Repubblica 21.3.18
I finanziamenti dalla Libia
Sarkozy e il fantasma di Gheddafi
di Bernardo Valli
Iprotagonisti
della vicenda sono un dittatore morto ammazzato e un ex capo dello
Stato scaduto a conferenziere, ma sempre sulla cresta della cronaca
mondano- politica. Lui, Gheddafi, il fantasma, e Sarkozy, l’attore
sopravvissuto, sono avvolti da un vortice di denaro. Una pioggia di
milioni. È la storia di un illecito connubio tra i soldi del petrolio e
la democrazia. I primi li elargiva il rais defunto, la seconda era
rappresentata dall’ex presidente. Un abbraccio degradante, innaturale ma
vantaggioso per entrambi. Gheddafi pagava la riabilitazione e gli onori
annessi, Sarkozy otteneva il denaro necessario alla sua campagna
elettorale.
La giustizia, partendo da una coraggiosa inchiesta
giornalistica di Mediapart, un sito di informazione specializzato in
inchieste politiche e giudiziarie, sta conducendo da cinque anni
indagini su questo accoppiamento che raggiunge i vertici della
corruzione. Non tanto per le somme in gioco, quanto per la sua natura.
Ed è avendo acquisito indizi importanti — i denari in contanti e in nero
distribuiti ai collaboratori di Sarkozy durante la campagna elettorale —
che ha deciso di dichiarare in stato di fermo l’ex presidente, e di
interrogarlo sulle origini di quel denaro, al fine di decidere se
mandarlo davanti a un tribunale. Lui nega tutto. Nega di essere al
corrente di quanto accadde nei mesi che precedettero il suo ingresso
all’Eliseo. Lui era impegnato a conquistare la massima carica dello
Stato. Non si occupava della sussistenza.
Nel caso di un rinvio a
giudizio le imputazioni sarebbero le più gravi, in campo politico
finanziario, formulate durante la Quinta Repubblica, che compie
sessant’anni. Alcuni dicono che dai tempi del maresciallo Pétain, che
tradì la Francia collaborando con l’invasore nazista, non accade nulla
del genere. C’è un po’ di esagerazione in questo paragone storico, ma la
notizia del fermo, e forse del processo, di un ex presidente della
Repubblica accende le fantasie.
Tutto comincia quando Muhammar
Gheddafi, a lungo considerato ispiratore del terrorismo anti-
occidentale, diventa uno degli uomini più adulati da chi voleva
distruggere ma che è attirato dai suoi petrodollari. Abdallah Senoussi,
capo dei servizi segreti interni libici, era stato condannato nel 1999
dalla giustizia francese all’ergastolo come il principale organizzatore
dell’attentato contro l’aereo di linea, un Dc- 10 dell’Uta ( 170 morti,
dei quali 54 francesi nel 1989), eppure egli è ricomparso molto presto
come intermediario tra Parigi e Tripoli. Collaborerà ai rapporti che
culmineranno con la visita di Gheddafi sulle rive della Senna. Dove
monta la sua tenda beduina, come ha fatto del resto a Roma, dove Silvio
Berlusconi, pure lui affascinato dai petrodollari, arriverà a
organizzare in suo onore qualcosa di simile a un concorso di bellezza.
Una lotteria di ragazze.
A stabilire il commercio canagliesco tra
Tripoli e le capitali europee, naturale all’epoca in cui pochi resistono
al fascino dei petrodollari e dei rais che li posseggono ed
elargiscono, è il franco- libanese, Ziad Takieddine. È lui, grande
mediatore, che mette in contatto Parigi e Tripoli. E sarà poi sempre
lui, Takieddine, a raccontare davanti alle telecamere delle valigie
gonfie di denaro che partivano dalla Libia dirette sulle rive della
Senna. Ma le sue non erano denunce dettate dal pentimento, né dal
desiderio di collaborare con la giustizia. Lo animava la voglia di
vendetta per gli sgarbi subiti. E non fu creduto. Le sue testimonianze
richiedevano conferme. Si è cercato invano per anni un collegamento tra
il traffico di denaro e il finanziamento della campagna elettorale di
Sarkozy. Fino al momento in cui il personale che vi aveva lavorato ha
cominciato a dichiarare di avere ricevuto denaro in contanti, che non
risultava nelle contabilità ufficiali. Ma Nicolas Sarkozy ha continuato a
negare tutto. Lui non si interessava ai particolari. I giudici vogliono
trasformare gli indizi in prove.
La guerra civile, all’inizio tra
la Tripolitania e la Cirenaica, è iniziata dopo la rottura tra la
Francia di Sarkozy e la Libia di Gheddafi. Sarkozy, colto all’improvviso
da scrupoli umanitari e democratici, mise la sua aviazione al servizio
dei ribelli della Cirenaica. Al suo fianco gli inglesi. Vista a distanza
la decisione del presidente francese appare come un tentativo non solo
di appoggiare i ribelli in lotta contro il dittatore, ma anche come
l’intenzione di eliminarlo, in quanto suo finanziatore, quindi
imbarazzante per il presidente di un Paese democratico come la Francia.
Ero a Bengasi la sera del primo bombardamento anglo- francese. I carri
armati di Gheddafi avanzavano appoggiati dall’aviazione e gli abitanti
di Bengasi lasciarono in massa la città, convinti che i soldati arrivati
dalla Tripolitania li avrebbero puniti per essersi ribellati al rais.
Per sfuggire alla temuta repressione si rifugiarono nel deserto. Io con
loro. Soltanto la mattina seguente scoprimmo che i carri armati di
Gheddafi erano stati distrutti dall’aviazione anglo- francese proprio
alle porte della città. Gheddafi si rifugiò a Sirte, ed è fuggendo da
quella città che fu raggiunto dagli aerei francesi. Qualcuno, a terra,
l’ha ucciso. Così non ha potuto testimoniare.