odiato “ psiconano” dileggiato da Grillo. È vero che ha costretto Berlusconi ad ammainare la bandiera di Romani, condannato per peculato e dunque “invotabile”. Ma è altrettanto vero che ora la seconda carica dello Stato è Elisabetta Alberti Casellati. Né olgettina né velina, ma pur sempre zarina del berlusconismo da combattimento. Dal 2001, con Ghedini, ha scritto le peggiori leggi ad personam, nel 2005 ha assunto la figlia come capo della sua segreteria al ministero, nel 2011 ha spergiurato su Ruby nipote di Mubarak e nel 2014 ha urlato «golpe» davanti al tribunale di Milano. Era quasi meglio Romani. Ma è la realpolitik, bellezza a 5 Stelle, e non puoi farci niente.
La stessa realpolitik che spinge Salvini a non recidere il filo azzurro che lo unisce al Cavaliere. Il parricidio ci sarà, sarà inevitabile, ma deve consumarsi lentamente, perché con Berlusconi e Meloni il capo leghista è leader di una coalizione del 37%, da solo guida un partito del 17, che tra le braccia del moloch pentastellato finirebbe soffocato. Salvini sta facendo un investimento: la sua Opa sull’elettorato forzista funziona solo se non è ostile, il suo già forte radicamento territoriale si compie solo se rinuncia alla presidenza del Senato per quella del Friuli Venezia Giulia. Verrà il giorno dell’assalto al cielo. Ma non è oggi.
Adesso il Frankenstein grillo- leghista muove verso il Quirinale e prepara il secondo stadio della convergenza. Un governo di transizione, per cambiare l’orribile Rosatellum e tornare in fretta alle urne. La campagna è già impostata, come si evince dal discorso di insediamento di Fico alla Camera: subito il taglio di vitalizi e privilegi dei parlamentari. Non un programma politico da realizzare in cinque anni, ma un feticcio elettorale da agitare tra cinque mesi. Salvini cercherà di incassare il lascito berlusconiano a destra e Di Maio proverà a occupare lo spazio politico a sinistra, che un Pd mestamente scomparso dalla scena non sa più presidiare. E allora sarà il definitivo cambio di fase. Passeremo dal bipolarismo al “bi-populismo”. È la « involuzione » profetizzata dal comico genovese sul Sacro Blog: la specie che sopravvive non è la più forte, ma quella che si adatta meglio. Il Frankenstein grillo-leghista nasce per questo. Servirebbe una nuova forza progressista per provare a sconfiggerlo. Ma purtroppo si è eclissata, tra un Aventino e un campo da tennis.