internazionale 4.3.18
Le elezioni ignorano la scienza
I fondi per le università e gli istituti di ricerca sono in calo. E secondo gli scienziati il voto non migliorerà la situazione
“I
ricercatori italiani temono che i tagli di bilancio e lo scarso
interesse per le questioni scientifiche proseguiranno indipendentemente
dall’esito del voto del 4 marzo”, scrive Alison Abbott sul settimanale
Nature. “A parte la battaglia sull’obbligo vaccinale, la scienza ha
avuto poca visibilità durante la campagna elettorale italiana”. Il
settimanale afferma che la ricerca in Italia è in una situazione
precaria. “Siamo sull’orlo del collasso”, sostiene Mario Pianta,
economista dell’Università Roma tre, che collabora nella preparazione
delle statistiche relative all’Italia su ricerca e sviluppo per la
Commissione europea. “L’Italia ha dei settori di eccellenza scientifica,
come la fisica delle particelle e la biomedicina”, spiega Nature, “ma
negli ultimi decenni non ha modernizzato il suo sistema scientifico. Le
organizzazioni di ricerca hanno scarso potere politico, e non sono in
grado di arginare la crescente influenza di chi demonizza le
vaccinazioni e incoraggia cure da ciarlatani”. Inoltre sta aumentando il
divario tra nord e sud del paese, perché al nord si investe molto di
più nella ricerca, afferma Nature. E prosegue: “Rafaella Rumiati,
vicepresidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema
universitario e della ricerca (Anvur), racconta che a gennaio l’agenzia
ha annunciato i risultati del suo primo concorso per premiare i migliori
dipartimenti universitari: gli istituti del nord hanno ricevuto una
quota schiacciante dei fondi”. Il settimanale osserva che il governo ha
introdotto alcune iniziative a favore della ricerca tra cui il lancio di
un centro di ricerca da 1,5 miliardi di dollari a Milano, focalizzato
sulla genomica e sulla medicina personalizzata, ma che dalla crisi
economica del 2008 in Italia la spesa in ricerca e sviluppo è diminuita
del 20 per cento. “Il budget delle università si è ridotto di circa un
quinto”, spiega Nature, “così come il numero di professori a livello
nazionale”.
Verso la mediocrità
Il finanziamento per gli
istituti di ricerca pubblici non è superiore a quello del 2008, con un
calo del 9 per cento in termini reali. Secondo le statistiche
dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse),
sono più gli scienziati che hanno lasciato l’Italia di quelli che sono
arrivati. “Paradossalmente la scienza sta andando bene nel complesso”,
afferma il settimanale scientifico. “Dal 2005 l’Italia ha aumentato il
suo contributo agli studi scientifici più citati al mondo. E produce più
pubblicazioni per unità di spesa per ricerca e sviluppo rispetto a
qualsiasi altro paese dell’Unione europea a eccezione del Regno Unito”.
“Il paradosso, però, non può durare”, afferma l’economista Pianta.
“Stiamo andando verso la mediocrità”. Secondo Nature, molti ricercatori
temono i cinquestelle. Alcuni di loro hanno sostenuto campagne contro la
scienza come quella contro la vaccinazione. “Per molti scienziati la
crescente ostilità verso i vaccini è uno degli sviluppi più preoccupanti
degli ultimi anni”.