Repubblica 13.3.18
La parità uomo-donna dimenticata dalla sinistra
di Michela Marzano
La parità uomo-donna è ancora molto lontana in Italia, e la politica non aiuta nemmeno quando ci si proclama di sinistra, anzi.
Nonostante
il nuovo Parlamento sia il più “rosa” della storia repubblicana con il
34% di deputate e senatrici, ci sono più donne elette nel M5S e in Fi di
quante non ce ne siano nel Pd o in Leu, facendo sorgere il sospetto che
il principio di uguaglianza piaccia molto quando si tratta di
rivendicarlo, ma resti poi lettera morta quando si passa dalla teoria
alla pratica. Certo, la nuova legge elettorale prevedeva nelle liste
l’alternanza di genere. Ma è stato facile aggirare l’ostacolo con lo
stratagemma delle pluricandidature femminili: mettendo le stesse donne
capolista in più collegi, una volta avuti i risultati e scelto il
collegio in cui farsi eleggere, sono stati tanti i posti che si sono
liberati per i maschi. Per non parlare poi della situazione ai vertici
del Pd: gli unici nomi che circolano in questi giorni per la segreteria
sono maschili.
E le donne? Mancano le competenze? Manca la voglia?
Manca
il desiderio? Niente affatto, se ci si pone dal punto di vista
femminile. Che rimane però marginale, come se gli uomini non ce la
facessero proprio a dare spazio alle donne, permettendo loro di esistere
indipendentemente da loro. Come dimenticare le interminabili
discussioni all’interno del Pd durante la scorsa legislatura quando si
trattava di dare via libera alla legge sul doppio cognome? Le obiezioni
maggiori non venivano proprio dai “compagni” che penavano ad ammettere
che il “nome del padre” non fosse di per sé più degno, o simbolicamente
più efficace, di quello della madre?
La sinistra ha ancora molta
strada da fare. C’è bisogno di una maggiore consapevolezza da parte
delle donne delle proprie capacità e competenze.
C’è bisogno di
più coraggio da parte di coloro che, prestandosi ai giochi di potere
maschili, portano pregiudizio non solo a se stesse, ma anche a tutte le
donne che dovrebbero essere da loro rappresentate. Ma c’è pure bisogno
che gli uomini accettino di rimettersi in discussione. Le donne non
hanno bisogno di elemosina. Ce ne sono molte che hanno già mostrato di
essere capaci (o incapaci) almeno quanto gli uomini. E poi, il problema
dell’uguaglianza uomo-donna non sarà definitivamente risolto solo quando
si vedrà «una donna incompetente occupare un posto di responsabilità»,
come disse un giorno provocatoriamente Françoise Giroud, famosa in
Francia per essere stata la prima donna a occupare il posto di Ministro
delle pari opportunità negli anni Settanta?