domenica 25 marzo 2018

La Stampa 25.3.18
Roberto Fico
L’ex ragazzo dei centri sociali, un discorso che seduce la sinistra
Il richiamo ai valori della Costituzione “nata contro il nazifascismo”
di Fabio Martini

Non appena Roberto Fico varca l’uscio e compare nell’aula di Montecitorio, dai loro scranni i deputati dei Cinque Stelle scattano tutti in piedi. Con frenesia insistita e inusuale anche per un’aula incline a spettacolarizzare le emozioni, i peones applaudono a lungo, qualcuno urla. Battimani e pathos che trasmettono il messaggio: finalmente abbiamo conquistato il Palazzo. Un’accoglienza commovente anche per il neopresidente della Camera che infatti, appena ricevuta la parola per il discorso di saluto, esita - forse per l’emozione - prima di cominciare: sette lunghissimi secondi ad armeggiare davanti al microfono. E nell’incipit c’è già una novità nella forma e nel rituale: «Signore deputate, signori deputati...». Solo una piccola innovazione semantica rispetto alle sorprese, più di sostanza, che stanno per arrivare.
Ecco la prima: «Onorerò il mio impegno con la massima imparzialità e il massimo rigore. Desidero rivolgere il saluto mio e di quest’Aula al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella...». E qui scatta l’applauso di tutta l’aula al primo di una serie di passaggi rispettosi verso quelle istituzioni che, soltanto pochi anni fa, si volevano «aprire come una scatoletta». E la seconda sorpresa segue di pochi attimi: Fico parla dei valori che, per essere affermati nella Costituzione, «hanno richiesto il sacrificio di tanti uomini e tante donne nella lotta contro il nazifascismo. Vogliamo ricordare quel sacrificio con particolare commozione proprio oggi, nell’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine».
E questo punto scatta l’applauso corale, al quale si associano tutti gli onorevoli del Pd e di LeU. Applaudono tutti, convintamente. E dieci minuti più tardi, quando Fico avrà terminato il suo discorso, diversi deputati del Pd - Matteo Orfini, Barbara Pollastrini - continueranno a battere le mani anche ad intervento finito. E fuori dall’aula Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, abbraccerà Fico. E allora eccola la sorpresa: l’ex ragazzo dei centri sociali napoletani - che votò il primo Bassolino e la prima Rifondazione comunista - ha fatto un discorso di «sinistra», che ha costretto i deputati della sinistra ad applaudirlo. Il preannuncio di un Movimento che si prepara a prosciugare quel che resta dei partiti della sinistra italiana?
Quarantaquattro anni, campano come Di Maio, Roberto Fico ha una biografia diversa da quella del capo dei Cinque Stelle. Figlio di un dipendente del Banco di Napoli, una laurea in Scienza delle Comunicazione, una giovinezza di lavoretti (impiegato in un call center, responsabile della comunicazione per un ristorante, importatore di tessuti dal Marocco) ma anche di impieghi a tempo indeterminato, Fico politicamente si è fatto le ossa nell’estrema sinistra. Nel 2005 ha aperto il meetup di Napoli «Amici di Beppe Grillo», uno dei primi dieci in Italia. Da presidente della Commissione di vigilanza Rai, ha sempre cercato di mantenere un aplomb istituzionale, restando fedele a quel ruolo di «sinistra» che in lui è sincero, ma che a suo tempo gli fu «assegnato» da Casaleggio senior, che lo apprezzava e che gli consegnò quel ruolo.
Eletto con 422 voti, nel suo completo grigio Fico si è presentato con un discorso scritto. Citando spesso, ma mai in modo partigiano, l’espressione «cittadini», Fico ha implicitamente sfidato l’ortodossia grillina rilanciando una tematica storica della sinistra italiana («Il Parlamento ritrovi la sua centralità»); ha invocato «un taglio dei costi della politica», ma senza citare i vitalizi; ha fatto un esplicito accenno all’uso eccessivo della decretazione d’urgenza da parte dei governi («C’è un abuso di strumenti che dovrebbero essere residuali»), caldeggiando un «lavoro indipendente» del Parlamento, che esprima anche «una visione», ponendo fine ad una legiferazione «confusa e fatta di aggiustamenti continui». Qualche giorno fa Beppe Grillo ha rispolverato un suo antico pensiero: «Roberto? Interpreta la vera anima del Movimento».