mercoledì 7 marzo 2018

La Stampa 7.3.18
I nazisti collezionisti d’arte, opere pagate con la morte
“Hitler contro Picasso e gli altri”: un docufilm su SkyArte racconta sulla scorta di documenti inediti americani la lunga e crudele razzia avvenuta in molti Paesi europei
di Mirella Serri


Due ragazzini guidano una piccola Bugatti a pedali nella splendida tenuta di campagna nei pressi dell’Aia. Pochi giorni dopo l’occupazione nazista dell’Olanda, il critico d’arte Walter Hofer attraversa quello stesso giardino per incontrare i genitori dei due bambini: il 54enne Fritz Gutmann e sua moglie Louise. Friedrich detto Fritz appartiene a un’importante famiglia di banchieri e suo nonno gli ha lasciato una magnifica collezione di ori e di argenti rinascimentali, nonché dipinti preziosissimi, da Lucas Cranach il Vecchio a Francesco Guardi. Un ben di dio sul quale gli occupanti con le bandiere con le svastiche hanno subito puntato i loro occhi avidi.
La pinacoteca di Göring
Con bellissime immagini inedite, tratte in parte dagli archivi d’oltre oceano, per due soli giorni, il 13 e il 14 marzo, sarà nelle sale italiane il docufilm Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte (con la regia di Claudio Poli, è stato prodotto da 3D Produzioni con Nexo Digital e SkyArte Hd). Il filmato prende spunto da alcune recenti grandi mostre che a Berna, Bonn, Parigi e Deventer sono state dedicate agli immensi tesori trafugati dai nazisti (le opere razziate in Europa furono più di 5 milioni). E ci restituisce, con la voce narrante di Toni Servillo, una storia fino a oggi mai interamente esplorata di vittime e di carnefici: a fianco di Hitler e del maresciallo del Reich Hermann Göring - che collezionò ben 250 sculture, 168 arazzi e una pinacoteca di 1.376 pezzi del valore di 50 milioni di marchi, corrispondenti a 18 milioni di euro - vi fu una task force di storici, mercanti, critici d’arte. Questi mediatori si mobilitarono per minacciare, torturare e derubare un numero incredibile di proprietari ebrei.
Così gli sventurati Gutmann - che non si aspettavano le pressioni dei nazisti in quanto la loro famiglia si era convertita al cattolicesimo - furono torchiati da Hofer, responsabile della collezione di Göring (che non pagò mai nulla di tasca propria ma solo con soldi dello Stato). Il banchiere, pressato anche da un altro di questi mercanti «maledetti», Karl Haberstock, cedette parte del patrimonio per ottenere un visto di espatrio. Ma il permesso non arrivò mai e il conto in banca dei Gutmann fu congelato. L’uomo di affari fece intervenire suo cognato Luca Orsini, senatore dell’Italia fascista, che trattò con Himmler e con Göring in modo che la coppia potesse lasciare la Germania. Il 26 maggio 1943 due SS a bordo di una Mercedes nera prelevarono i coniugi (i figli erano già all’estero) annunciando che sarebbero stati liberati e portati a Firenze. Invece furono destinati al lager di Theresienstadt dove l’esecuzione di Fritz, come racconta un testimone oculare, avvenne a bastonate, mentre Louise venne accompagnata alle camere a gas.
Nel dopoguerra
Altri ebrei espropriati con la violenza, le cui vicende vengono raccontate dal filmato, furono il gallerista francese Paul Rosenberg, grande amico di Picasso, Braque e Matisse che aveva aperto nel 1910 l’importante galleria di 21, rue La Boétie e che riuscì a espatriare in America, e il ricco olandese Jacques Goudstikker la cui vedova fu costretta a privarsi di tutto da un altro «critico d’arte» nonché uomo di Göring, Alois Miedl. Quest’ultimo nel 1943 si liberò anche di due suoi contabili ebrei mandandoli al lager.
Quale sorte riservò il dopoguerra a questi aguzzini? Tutta la numerosa truppa degli esperti di arte si salvò e in molti continuarono a fare gli antiquari e i galleristi. Hofer e Haberstock, con i soldi guadagnati lavorando per il regime, allestirono un punto di vendita di arte antica a Monaco e si stabilirono nella stessa palazzina abitando uno sopra e l’altro sotto.