giovedì 22 marzo 2018

Repubblica 21.3.18
Convegno su Regeni, la provocazione del pm Zucca
“Chi torturò al G8 è ai vertici della polizia Come possiamo chiedere giustizia all’Egitto?”
di Marco Preve


Genova La ferita del G8 del 2001 non si è mai chiusa, nonostante qualche estemporanea medicazione che politica e istituzioni hanno provato ad applicare durante questi 17 anni. E si è riaperta in maniera clamorosa ieri pomeriggio, nella sala dell’Ordine degli Avvocati di Genova, dove era in programma un convegno con i genitori di Giulio Regeni e la presentazione del docufilm di Repubblica “Nove giorni al Cairo” di Carlo Bonini e Giuliano Foschini. Accanto a loro, al tavolo dei relatori c’era il sostituto procuratore generale Enrico Zucca, che fu il pm simbolo dell’inchiesta sulla “macelleria messicana” della scuola Diaz.
Quando è il suo turno di parlare le parole che pronuncia sono pietre: «Fatte le debite proporzioni, noi chiediamo all’Egitto di consegnare dei torturatori quando la Corte europea dei diritti dell’Uomo, con le sentenze Diaz e Bolzaneto, riconosce che non siamo riusciti ad identificare alcun torturatore, cioè le nostre forze di polizia non ci hanno consegnato alcun torturatore e i torturatori, cioè coloro che hanno coperto quegli ignoti torturatori oggi, si può di nuovo dire, sono ai vertici delle forze di polizia. La possibilità che questa indagine ( sull’omicidio Regeni,
ndr) approdi a qualcosa è fortemente minata dalla nostra storia » . Le frasi pronunciate ieri da Zucca hanno avuto come immediata conseguenza l’intervento del ministero della Giustizia, che ha fatto sapere di avere acquisito le dichiarazioni. In realtà sono il completamento di una critica, senza dubbio impietosa, ma sempre articolata e motivata, che il magistrato porta avanti da quando, nel 2012, la sentenza di Cassazione ha condannato alcuni tra i più alti funzionari di polizia per i falsi verbali e le false bottiglie molotov che dovevano servire a coprire la mattanza della Diaz, riconosciuta come tortura — come pure le violenze ripetute della prigione di Bolzaneto — dalle sentenze di Strasburgo. Le accuse di Zucca alla inarrestabile progressione delle carriere dei fedelissimi dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro, oggi presidente di Finmeccanica, sono esattamente quelle formulate in oltre cento pagine dalle sentenze della Cedu di Strasburgo. Ma mentre le sentenze si devono leggere, Zucca scrive su riviste giuridiche o parla a pubblici convegni.
Già nel 2015, nel corso di un dibattito a “ Repubblica delle idee”, le sue frasi provocarono la reazione dell’allora capo della polizia Alessandro Pansa che lo segnalò al Ministro della Giustizia. Ieri il nuovo capitolo che ha però un collegamento ben preciso nelle notizie che a ridosso di natale Repubblica pubblicò suscitando un forte dibattito nel Paese. Nell’estate del 2017 finirono, infatti, i cinque anni di interdizione dai pubblici uffici inflitti ai condannati. Così, alcuni dei funzionari che, come scrissero i giudici di Cassazione, “ hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero” tornarono a indossare la divisa ottenendo posizioni di assoluto rilievo gerarchico. Gilberto Caldarozzi, condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi per falso, è oggi il numero 2 — vicedirettore tecnico operativo — della Direzione Investigativa Antimafia, fiore all’occhiello delle forze investigative italiane.
Pietro Troiani, il vicequestore che fece materialmente introdurre nella Diaz le molotov è diventato dirigente di una delle centrali più importanti della Polizia Stradale. Il Viminale spiegò che non si trattava di promozioni ma di posti assegnati in base al grado che avevano i funzionari al momento della sospensione. E il Ministero dell’Interno non ha mai voluto rispondere circa collaborazioni con i nostri servizi di Francesco Gratteri nel 2001 potentissimo capo dello Sco, potenziale futuro capo della polizia. Dal 2013 attende inutilmente risposta un’interrogazione parlamentare per sapere quali sanzioni disciplinari subirono gli agenti responsabili dei pestaggi della notte cilena. Il primo dei molti firmatari era Gennaro Migliore, allora deputato Sel poi sottosegretario alla Giustizia nelle fila del Pd. “ La politica — dissero nel dicembre scorso i portavoce del Comitato Verità e Giustizia per Genova — non ci ha mai aiutato davvero. Il partito della polizia è stato più forte”.