Repubblica 19.3.18
L’autore della riforma Glauco Giostra
Le nuove carceri “Ma ai ladri nessuno sconto”
di Liana Milella
“Fuori i delinquenti? Basta leggere il progetto per capire che non è così. Non c’è alcun automatismo nelle misure alternative”
Giurista
Glauco
Giostra, 66 anni, odinario di procedura penale alla Sapienza, nel 2010
al Csm, è presidente della commissione di studio incaricata di elaborare
interventi per la riforma dell’ordinamento penitenziario
ROMA
«Non si esce mai dal carcere automaticamente». E quindi «non c’è alcun
salvacondotto per i ladri». Non vuole essere definito il “padre” della
riforma penitenziaria, ma solo colui che ha presieduto la commissione e
seguito gli Stati generali sul carcere voluti dal Guardasigilli Andrea
Orlando. Ma Glauco Giostra, docente di procedura penale alla Sapienza di
Roma, sulla riforma è netto: «Una prigione senza speranza è solo una
scuola del crimine».
Sta leggendo le polemiche?
Fuori i ladri e i mafiosi? Ha riflettuto su queste possibili conseguenze?
«Sto
leggendo, sì: con amarezza, ma senza sorpresa. Basterebbe avere la
pazienza di leggere il progetto di riforma per capire quanto simili
preoccupazioni siano infondate».
Andiamo per ordine: la riforma conferma che per condanne sotto i 4 anni la pena non si sconta in carcere ma fuori.
Lega e M5S sono scatenati. Che gli risponde?
«È
dal 2013 che il limite di pena per l’affidamento è stato portato a 4
anni; per la detenzione domiciliare “ordinaria” il limite è di 2 anni,
tranne che per le ipotesi “umanitarie” (madri, malati,
ultrasessantenni), che è fino a 4 anni, e per gli over 70, che è senza
limiti».
Sta dicendo che non ci sono novità?
«La riforma porta la possibilità di
I
punti scontare in detenzione domiciliare la pena fino a 4 anni per
eliminare l’attuale incongruenza che consente di beneficiare della
misura più favorevole, cioè l’affidamento, e non di quella più
restrittiva, cioè la detenzione domiciliare. Ma è importante chiarire
che non c’è alcun diritto alle misure alternative».
Cioè non sono automatiche?
«Perché
sia concessa una misura alternativa è necessario, oltre alla presenza
di specifici meriti, che non ci sia il pericolo di recidiva. Per la
cronaca: in Italia, queste misure sono nettamente inferiori a tutti gli
altri principali ordinamenti occidentali».
Da noi un furto è
punito fino a 6 anni. E non sempre il giudice dà il massimo della pena.
Quindi, con la legge Orlando, non c’è il rischio che tutti i ladri
restino fuori?
«Le pene per il furto sono in media abbastanza
consistenti perché spesso ricorrono le aggravanti, e comunque già ora
l’autore di un furto può ottenere, se è meritevole, l’affidamento in
prova.
Francamente non riesco a capire da cosa si desuma che la
riforma Orlando abbia concesso particolari salvacondotti ai ladri. Forse
si pensa alla circostanza che viene elevato da 3 a 4 anni il limite di
pena (ma alcuni reati sono esclusi) che consente di attendere in libertà
la decisione del giudice sulla possibilità di scontare la pena non in
carcere. Nulla, credo, che debba suscitare allarme. Si consideri che,
quand’anche non passasse la riforma, la Consulta si è già appena
pronunciata nello stesso senso».
La legge elimina il blocco dei permessi per i recidivi passato nel 2005 con la legge Cirielli.
Quindi, anche chi è tornato a delinquere più volte potrà uscire dal carcere e godere di permessi premio?
«Oggi
non vi è alcun blocco dei permessi, ma solo un più elevato limite di
pena da espiare prima di poterne usufruire. La riforma elimina gli
sbarramenti temporali imposti in modo da far dipendere il beneficio dai
meriti del condannato. Le do, comunque, una dimensione statistica
dell’allarmante problema dei permessi-premio: la percentuale di mancati
rientri si aggira, nell’ultimo quinquiennio, intorno all’1 per mille».
Il
carcere duro, il 41 bis. Il trattamento rigido sarà attenuato, come
sostiene il procuratore aggiunto di Catania, ed ex Dap, Sebastiano
Ardita?
«Tutto questo resta disciplinato proprio come oggi. Né
poteva essere altrimenti, dato che la legge delega aveva un incipit
perentorio, “fermo restando quanto previsto dall’art.41-bis…”».
Nessun vantaggio per i mafiosi?
«Se
davvero ci sono e qualcuno li individua, allora li denunci. Finora però
non ho né letto, né ascoltato preoccupazioni di favori alla mafia che
non fossero smentite dalle norme stesse».
La tesi di M5S — nessuna agevolazione prima di costruire nuove carceri — è realistica?
«Quasi
vent’anni fa il Consiglio d’Europa, affrontando il problema del
sovraffollamento carcerario, ha suggerito di cercare i rimedi in un
ampio ricorso alle misure alternative e alla depenalizzazione, nonché —
in casi di emergenza — ai provvedimenti di amnistia e indulto.
Sconsigliava fortemente di creare nuove strutture penitenziarie: un
rimedio inappropriato e anzi controproducente poiché, dove sono stati
costruiti nuovi penitenziari, si è spesso registrato un incremento della
popolazione carceraria senza alcun vantaggio in termini di sicurezza
sociale».
Un carcere duro elimina la delinquenza e ottiene vantaggi?
O ne crea altra?
«Guardi,
le rispondo con le parole di un autorevolissimo studioso della psiche
umana, Vittorino Andreoli: “Il carcere come camicia di forza, come
immobilità per non far male è pura follia, è antieducativo. Non appena
viene tolto il gesso, c’è subito voglia di correre, e di correre contro
la legge. Senza considerare l’assurdo di un luogo dove si accumula la
criminalità, che ha un potere endemico maggiore di un virus
influenzale”. Statistiche internazionali e nazionali dimostrano che il
carcere come cieca segregazione è criminogeno e spinge alla recidiva.
Ricorda quella battuta del film Blow? “Non era una prigione. Era una
scuola del crimine: entrai con una laurea in marijuana, ne uscii con un
dottorato in cocaina”».