Repubblica 14.3.18
A capo della Cia. Gina Haspel
La prima donna a guidare le spie Con lo scheletro “waterboarding”
di Vittorio Zucconi
Sarà
la prima “Woman in Black” della storia americana, la prima spia
professionale femmina chiamata a guidare il mondo in nero della Central
Intelligence Agency. Chiusa nella oscurità di una lunga carriera
“undercover”, prima nel palazzo dei misteri a Langley, nei sobborghi di
Washington, dove entrò trentenne nel 1985 e poi a capo delle “black op”,
degli interrogatori e delle torture dei sospetti jihadisti, Gina Cheri
Haspel è la smentita vivente ai luoghi comuni sulle donne dai teneri
cuori e dai facili sentimentalismi. Di lei conosciamo le azioni, la sua
spietata, implacabile direzione di uno dei più atroci centri per
interrogatori segreti e torture.
L’agente con licenza di torturare
fu costretta a uscire dalla penombra nella quale aveva lavorato per i
suoi primi anni alla Cia nel 2006 quando esplose il caso delle
“extraordinary rendition”, del trasporto di prigionieri sospetti di
legami col terrorismo in carceri e lager fuori dal territorio americano,
per aggirare il divieto di tortura previsto tanto dalla legge civile
quanto dai codici militari.
Gina era stata responsabile
dell’Operazione Cat’s Eye, Occhio di Gatto, del centro segreto in
Thailandia dove la Cia inviava chiunque potesse conoscere i meccanismi,
gli uomini, i piani di Al Quaeda e dell’Isis.
Uno che ebbe la
sfortuna di finire nell’Occhio di Gatto fu Abu Zubahyda, catturato in
Afghanistan dove guidava un campo di addestramento per jihadisti.
Dall’incontro con Gina, Zubayhad uscì dopo 83 trattamenti di
“waterboarding” in un mese, la tortura dell’acqua per simulare
l’annegamento, e senza un occhio, perduto per avere avuto il capo
sbattuto più volte contro il muro. Dal suo calvario non uscì invece
nessuna informazione utile all’antiterrorismo e fu rispedito a
Guantanamo. Era stato tormentato inutilmente. Ma la verità sul lager
thailandese era arrivata, come già quella su Abu Grahib, il carcere
degli orrori a Baghdad, ai giornali americani e quando Nostra Signora
dei Sospiri fu scelta per diventare la numero due della Cia, senatori e
senatrici democratiche, come Dianna Feinstein della California, si
opposero e rivelarono al mondo i dettagli del suo lavoro in Thailandia.
Ancora più imbarazzante, per lei, fu la scoperta che i video, le foto e
la documentazione sulle torture erano stati distrutti per ordine suo
diretto.
Precedenti, proteste e denunce, come quella sporte da
vari centri europei e americani per i diritti civili che non fermeranno
l’approvazione del Senato, non soltanto sono stati dimenticati, ma sono
divenuti titoli d’onore ora che nello Studio Ovale siede un presidente
che ha apertamente sdoganato le torture e il waterboarding come
legittimi strumenti di antiterrorismo. Il gatto ha strizzato
benevolmente l’occhio alla “Woman in Black”.