l’espresso 18.3.18
Sì, anche noi abbiamo perso
Un voto in contrasto con le attese del mondo cattolico. Parla il fondatore di Sant’Egidio
colloquio con Andrea Riccardi
Un
voto quasi «contro la Chiesa». «Dissonante» rispetto al messaggio che
ha veicolato. Una «sconfitta». Che rivela come «l’Italia stia diventando
un paese molto diverso». Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio,
affronta con pacata spietatezza il ceffone, lo «tsunami» arrivato dalle
urne.
Cosa hanno rivelato le elezioni?
«Sono state molto
emozionali, hanno rivelato i sentimenti degli italiani: la rabbia e la
paura. E hanno chiarito che alcune forza sono sintonizzate con la gente,
altre no. Ecco in fondo il problema: questo è il voto di italiani che
si trovano soli di fronte al futuro e reagiscono emotivamente».
E la Chiesa che ruolo ha svolto?
«Su
questo risultato anche la Chiesa si dovrebbe interrogare: è la più
grande rete di prossimità del Paese, è l’unica realtà che ha presidi in
ogni angolo della società. Ma quale messaggio ha veicolato in questi
anni? Non un messaggio di paura. Anzi: un messaggio di speranza, di
apertura agli stranieri, addirittura di maggior integrazione europea -
pensiamo ai discorsi di Papa Francesco».
C’è uno scarto evidente: gli italiani sono andati in direzione contraria.
«Non
dico che abbiano votato contro la Chiesa, ma hanno dimostrato una
diversità evidente e sentimenti di autodifesa, diversi dai messaggi
ecclesiali. Nel popolo cattolico è mancata una cultura popolare:
pensieri lunghi, prospettive, riferimenti che tengono insieme la gente.
Non ci sono più mediazioni. Francesco dice: “accogliere i migranti”.
Ma
questo come diventa pratica, proposta? Wojtyla disse: se la fede non
diventa cultura, è vissuta a metà. Oggi tutto è fluttuante nel Paese, è
emotivo. In questo senso c’è una lettura profonda da fare su come si
comunica con la gente. Per la Chiesa e per i cattolici, perché il Paese
va in un altro senso».
A cosa si deve questa dissonanza?
«Non
c’è stata la capacità di intercettare e dialogare con le paure, di
sciogliere la rabbia. Mentre sono convinto che Lega e M5S non siano solo
un fenomeno social: hanno fatto più politica in mezzo alla gente. Per
questo, oltre che di sconfitta del Pd, parlo in qualche modo di
sconfitta della Chiesa. C’è un voto cattolico che è andato alla Lega o a
M5S: non dico che debbano essere scomunicati, ma il messaggio della
Chiesa non ha avuto rilevanza per loro. Questo risultato significa però
che il Carroccio è stato più rassicurante. E che la cultura
dell’accoglienza mi sembra molto in crisi di fronte alla paura e alla
rabbia della gente».
C’erano avvisaglie di tutto ciò?
«Quando
l’estate scorsa si è visto che non aveva spazio la legge sullo ius
soli, dopo che addirittura il Papa aveva firmato un appello, quello fu
un segnale di irrilevanza, una sconfitta della Chiesa stessa».
S.T.