Repubblica 23.3.18
Indice Bertelsmann
Nel mondo 3,3 mld di persone vivono in regimi autoritari
di Tonia Mastrobuoni
BERLINO,
GERMANIA S’avanza il mondo dei dittatori, dei regimi autocratici e dei
diritti distrutti. È il terribile bilancio dell’ultima edizione
dell’Indice delle democrazie, elaborato ogni due anni dall’autorevole
fondazione Bertelsmann. Su 129 Paesi analizzati, ben 58 sono
classificati ormai come Paesi retti da sistemi autocratici o dittatori -
Cina o Russia ad esempio - mentre 74 sono quelli democratici. Di
conseguenza sono ormai ben 3,3 miliardi le persone che vivono sotto il
giogo di un capo o di un governo che calpesta le loro libertà. Una
situazione senza precedenti, quella tratteggiata dalla Bertelsmann, che
sembra confermare l’ormai celebre definizione di Ian Bremmer.
Superata a fatica la crisi economica, il mondo sembra ormai precipitato in una “recessione geopolitica”.
Una
tendenza preoccupante, rilevata dagli studiosi tedeschi, è che in molte
democrazie si registra la tentazione dei reggenti a limitare le libertà
dei cittadini per cementare il proprio potere, una volta conquistata la
guida del Paese.
«Quaranta governi, tra cui alcune democrazie
avanzate, hanno attaccato lo Stato di diritto, negli ultimi due anni, in
altri 50 sono state limitate le libertà individuali», scrivono. E in
Europa non c’è neanche bisogno di andare troppo lontano per individuarne
almeno tre: la Polonia, l’Ungheria e la Turchia. Ma il rapporto cita
persino il Brasile tra i Paesi a rischio.
Le uniche nazioni in cui
i diritti e le libertà individuali sono migliorati, nel biennio
2015-16, sono il Burkina Faso e lo Sri Lanka. Nello stesso periodo, in
ben tredici Paesi la situazione è peggiorata, tra cui la Turchia o lo
Yemen. E in cinque di essi, secondo gli analisti della Bertelsmann, non
sono più garantiti i diritti minimi per definirsi delle democrazie: si
tratta del Libano, del Bangladesh, del Nicaragua, del Mozambico e
dell’Uganda.