giovedì 22 marzo 2018

Repubblica 22.3.18
Lo scontro su G8 e Regeni
Polemica su Zucca ma lui rilancia “La polizia torturò anche le Br”
di Liana Milella


Roma Accuse « infamanti e oltraggiose » per il capo della Polizia Gabrielli. « Inappropriate e inaccettabili » per il vice presidente del Csm Legnini. Tali da spingere il Guardasigilli Orlando a chiedere una relazione dettagliata al procuratore generale di Genova e ad acquisire la registrazione. Non partono gli ispettori, ma poco ci manca. Mentre il Pg della Cassazione Fuzio, titolare dell’azione disciplinare, già avvia gli accertamenti preliminari. E Leone, il presidente della prima commissione del Csm delegata ai trasferimenti d’ufficio, chiede di aprire subito una pratica.
Con Enrico Zucca, l’ex pm di Genova protagonista delle indagini sul G8 e sulle torture della Diaz e di Bolzaneto, riconosciute anche dalla Corte di Strasburgo, oggi nel ruolo di sostituto procuratore generale, restano solo il suo capo Valeria Fazio – «Il suo era un discorso articolato e pienamente condivisibile » – e la sua corrente, Magistratura democratica, che non considera «oltraggiose le sue parole per la polizia » e riconosce ai magistrati « il diritto a partecipare al dibattito pubblico».
Ma tant’è. La frase di Zucca, al dibattito con i genitori di Giulio Regeni per presentare il docufilm di Repubblica “ Nove giorni al Cairo”, scatena la bufera. Serve a poco che Zucca chiarisca il contesto e quanto ha effettivamente detto. La battuta isolata dalle agenzie – «I nostri torturatori sono al vertice della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori? » – viene altrimenti spiegata. A Repubblica dice: «Non ho paragonato i fatti di Genova con la tragedia di Regeni. Ho detto che se l’Italia, come da plurime sentenze di condanna, viola le convenzioni, senza che ci sia nessuna reazione dell’ordinamento interno, perde l’occasione di invocare le convenzioni stesse, cioè il rispetto dei principi nei confronti di Paesi non democratici, ma dittatoriali, per quanto “ amici”. E lascia la sorte di Regeni alle contingenti esigenze e convenienze delle reciproche ragioni di Stato».
Zucca rimprovera alla polizia di aver rimesso in carriera i poliziotti «condannati» per le torture del G8. Ma il paragone con il caso Regeni fa infuriare Gabrielli che da Agrigento, dove ricorda Beppe Montana, il capo della catturandi di Palermo ucciso dalla mafia, parla di «arditi parallelismi e infamanti accuse che qualificano solo chi li proferisce » . Gabrielli chiede « rispetto » e lo fa « nel nome di chi ha dato il sangue e la vita, perché noi facciamo i conti con la nostra storia ogni giorno e sappiamo riconoscere i nostri errori». Ma Zucca resta della sua idea, tant’è che al Tg della 7 dichiara: «I morti della polizia e delle istituzioni non si negano. Ma non possiamo non ricordare che il sacrificio anche di vite umane dei giudici ha consentito di combattere con la legalità, con la regola, con processi regolari, il fenomeno del terrorismo, mentre la politica, il ministero dell’Interno, le forze di polizia percorrevano la scorciatoia della tortura».
La ferita del G8 è ancora troppo aperta per Zucca che, come pezza di appoggio, cita la sentenza di Strasburgo contro l’Italia dove si riconosce il reato di tortura e si chiede che i responsabili non occupino più posti di responsabilità. Cosa che, secondo Zucca, invece è avvenuto.