mercoledì 14 marzo 2018

La Stampa TuttoScienze14.3.18
«La questione non è se, ma quando...»
Perché dobbiamo prepararci a gestire la «legge di Venter»
di Massimiano Bucchi


Qualche anno fa, a seguito della diffusione dei risultati di esperimenti condotti su embrioni nelle primissime fasi di sviluppo con la tecnica Crispr-Cas9, la rivista «Nature Biotechnology» consultò alcuni dei maggiori esperti del settore: ricercatori, bioeticisti, imprenditori sul potenziale e i rischi della nuova tecnica. La risposta di molti di loro, tra cui lo scienziato e imprenditore Craig Venter, fu lapidaria e chiarissima: «The question is when, not if». La domanda non è se, ma quando. «Penso che non ci sarà in pratica nessun modo efficace di regolare o controllare l’uso di tecnologie di editing genetico nella riproduzione umana. La nostra specie non si fermerà davanti a niente per eliminare il rischio di malattie o di tratti percepiti come negativi nella propria discendenza».
La si potrebbe definire la «Legge di Venter»: se qualcosa può essere fatto, qualcuno prima o poi lo farà. Una legge che diviene sempre più attuale, man mano che la cronaca si riempie quotidianamente di nuovi risultati, dalla clonazione di primati alla creazione di embrioni ibridi pecora-essere umano, tanto per citare i più recenti. Ma perché la legge di Venter diventa sempre più attuale e perfino ineluttabile?
In primo luogo, perché la ricerca è divenuta un’impresa globale altamente competitiva che si muove in una varietà di sistemi di finanziamento e quadri regolativi. Ad esempio, i National Institutes of Health americani proibiscono il finanziamento pubblico di esperimenti sugli ibridi, ma si può ricorrere a finanziamenti privati. I vincoli normativi e il livello di dibattito e critica pubblica su questi temi in Cina (dove è avvenuto l’esperimento sui primati) non è lontanamente paragonabile a quello europeo. Se qualcosa può essere fatto, quindi, qualcuno prima o poi lo farà.
Ma ciò che dà forza alla legge di Venter è soprattutto la staticità della nostra riflessione culturale. Ci troviamo ad affrontare un’epoca di straordinarie potenzialità e cambiamenti nelle scienze della vita con un armamentario concettuale che ci trasciniamo dal secolo scorso: limiti, responsabilità, comitati, moratorie. Evitando di affrontare le questioni sostanziali che ogni giorno, attraverso simili risultati, ci incalzano e sollevano nuovi interrogativi.
A cominciare da quello centrale: che cosa significa essere degli umani? Quali sono - se vi sono - i limiti della condizione umana? Dove inizia e dove finisce ciò che chiamiamo un essere umano? Un embrione al 13° giorno di sviluppo è già un essere umano? Un individuo che deve essere idratato da una macchina lo è ancora? Quale «vita» è ancora degna di essere vissuta in quanto «umana»? Quella di Eluana Englaro? Di Piergiorgio Welby? Di Stephen Hawking? A quali condizioni un trapianto di organi o tessuti animali continua a far considerare «umano» un paziente affetto da gravi patologie? Quale soglia di concentrazione del sangue «fa uscire» un ciclista da una condizione di «umanità naturale» tale da permettergli di competere alla pari con gli altri?
Il tentativo di dare una risposta univoca a queste domande è reso più complesso, naturalmente, dal fatto che viviamo in una società pluralista. La tentazione è di lasciare che sia il singolo a dare la sua risposta, sulla base dei propri bisogni, desideri, valori. L’altra faccia della legge di Venter è la tecnoscienza à la carte, in cui ognuno pesca dallo sterminato menu di potenziali opzioni quello che più gli serve o gli aggrada. Se qualcosa può essere fatto, qualcuno prima o poi lo farà. Dove «qualcuno» non è soltanto il singolo scienziato, ma ciascuno di noi.
Per questo le società contemporanee e le loro istituzioni, se vogliono stare dentro le nuove rivoluzioni tecnoscientifiche, se vogliono affrontarle insieme, devono necessariamente aprirsi a una grande riflessione non solo sulle regole, ma su sé stesse, chiedendosi quale (prossimo) futuro immaginano per la condizione umana.
Quale futuro per l’essere umano? Come affrontare gli sviluppi delle scienze della vita? Dalla prossima settimana «Tuttoscienze» inizia un viaggio attraverso le esperienze internazionali più significative e gli studiosi più attivi su questo tema.