La Stampa 7.3.18
Gramsci.com
di Mattia Feltri
Marco
Minniti, parlando con Francesco Merlo, cita Majakovskij: «La barca
dell’amore si è schiantata contro l’esistenza quotidiana». Bella. Ma
questo mondo è sconfitto, ha aggiunto Minniti, chi ha letto Gramsci e
Majakovskij è visto come un aristocratico del passato. Ecco, forse ci
stiamo avvicinando. Va bene leggere Gramsci, va benissimo, ma le
elezioni hanno evidenziato con definitiva chiarezza che il Novecento è
finito. Non la Seconda repubblica, che è stata una confusa coda della
Prima, ma il Novecento, con le sue tradizioni politiche di cui, con
crescente sciatteria, Forza Italia e Pd sono stati gli eredi. Finite,
morte, spazzate via. Oggi la dialettica non è fra destra e sinistra,
come si dice da un po’, talvolta irrisi, ma fra globalismo e
nazionalismo. Chi sta bene è globalista, chi sta male è nazionalista.
Eppure noi tutti viviamo ogni secondo della nostra vita dentro un
pianeta senza confini: acquistiamo le camicie su Amazon perché costano
meno e ammazziamo il camiciaio che a sua volta legge le notizie su
Facebook, e ammazza le edicole. E avanti così. E l’edicolante non si
riciclerà come programmatore di software. Ci si impoverisce e ci si
spaventa. Questo mondo nuovo, meraviglioso, inesplorato e
drammaticamente spietato come lo si governa? La Lega risponde col
protezionismo, i cinquestelle con l’assistenzialismo, e saranno follie.
Ma la sinistra come risponde? Con Gramsci? Con Keynes? Con Majakovskij?
Non è che semplicemente non lo sa e fa niente per saperlo?