mercoledì 7 marzo 2018

La Stampa 7.3.18
Gramsci.com
di Mattia Feltri


Marco Minniti, parlando con Francesco Merlo, cita Majakovskij: «La barca dell’amore si è schiantata contro l’esistenza quotidiana». Bella. Ma questo mondo è sconfitto, ha aggiunto Minniti, chi ha letto Gramsci e Majakovskij è visto come un aristocratico del passato. Ecco, forse ci stiamo avvicinando. Va bene leggere Gramsci, va benissimo, ma le elezioni hanno evidenziato con definitiva chiarezza che il Novecento è finito. Non la Seconda repubblica, che è stata una confusa coda della Prima, ma il Novecento, con le sue tradizioni politiche di cui, con crescente sciatteria, Forza Italia e Pd sono stati gli eredi. Finite, morte, spazzate via. Oggi la dialettica non è fra destra e sinistra, come si dice da un po’, talvolta irrisi, ma fra globalismo e nazionalismo. Chi sta bene è globalista, chi sta male è nazionalista. Eppure noi tutti viviamo ogni secondo della nostra vita dentro un pianeta senza confini: acquistiamo le camicie su Amazon perché costano meno e ammazziamo il camiciaio che a sua volta legge le notizie su Facebook, e ammazza le edicole. E avanti così. E l’edicolante non si riciclerà come programmatore di software. Ci si impoverisce e ci si spaventa. Questo mondo nuovo, meraviglioso, inesplorato e drammaticamente spietato come lo si governa? La Lega risponde col protezionismo, i cinquestelle con l’assistenzialismo, e saranno follie. Ma la sinistra come risponde? Con Gramsci? Con Keynes? Con Majakovskij? Non è che semplicemente non lo sa e fa niente per saperlo?