il manifesto 1.3.18
Meloni da Orbán, «fratelli» contro Ong e immigrazione
Ungheria.
Visita lampo a Budapest per assaporare l’idea dell’«Europa cristiana».
L’italiana ritiene che Roma dovrebbe dialogare con il «gruppo di
Visegrád» anziché Parigi e Berlino. Convergenza «anti-Soros»
di Massimo Congiu
BUDAPEST
Visita lampo a Budapest di Giorgia Meloni che nella capitale ungherese
ha incontrato il primo ministro Viktor Orbán per un confronto su temi di
reciproco interesse. All’Europa dell’asse franco-tedesco la leader di
Fratelli d’Italia preferisce quella del Gruppo di Visegrád (V4) di cui
l’Ungheria del Fidesz è membro attivo e impegnato con ardore nella
difesa dell’Europa cristiana e dei popoli. Questo ardore piace alla
Meloni i cui punti di vista su Europa e migrazione convergono con quelli
dell’uomo forte che guida l’attuale governo danubiano.
LA
CONVERGENZA REGISTRATA fra le parti riguarda la lotta all’immigrazione
incontrollata, la difesa dell’identità europea minacciata dagli ingenti
flussi migratori costituiti prevalentemente da genti di fede islamica e
la difesa delle economie nazionali dalle grinfie dei grandi speculatori.
«Ritengo che l’Italia dovrebbe aprire un dialogo con il V4 piuttosto
che con Parigi e Berlino» ha detto una Meloni seriamente interessata a
quanto avviene a est e al confronto che i quattro di Visegrád portano
avanti con Bruxelles.
Musica per le orecchie del premier di
Budapest che ha accolto l’ospite a braccia aperte vedendo in essa
un’alleata, una che condivide la sua idea di Europa e di sovranità
nazionale e che appare pronta a combattere la stessa battaglia.
PER
I DUE LEADER politici si tratta di lottare contro la tecnocrazia
dell’Ue che vorrebbe dettar legge in casa d’altri e contro le manovre di
personaggi accusati di agire dietro le quinte per destabilizzare gli
equilibri interni dei paesi membri e ridurre il potere dei governi
nazionali. Si parla di George Soros, il magnate americano di origine
ungherese che il governo Orbán tratta da nemico della nazione.
L’esecutivo magiaro sostiene la tesi che vedrebbe l’interessato portare
avanti un piano con cui riempire l’Ungheria e il resto dell’Ue di
immigrati musulmani. Tesi sposata dalla Meloni che aspetta solo di
approdare al governo per vietare alle Ong di Soros di operare in Italia.
In questo il governo Orbán fa scuola, dal momento che di recente la
maggioranza ha presentato al Parlamento ungherese un pacchetto di leggi
contenente misure atte a colpire le Ong che danno assistenza ai
migranti, specie quelle finanziate dal discusso magnate statunitense.
La
Meloni mostra di trovarsi in sintonia con lo spirito che ispira questi
provvedimenti e di gradire la compagnia del capo di un governo che ha
manifestato solidarietà concreta alla Polonia minacciata dall’articolo 7
del Trattato di Lisbona.
ORBÁN HA DI RECENTE ottenuto l’appoggio
del Parlamento per sostenere Varsavia nel suo confronto con la
Commissione europea che punta il dito contro le nuove leggi riguardanti
il sistema giudiziario polacco.
Leggi che, secondo la Commissione,
possono mettere a rischio lo stato di diritto nel paese. L’Ungheria di
Orbán si dice pronta a stare al fianco della Polonia fino a un eventuale
veto di Budapest, in consiglio europeo, contro l’attivazione delle
sanzioni.
Tutto ciò in nome del principio per il quale ogni paese è
padrone in casa sua, il che significa, secondo i sovranisti, che essere
membri dell’Ue non significa dover sottostare ai dettami di Bruxelles.
Orbán
e Meloni sono leader politici di due paesi che a breve vanno al voto:
all’Italia tocca domenica, all’Ungheria l’8 aprile. Il partito
governativo Fidesz è reduce dalla sconfitta patita lo scorso fine
settimana alle elezioni locali di Hódmezővásárhely, una delle roccaforti
di questa formazione politica.
AL VOTO PER L’ELEZIONE del sindaco
ha prevalso Péter Márki-Zay, candidato cattolico appoggiato
dall’opposizione del centro-sinistra e da Jobbik. Secondo diversi
analisti si tratta di un segnale preoccupante per il governo Orbán, ma
va anche detto che lo schema di Hódmezővásárhely non sarà facilmente
applicabile a livello nazionale come dimostra anche il fatto che i
partiti avversari del governo avrebbero escluso di volervi far ricorso
in vista dell’8 aprile. Di fatto, secondo gli ultimi sondaggi, il Fidesz
è al 32-34% contro l’11-13% di Jobbik e il 9% dei socialisti. Il voto
dello scorso fine settimana, comunque, dimostra se non altro che unita,
l’opposizione può ottenere qualcosa sul piano dell’impegno per
contrastare Orbán.