La Stampa TuttoScienze 14.3.18
Depressione, così la scienza cerca di prevederla ed evitarla
Studio sui topi rivela schemi di attivazioni cerebrali che prevedono la vulnerabilità a sviluppare la malattia
di Nicla Panciera
L’analisi
delle «conversazioni» elettriche tra diverse aree cerebrali potrebbe
presto diventare uno strumento per predire e prevenire la comparsa della
depressione. È questa la conclusione cui sono giunti un gruppo di
neuroscienziati e ingegneri elettrici britannici dopo aver osservato le
peculiarità delle attivazioni cerebrali nei topi molto stressati, come
quelli che erano stati posti in una gabbia insieme a loro conspecifici
molto aggressivi. Quelli più vulnerabili alla comparsa di comportamenti
simili ai sintomi depressivi umani avevano degli schemi di attivazioni
elettriche cerebrali molto diverse rispetto a quelle dei topi più
resilienti alle avversità.
Nello studio, apparso sulla rivista
Cell, gli scienziati non si sono limitati a osservare questa e
quell’area, ma hanno fatto un’analisi delle connettività, andando a
vedere i collegamenti tra le diverse aree coinvolte nella depressione,
come la corteccia prefrontale, l’amigdala e l’ippocampo.
Servendosi
di un programma di machine learning, i ricercatori sono arrivati ad un
sistema in grado di prevedere la comparsa di sintomi depressivi negli
animali. Questa «rete di vulnerabilità», inoltre, è distinta da quella
che codifica per la malattia depressiva.
«Quello che stiamo
creando è essenzialmente una mappa elettrica della depressione nel
cervello», ha detto il professor Kafui Dzirasa, docente di psichiatria
della Scuola di Medicina della Duke University e primo autore dello
studio. «Speriamo che possa essere usato come una firma predittiva della
depressione, allo stesso modo in cui la pressione arteriosa alta è una
firma predittiva di chi alla fine avrà un infarto o ictus».
La
vulnerabilità individuale a sviluppare disturbi dopo un evento
traumatico importante, come un lutto, la perdita del lavoro o altro, è
attualmente sotto indagine da parte degli scienziati, intenzionati a
capire perché alcuni reagiscono meglio di altri.