lunedì 5 marzo 2018

La Stampa 5.3.18
Accordo Netflix-Sky, che cosa cambia per gli abbonati?
Conviene oppure no e perché i due colossi dell’intrattenimento hanno deciso così all’improvviso di allearsi
di Gianmaria Tammaro


Che Netflix e Sky potessero arrivare a stringere un accordo e a condividere (con – attenzione – i dovuti accorgimenti) archivi e abbonati non era una cosa così prevedibile come qualcuno potrebbe pensare. E non lo era perché i due colossi sono competitor; perché Sky, recentemente, si sta sempre più spingendo online e perché Netflix ha sempre rifiutato di scendere a compromessi, di frenare la sua “rivoluzione”, per trovare un accordo con una parte esterna alla società. In sé, questa notizia non cambia niente. Non effettivamente, almeno. E non per Sky o Netflix. Che non si fondono, né – come altrove è stato scritto – si sposano. Ha un impatto importante, sul mercato. E ha anche un suo peso (fondamentale, probabilmente). Ma rientra in un’idea più ampia, più avanzata, di “servizio”. Le due società restano distinte e separate, e però si preparano a lanciare un pacchetto con cui gli abbonati di Sky Q possono vedere anche Netflix. Tutto, in teoria, dovrebbe partire nel 2019. Prima nel nord-Europa, UK in testa. Poi il resto dei paesi dove è presente Sky. Qui in Italia ancora non si conoscono i dettagli. Bisognerà aspettare ancora un po’, per capire.
Il senso di un’operazione del genere
Perché Netflix e Sky abbiano deciso di unirsi può essere spiegato sotto diversi punti di vista. Dalla prospettiva di Netflix, innanzitutto. Perché così può avere accesso agli abbonati di Sky, abbonati che sono più ricchi, più esigenti in fatti di contenuti; abbonati che sono europei e quindi meno abituati, rispetto agli americani, ad usare la piattaforma di streaming. Per Sky, invece, è un discorso diverso. Più ampio. C’è un chiaro interesse economico (alleandosi con Netflix ha più contenuti e rafforza la propria posizione, specie ora che tutti vogliono comprarla). Ma c’è anche un’idea che guarda al futuro dell’intrattenimento. Perché Sky Q, che per il momento funziona via parabola e decoder, si prepara a diventare altro. Nel Regno Unito, per esempio, ospiterà anche Spotify, dando ai suoi abbonati un pacchetto diversificato, completo, con tutto quello di cui – in teoria – hanno bisogno. Sky pensa al quadro più grande; pensa a fare quello che altrove stanno provando a fare Canal+ (quindi Vivendì) e Telecom. Creare un polo di intrattenimento europeo. Un servizio che vada oltre il semplice abbonamento ad un canale via cavo. Che diventi altro, di più. Non la prima cosa che lo spettatore controlla, appena sveglio (semplificando, è questo quello che vuole Netflix). Ma un punto di riferimento. Se hai Sky Q hai quello che ti serve. Paghi una certa cifra ogni mese, se puoi permettertelo, e hai accesso ai programmi Sky, ai contenuti Netflix e alla musica di Spotify.
Alla ricerca di nuovi abbonati
Questa nuova offerta è rivolta a chi ha già Sky o a chi deciderà di abbonarsi a Sky. Quindi, in un certo senso, va in un’unica direzione. Se ti abboni a Netflix, infatti, non potrai vedere i contenuti Sky. Tuttavia resta comunque un passo in avanti importante per la piattaforma streaming. Perché, così, ha accesso a una fetta di pubblico che, almeno fino a pochi mesi fa, con un’offerta così generalista, difficilmente poteva avvicinare. Parliamo di consumatori di media-alta fascia; di persone pronte a spendere diverse decine di euro ogni mese. Persone con un’idea particolare di cosa vedere e fare. Che non subiscono, la televisione. Ma che la scelgono. Sembra poco, forse, ma non è così. In questo modo, poi, Netflix potrà aumentare il proprio numero di abbonati, perché, di fatto, quelli Sky che sceglieranno questo particolare pacchetto e questa particolare offerta diventeranno anche suoi. Si elimina la scelta “Netflix o Sky?” e si riunisce tutto sotto un unico tetto: quello, appunto, di Sky Q.
Ma come funziona Sky Q?
Al momento, questo particolare abbonamento Sky funziona ancora con la parabola – niente di complicato a livello d’installazione – e il decoder. Ma presto potrebbe funzionare anche attraverso la connessione Internet. Queste, almeno, sono le intenzioni di Sky Europa, che lo scorso gennaio, in una nota diffusa dalla BBC, ha annunciato di voler offrire ai propri abbonati la possibilità di scegliere tra fibra e satellite. Che non è poco. Soprattutto perché oggi l’on demand è fruibile specialmente su Internet (e di piattaforme come Netflix continueranno ad arrivare, questo è poco ma sicuro).
E poi c’è NowTv
Attenzione, però. Non è detto che per accedere a questo pacchetto, Sky+Netflix, ci sia per forza bisogno di abbonarsi a Sky Q (che ha un’offerta consistente e che può rappresentare, almeno a prima vista, uno svantaggio tecnico). Vi si potrà accedere anche attraverso NowTv, che è la piattaforma streaming – con la permette di vedere i programmi anche live e non solo on demand – di Sky. Che non rientra nella tipica offerta d’abbonamento, ma che ha comunque i suoi costi. Assolutamente più accessibili e variabili a seconda dei contenuti a cui si è interessati. Qui in Italia, NowTv ha ancora qualche problema legato alla qualità della connessione. Ma resta comunque uno degli investimenti e potenziamenti più importanti per Sky, che in Spagna ha lanciato un servizio derivato, chiamato “Sky Espana”, che funziona solo in streaming.
Conviene accedere al pacchetto Netflix+Sky?
Alla fine quello che succede – con le dovute differenze di paese in paese, e con le dovute variazioni di costi – è che all’abbonato Sky, o al futuro abbonato Sky, viene data la possibilità di pagare due servizi (altrove, contando anche Spotify, tre) al costo di uno – ancora da definire. È sicuramente più vantaggioso, dal punto di vista economico. Ed è pure un modo per avvicinare fasce di pubblico diverse: chi è stato conquistato dai prezzi e dalle serie e film di Netflix, e chi invece vuole seguire anche altro, come l’intrattenimento e lo sport di Sky e cerca un’idea diversa, almeno dal punto di vista editoriale, per i contenuti seriali. È una grande intuizione, per i due colossi. Ed è un passo in avanti importante nel riunificare, tecnologicamente e contenutisticamente, più servizi.