Repubblica 21.3.18
Convegno su Regeni, la provocazione del pm Zucca
“Chi torturò al G8 è ai vertici della polizia Come possiamo chiedere giustizia all’Egitto?”
di Marco Preve
Genova
La ferita del G8 del 2001 non si è mai chiusa, nonostante qualche
estemporanea medicazione che politica e istituzioni hanno provato ad
applicare durante questi 17 anni. E si è riaperta in maniera clamorosa
ieri pomeriggio, nella sala dell’Ordine degli Avvocati di Genova, dove
era in programma un convegno con i genitori di Giulio Regeni e la
presentazione del docufilm di Repubblica “Nove giorni al Cairo” di Carlo
Bonini e Giuliano Foschini. Accanto a loro, al tavolo dei relatori
c’era il sostituto procuratore generale Enrico Zucca, che fu il pm
simbolo dell’inchiesta sulla “macelleria messicana” della scuola Diaz.
Quando
è il suo turno di parlare le parole che pronuncia sono pietre: «Fatte
le debite proporzioni, noi chiediamo all’Egitto di consegnare dei
torturatori quando la Corte europea dei diritti dell’Uomo, con le
sentenze Diaz e Bolzaneto, riconosce che non siamo riusciti ad
identificare alcun torturatore, cioè le nostre forze di polizia non ci
hanno consegnato alcun torturatore e i torturatori, cioè coloro che
hanno coperto quegli ignoti torturatori oggi, si può di nuovo dire, sono
ai vertici delle forze di polizia. La possibilità che questa indagine (
sull’omicidio Regeni,
ndr) approdi a qualcosa è fortemente minata
dalla nostra storia » . Le frasi pronunciate ieri da Zucca hanno avuto
come immediata conseguenza l’intervento del ministero della Giustizia,
che ha fatto sapere di avere acquisito le dichiarazioni. In realtà sono
il completamento di una critica, senza dubbio impietosa, ma sempre
articolata e motivata, che il magistrato porta avanti da quando, nel
2012, la sentenza di Cassazione ha condannato alcuni tra i più alti
funzionari di polizia per i falsi verbali e le false bottiglie molotov
che dovevano servire a coprire la mattanza della Diaz, riconosciuta come
tortura — come pure le violenze ripetute della prigione di Bolzaneto —
dalle sentenze di Strasburgo. Le accuse di Zucca alla inarrestabile
progressione delle carriere dei fedelissimi dell’allora capo della
polizia Gianni De Gennaro, oggi presidente di Finmeccanica, sono
esattamente quelle formulate in oltre cento pagine dalle sentenze della
Cedu di Strasburgo. Ma mentre le sentenze si devono leggere, Zucca
scrive su riviste giuridiche o parla a pubblici convegni.
Già nel
2015, nel corso di un dibattito a “ Repubblica delle idee”, le sue frasi
provocarono la reazione dell’allora capo della polizia Alessandro Pansa
che lo segnalò al Ministro della Giustizia. Ieri il nuovo capitolo che
ha però un collegamento ben preciso nelle notizie che a ridosso di
natale Repubblica pubblicò suscitando un forte dibattito nel Paese.
Nell’estate del 2017 finirono, infatti, i cinque anni di interdizione
dai pubblici uffici inflitti ai condannati. Così, alcuni dei funzionari
che, come scrissero i giudici di Cassazione, “ hanno gettato discredito
sulla Nazione agli occhi del mondo intero” tornarono a indossare la
divisa ottenendo posizioni di assoluto rilievo gerarchico. Gilberto
Caldarozzi, condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi per
falso, è oggi il numero 2 — vicedirettore tecnico operativo — della
Direzione Investigativa Antimafia, fiore all’occhiello delle forze
investigative italiane.
Pietro Troiani, il vicequestore che fece
materialmente introdurre nella Diaz le molotov è diventato dirigente di
una delle centrali più importanti della Polizia Stradale. Il Viminale
spiegò che non si trattava di promozioni ma di posti assegnati in base
al grado che avevano i funzionari al momento della sospensione. E il
Ministero dell’Interno non ha mai voluto rispondere circa collaborazioni
con i nostri servizi di Francesco Gratteri nel 2001 potentissimo capo
dello Sco, potenziale futuro capo della polizia. Dal 2013 attende
inutilmente risposta un’interrogazione parlamentare per sapere quali
sanzioni disciplinari subirono gli agenti responsabili dei pestaggi
della notte cilena. Il primo dei molti firmatari era Gennaro Migliore,
allora deputato Sel poi sottosegretario alla Giustizia nelle fila del
Pd. “ La politica — dissero nel dicembre scorso i portavoce del Comitato
Verità e Giustizia per Genova — non ci ha mai aiutato davvero. Il
partito della polizia è stato più forte”.