La Stampa 7.3.18
Pd, 5 milioni di elettori in fuga. Uno su tre calamitato dal M5S
Solo
450 mila dem pentiti verso Leu. Il 25% dei voti per la Lega sfilati a
Fi Carroccio e Cinquestelle intercettano la maggioranza degli
astensionisti
di Paolo Baroni
Roma Il Movimento 5
stelle che cannibalizza il Pd e la Lega che prosciuga Forza Italia e
recupera voti tra gli astenuti. I dati quasi definitivi del voto di
domenica (ieri sera alle 21 su 61.401 seggi ne mancavano ancora 35 con
12 collegi uninominali della Camera e 26, con 7 collegi, del Senato)
confermano che ci sono due vincitori: l’M5s, primo partito col 32,7% dei
consensi (32,2% al Senato), ed il Centrodestra prima coalizione in
assoluto col 37,2% con la Lega che sta 3 punti sopra Forza Italia.
Confermata la caduta del Pd, che frana al 19%, ed il flop dell’intero
centrosinistra che si ferma al 22,9%. Come pure il modesto risultato di
Leu (3,3%). A sera l’attribuzione dei seggi non era ancora ufficiale.
Stando però alle proiezioni di Youtrend per SkyTg24 il Centrodestra ne
otterrebbe 267 alla Camera e 135 al Senato, l’M5s 229+114, il Pd 108+53
(117+59 l’intero centrosinistra), mentre a LeU ne andrebbero 14+5. In
pratica nessuno hai voti sufficienti per formare una maggioranza.
La frana del Pd
Il
dato «più clamoroso», secondo l’analisi dell’Istituto Cattaneo di
Bologna, è ovviamente quello del Pd che paga la sostanziale
smobilitazione dell’elettorato tradizionale nelle sue aree storiche di
insediamento a partire dall’Emilia. In pratica i Dem sarebbero vittime
di una sorta di «astensionismo asimmetrico», col risultato che rispetto
alle politiche del 2013 perdono ben 2,6 milioni di voti, il 30,2% del
totale. Il Pd perde quote rilevanti di voti a favore dell’M5s e spesso
anche verso la Lega. Rispetto al boom del 2014, quando arrivò al 40%,
Renzi deve così rinunciare ad oltre 5 milioni di voti. Di questi, stando
all’Swg, oltre il 15% (1,68 milioni di elettori) ha optata per
l’astensione. Un altro terzo (3,36 milioni di elettori) ha invece
voltato le spalle all’ex premier, preferendo in gran parte il movimento
guidato da Luigi Di Maio a cui sono finiti ben 1,88 milioni di voti
(16,8%) e in secondo luogo +Europa che intercetta il 3,4% dei vecchi
elettori Pd (e 380mila voti). Un 8% degli oltre 11 milioni di elettori
che avevano scelto il Pd, ovvero altri 900mila voti scarsi, ha invece
cambiato completamente schieramento optando per il centrodestra, mentre
un altro 4% (450 mila voti scarsi) ha optato la sinistra di Liberi e
Uguali che riceve dal Pd «solo» il 34,6% dei suoi lettori.
La Lega svuota Fi
Sempre
secondo il Cattaneo nel centronord la Lega (che si rivela «attrattiva a
360 gradi») strappa voti anche ai pentastellati, mentre al Sud i 5
Stelle sono una sorta di «pigliatutto». Secondo Swg quasi un terzo degli
elettori della Lega (29,5%) proviene dalle file dell’astensionismo, un
altro 25,5 è stato invece sfilato a Forza Italia. Che a sua volta sconta
una significativa emorragia visto che il 14,7% dei voti del 2013 si è
tradotto in astensioni. Rispetto a 5 anni fa il centrodestra comunque
conquista 1,9 milioni di voti in più (da 10,1 a 11,99 milioni, + 18,7%).
Ma mentre Fi perde il 38,1% dei consensi la Lega li triplica, arrivando
così a ribaltare i pesi all’intero dello schieramento con Salvini al
55,5% della «ditta» e Berlusconi appena al 44,5, cosa mai avvenuta dal
1994 in poi.
M5s «pigliatutto»
I 5 Stelle rispetto al 2013
hanno conquistato 1,5 milioni di voti in più (a quota 10,5 milioni,
+20,9%). Secondo l’Swg in particolare hanno recuperato molti astenuti
(il 19,5% di chi li ha votati domenica non lo aveva fatto alle europee).
Per il Cattaneo però oltre a intercettare voti in uscita dal Pd (9,8%),
nelle città del nord e del centro i grillini subiscono significative
perdite a favore della Lega. Mentre al Sud avviene l’opposto, con l’M5s
che ruba voti al Centrodestra.
Arginato l’astensionismo
Osservando
le curve sulla partecipazione al voto, che ha tenuto rispetto al 2013
(72,9 contro 75%), secondo il Cattaneo che parla «ri-mobilitazione
differenziata» tra Nord e Sud, l’M5s è riuscito a mobilitare
l’elettorato meridionale «scontento per l’operato del governo», mentre
la Lega ha catalizzato i voti di tanti elettori che nel 2013 avevano
abbandonato elusi il centrodestra. In entrambi i casi M5s e Lega,
intercettando il voto di protesta, sono riuscite ad arginare
l’astensionismo e se non addirittura a ridurlo come è avvenuto in gran
parte del Sud.