Il Fatto 19.3.18
Putin batte l’astensione. Vince per la quarta volta
Il 76% dei votanti incorona lo zar che correva contro sette candidati senza speranze. È il leader più longevo dopo Stalin
di Michela A.G. Iaccarino
Putin
aveva un solo avversario: se stesso. Nel giorno dell’anniversario della
riunificazione della Crimea, il 76% di chi ha votato (circa il 63%
l’affluenza) lo ha fatto per lui. Non doveva battere nessuno dei sette
candidati, ma l’apatia elettorale, l’astensione alle urne e i risultati
delle presidenziali raggiunti nel 2004, suo record storico. Lo ha fatto.
All’alba comincerà il suo quarto mandato, che durerà fino al 2024: sarà
il secondo leader russo più longevo, secondo solo a Stalin.
Il
liberale Vladimir Zhirinoshky ha raggiunto quasi il 7% dei voti. Il
comunista Grudinin più del 12% “alle elezioni più sporche mai viste”,
come le ha definite. Per l’ex popstar Ksenia Sobchak ha votato meno del
2% dei russi. Nella Federazione le urne sono state aperte in tutte le
scuole, all’aeroporto di Domoedogo, su 38 treni in corsa da Piter alla
Siberia. Un voto è arrivato persino dalle stelle: dal cosmonauta Anton
Shkaplerov sulla Stazione Spaziale. Alcuni seggi sono stati trasportati
con l’elicottero tra i ghiacci dell’estremo nord. Quando i russi
votavano in Kamchatka, al capo opposto dello stesso paese, era ancora
notte. Con 11 fusi orari, 109 milioni di elettori, oltre 100mila seggi
in 85 regioni, da Kaliningrad a Vladivostock, il paese più grande del
mondo ha riconsegnato la Russia al suo presidente. A Mosca il conto alla
rovescia è cominciato al mattino, con le ore che scorrevano
all’indietro sugli schermi: “Vi rimangono 12 ore per votare”.
“Voto
Putin, ci ha salvato negli anni ‘90, ma anche in questi” ha detto
Andrej, 20 anni, soldato in Donbas ieri, giornalista oggi: “Ci ha ridato
la penisola”. Per la Crimea, per la patria, per il futuro. E per le
patate. “Vado a comprare la verdura, ci sono prezzi da Unione Sovietica
oggi: un chilo, due rubli, è per far votare la gente” ha detto Serghei
all’Akademiceskij raion. Accanto alle urne elettorali, banchi col cibo.
Al collegio elettorale Zjusino, dietro i metal detector, miliziani col
colbacco e Angelica, 24 anni, cittadina russa, occhi georgiani: “Ho
votato per Jabloko, voglio votare contro Putin”. La inseguono le urla
dei membri della commissione: “Lui fa tutto per voi, la molodezh, la
gioventù!”. Un veterano sordo entra con suo figlio, Angelica va via. I
suv sfrecciano tra metri di neve sporca e palloncini colorati ricevuti
in regalo. La cartina si colora di giallo dopo le 6: metà del paese ha
già partecipato alle vybory budushego, le elezioni del futuro.
In
periferia di Mosca nelle scatole di vetro si accumulano schede, al
centro città invece il contatore elettronico compie il calcolo immediato
delle preferenze. Alle 3 alla scuola 2128, vicino piazza Pushkin, il
voto 235 era quello di Marina, decano dell’Università Rgsu. “Non ti dico
chi ho votato, tutti sappiamo chi vincerà”. Tutti conoscevano il
risultato delle elezioni, nessuno quello dell’affluenza. Tutti il volto
del potere, ma non i dati della sua legittimità. Anna Semeneva, 79 anni,
rughe, trucco e pelliccia, ha votato “non per il mio bene, ma per
quello del paese. Per Putin. Nessuno sa cosa sia la Russia senza di
lui”. Lo zar, il dittatore, il salvatore del popolo. Il “put”, che in
russo vuol dire “la strada”.
Ai seggi c’è chi è andato nudo,
vestito da orso, da missile nucleare Sarmat. I video dei brogli vengono
postati sul web ogni ora, dalla Cecenia al Daghestan, dove gli
osservatori sono stati picchiati. Migliaia di irregolarità sono state
registrate dall’ong Golos. È tutto un “obman”, un inganno, queste sono
“ne-vybory”, “non elezioni”, è l’hashtag di Novalny su internet, a
lavoro nel suo quartier generale con i volontari per il boicottaggio
delle elezioni, ma l’affluenza supera il 63%. Il risultato ufficiale ci
sarà martedì mattina, se rimarrà ancora qualcuno ad aspettarlo. La
piazza di Mosca, già gremita di tricolori nella notte gelida, attende
altro: l’uomo a cui i russi hanno riconsegnato il loro destino dopo
quasi vent’anni. Ancora una volta. Quando appare la folla urla Putin,
lui urla Russia: “Grazie per aver sopportato il freddo, amici. Sono un
membro della vostra squadra. Sposibo!”.