venerdì 23 marzo 2018

Repubblica 23.3.18
Il teatro si trasforma in terapia sociale
di Anna Bandettini


C’è più gente che fa teatro di quanta vada a vederlo. Difficile dimostrarlo con dati e numeri, ma nell’ambiente teatrale è una verità nota: compagnie amatoriali, corsi di teatro, psicodrammi… Ma non solo: i medici vanno a scuola di teatro per addestrarsi nella narrazione in modo da saper parlare ai pazienti; per le disabilità spesso il teatro e la danza sono una panacea; a Bassano del Grappa con “Dance Well” si sperimenta il ballo per le persone malate di Parkinson... Sono anni che il lavoro di palcoscenico è utilizzato come “terapia”, dispositivo perfetto per vincere o superare disabilità, blocchi fisici ed emotivi perchè il teatro e la danza, come arti del corpo, lavorano sulla consapevolezza di sé, degli altri, e di se stessi nel tempo e nello spazio. Una esperienza importante in questo senso l’ha fatta, segnando anche un ulteriore passo in avanti, l’Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, dove imparare pratiche espressive come autocura. Nato un anno fa esatto a Torino, all’interno del Teatro Stabile, l’Istituto è un progetto di Gabriele Vacis, Roberto Tarasco e Barbara Bonriposi, ed organizza laboratori, seminari, “ambienti” dedicati ai cittadini, studenti, lavoratori, migranti invitati di volta in volta a eseguire una serie di esercizi.
L’apprendimento va dalle pratiche della consapevolezza (awareness) all’allenamento all’attenzione attraverso l’azione fisica, vocale, la narrazione e la “Schiera” che è «uno strumento articolato di costruzione della propria presenza e un modo di riflettere sullo spazio e sulle relazioni», spiega Gabriele Vacis.
L’insieme delle attività serve ad ascoltare gli altri e noi stessi.
L’Istituto per la Cura della Persona organizza anche “fine settimana” in cui chiunque può entrare o uscire, guardare o partecipare e un lavoro già avviato con gli studenti di un liceo e di un istituto tecnico torinese avrà anche un esito nello spettacolo Cuore/ Tenebra. Migrazioni tra De Amicis e Conrad che debutterà il 22 maggio allo Stabile di Torino.
Ma non è l’unico risultato: il teatro e la danza infatti non fanno bene solo a noi stessi.
Rafforzano il senso di appartenenza ad una comunità, favoriscono la condivisione di valori con gli altri e dunque la coesione sociale. Chi fa teatro sa accogliere le differenze, tanto che in molti ormai considerano il teatro-terapia e questi esercizi, vere e proprie pratiche di inclusione sociale, perché facendo bene “alla persona” invogliano a voler bene “alle persone”. Dice Vacis: «Più lavoro in questo ambito e più ho l’impressione che il vero teatro sia sempre più questo».