internazionale 4.3.18
Un presidente senza limiti
La Cina
permetterà che il capo dello stato resti in carica per più di due
mandati, aprendo così la strada per un governo a oltranza di Xi Jinping.
Un ritorno ai tempi più bui della storia del paese
di Richard McGregor, The Interpreter, Australia
Xi
Jinping si è assicurato la presidenza a vita? Sembrerebbe proprio così a
giudicare dall’annuncio del 25 febbraio, secondo cui la Cina
modificherà la costituzione per eliminare la norma che impedisce di
ricoprire la carica di presidente per più di due mandati. In base alla
costituzione, Xi dovrebbe ritirarsi all’inizio del 2023, al termine del
suo secondo mandato. Per l’altra carica fondamentale che ricopre, quella
di segretario del Partito comunista, l’istituzione che incarna il vero
potere in Cina, non ci sono limiti di mandato. Quindi con la modifica
alla costituzione le due cariche, che fino agli anni novanta erano
ricoperte da persone diverse, avrebbero le stesse regole. L’annuncio ha
un significato enorme. L’attuale mandato di segretario del partito per
Xi terminerà alla fine del 2022 e non ci sono ostacoli formali a un suo
prolungamento. Ci sono piuttosto prassi istituzionali che hanno via via
allineato la carica di capo del partito a quella di presidente, di fatto
limitando la prima a due mandati. Per esempio Hu Jintao, il
predecessore di Xi, ha ricoperto entrambe le cariche per due mandati.
Con l’annuncio del 25 febbraio (la misura sarà confermata durante le due
sessioni degli organi legislativi cinesi in programma dal 5 marzo)
quella prassi sarà cancellata. Si sta tornando al sistema in vigore
all’inizio degli anni novanta, quando a determinare le posizioni di
vertice erano accordi informali e opachi che spesso coinvolgevano i
dirigenti più anziani del partito. Con Xi, però, la politica cinese
potrebbe tornare ancora più indietro, all’epoca di Mao e al principio
dell’uomo forte. Xi naturalmente non è Mao, e la Cina di Mao non è la
Cina di oggi, ma proprio per questo l’eliminazione di qualsiasi ostacolo
alla sua permanenza al potere è ancora più degna di nota. Comunque lo
si voglia leggere, questo accentramento di potere richiama epoche molto
buie della storia cinese. Secondo i primi commenti della propaganda di
Pechino, il cambiamento è necessario per favorire la stabilità. Secondo
uno studioso citato dal Global Times, il tabloid controllato dal
partito, Pechino ha bisogno di una leadership forte e stabile nel
“periodo cruciale” che andrà dal 2020 al 2035, quando la Cina diventerà
uno stato moderno e ricco. La decisione di Xi di eliminare gli ostacoli
formali alla sua permanenza al potere, però, potrebbe creare tutt’altro
che stabilità. Una delle grandi forze del Partito comunista cinese negli
ultimi decenni è stata la sua capacità di costruire un sistema di
successione ordinato, pilotato dal vertice, cosa che spesso i regimi
autoritari di tutto il mondo non sono riusciti a fare, pagandone le
conseguenze. Jiang Zemin passò il comando a Hu Jintao al momento
previsto; Hu a sua volta l’ha fatto con Xi.
Nessun successore
Alla
fine di ottobre del 2017, in occasione del congresso del partito, Xi
aveva indicato la direzione che voleva dare al governo del paese senza
però nominare un successore che prendesse il suo posto nel 2023, e
l’annuncio del 25 febbraio conferma la sua decisione. Una mossa che da
un lato rafforza momentaneamente l’enorme potere di Xi sul partito e sul
governo, e dall’altro avverte la schiera dei suoi avversari più
influenti, colpiti dalla campagna anticorruzione, che lui non ha nessuna
intenzione di andarsene. Conferma inoltre la linea più generale del
mandato di Xi, che sta eliminando ciò che distingue il partito dallo
stato. Un segnale dell’onnipotenza di Xi? La risposta è incerta. La
capacità di Xi di far avanzare velocemente la modifica della
costituzione dimostra indubbiamente il controllo che esercita su tutti i
centri del potere. Tuttavia, il fatto stesso che abbia sentito il
bisogno di accelerare il cambiamento potrebbe essere interpretato come
un segnale dell’urgenza di ottenere un potere ancora maggiore di quello
di cui già dispone per tenere lontani gli avversari. Una cosa è sicura.
Molti studiosi e funzionari cinesi che hanno fatto tanto per portare
avanti riforme politiche e giuridiche saranno furiosi nel vedere Xi
Jinping mandare all’aria tutti i loro sforzi.