La Stampa 1.3.18
Posizioni anti-Ue
Così Fratelli d’Italia rompe il patto del centrodestra
di Marcello Sorgi
La
campagna elettorale è così affollata di eventi spettacolari, che i
leader in corsa quasi non sanno più cosa inventarsi per cercare di
emergere dal chiasso e dalla confusione con cui stanno accompagnando gli
elettori alle urne, incuranti del fatto che proprio l’esagerato ricorso
allo «spin» rischia di produrre l’effetto opposto, spingendo i
cittadini verso l’astensione.
Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia
ieri è andata addirittura a incontrare il premier ungherese Viktor
Orban, esponente di punta del gruppo di Visegrad, di cui fanno parte
anche Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, e portatore di una linea
durissima contro l’immigrazione, che ha cercato di consolidare con un
referendum, fallito per insufficiente affluenza ai seggi, ma in cui i
cittadini ungheresi si erano espressi al 98 per cento a favore di un
inasprimento delle misure contro i clandestini e le politiche dell’Ue di
redistribuzione dei profughi tra i Paesi partner.
Se Meloni
cercava un’illuminazione su un terreno sul quale finora s’è mosso più
efficacemente il suo alleato Salvini, specie dopo i fatti di Macerata,
trovando l’appoggio della destra filofascista, e spingendo Berlusconi
all’inverosimile promessa dell’espulsione di 600 mila clandestini in
caso di vittoria, sicuramente c’è riuscita. Ma nella fretta di
condividere i metodi di Orban, che ha rivinto le elezioni nel 2014
impegnandosi a costruire una barriera di filo spinato attorno ai confini
dell’Ungheria, forse non ha riflettuto sul fatto che all’Italia
conviene battersi in Europa affinché le promesse dell’Unione sui
migranti, fin qui disattese, siano rispettate. Mentre invece se
dovessero prevalere le politiche del gruppo di Visegrad, l’Italia, i
suoi immigrati, dovrebbe tenerseli tutti, con evidente pericolo di
saturazione.
Ma l’iniziativa di Meloni, oltre a non tener conto di
questo, ha rotto il tacito accordo nel centrodestra a non assumere
posizioni di oltranzismo anti-Unione europea. Dopo che Berlusconi aveva
platealmente fatto pace con Juncker e con la Merkel, rinunciando alla
bislacca proposta della seconda moneta, da affiancare all’euro per le
transazioni interne, e dopo che anche Salvini aveva messo da parte le
posizioni anti-euro e anti-Nato, il viaggio della Meloni a Budapest e il
selfie con Orban inaugurano una svolta che, se non sarà corretta, non
potrà che creare allarme a Bruxelles e a Strasburgo. Un centrodestra a
trazione sovranista e xenofoba concretizzerebbe in Italia l’incubo che
s’è appena dissolto in Francia con la sconfitta della Le Pen e in
Germania con la vittoria, seppure stentata, della Merkel e la rinascita
della Grande coalizione.