Repubblica 19.3.18
A Roma l’assemblea post- voto
Potere al popolo e la festa per l’1% “ A sinistra solo noi”
di Mauro Favale
Davanti abbiamo una prateria da conquistare, ora gli altri partiti li sbraneremo Il M5S ha smarrito lo slancio iniziale”
“No al cantiere del centrosinistra”
ROMA
Meglio un governo Lega-M5S o uno M5S-Pd? «Non me ne frega niente»,
taglia corto Viola Carofalo, 37 anni. Indossa una maglietta con il volto
di Marielle Franco (l’attivista per i diritti umani assassinata in
Brasile cinque giorni fa) e ha appena fatto presente ai 1500
rappresentanti di Potere al Popolo che affollano il Teatro Italia di
Roma che gli altri partiti «devono iniziare ad avere paura di noi. Li
sbraneremo». Col sorriso, però, aggiunge la Carofalo citando Henry
Miller, perché «sorridere è un altro modo per mostrare i denti».
Eppure
da queste parti non ci sarebbe tanto da far festa: alle elezioni Pap ha
incassato l’1,13%, 372mila voti, tutti di «militanti», come li
definisce la portavoce del movimento nato mescolando Rifondazione
comunista, Pci Eurostop e varie sigle della sinistra radicale. Il
risultato sono zero eletti, ma un teatro stracolmo per l’assemblea post
voto in una domenica di pioggia, con gli striscioni appesi in galleria
(uno recita “Lavorare meno lavorare tutti”, un altro è dedicato ai
presidenti venezuelani Chavez e Maduro) con le file fuori e una platea
eterogenea: molti giovani e qualche vecchio mito della sinistra, come il
regista Citto Maselli, il cantautore Paolo Pietrangeli, l’allenatore
Renzo Ulivieri.
«Ci sono praterie da conquistare», prosegue la
Carofalo, ricercatrice e militante del centro sociale napoletano Ex Opg,
dove è nato Pap. Piange quando la platea si alza per una standing
ovation scandendo “Lottare, creare, potere popolare” (molti pugni
chiusi). Ha appena spiegato che «chi ha votato Lega e M5S lo ha fatto
per buttare giù tutto, perché non ha sopportato che i diritti dei
lavoratori fossero scamazzati. Lo dico a Calenda: il risultato
elettorale non è figlio della crisi dell’occidente. Siete voi che avete
fallito e la gente vi ha mandato a casa». Da queste parti non è mai
esistito un “cantiere” del centrosinistra. Soprattutto non è mai
esistita una prospettiva “di centro”.
L’M5S, invece, «ha perso l’ispirazione iniziale e sul piano politico è molto distante da noi».
«Confondono
la democrazia con un click», dice Eleonora Forenza, europarlamentare
eletta con “l’Altra europa con Tsipras”. Tra i possibili partner resta
solo il movimento di Luigi De Magistris e Yanis Varoufakis con cui
dialogare in vista delle Europee 2019.
«Valuteremo», nicchia la
Carofalo. Intanto bisogna decidere se stare o no nell’euro, con l’ex
Fiom Giorgio Cremaschi che dal palco dice: «Bisogna rompere con la Ue e
con la Nato». Prende la parola pure Franco Turigliatto, l’ex senatore
Prc che fu l’incubo dieci anni fa del governo Prodi che non sapeva mai
se poter contare o meno sul suo voto. «I nostri compagni nelle fabbriche
votano M5S perché vogliono risposte immediate», dice. Soluzioni a breve
termine non ce ne sono se non un generico «mettere in rete le lotte» e
la costruzione di «10, 100, 1000 case del popolo». Prima della chiusura
con Bella ciao, la Carofalo “mette in guardia” i vincitori delle
elezioni: «Attenzione, perché abbiamo dato in prestito il nostro popolo
ai 5 Stelle, alla Lega e all’astensione. Ci riprenderemo le persone una
ad una».