mercoledì 7 marzo 2018

internazionale 4.3.18
Le elezioni ignorano la scienza
I fondi per le università e gli istituti di ricerca sono in calo. E secondo gli scienziati il voto non migliorerà la situazione


“I ricercatori italiani temono che i tagli di bilancio e lo scarso interesse per le questioni scientifiche proseguiranno indipendentemente dall’esito del voto del 4 marzo”, scrive Alison Abbott sul settimanale Nature. “A parte la battaglia sull’obbligo vaccinale, la scienza ha avuto poca visibilità durante la campagna elettorale italiana”. Il settimanale afferma che la ricerca in Italia è in una situazione precaria. “Siamo sull’orlo del collasso”, sostiene Mario Pianta, economista dell’Università Roma tre, che collabora nella preparazione delle statistiche relative all’Italia su ricerca e sviluppo per la Commissione europea. “L’Italia ha dei settori di eccellenza scientifica, come la fisica delle particelle e la biomedicina”, spiega Nature, “ma negli ultimi decenni non ha modernizzato il suo sistema scientifico. Le organizzazioni di ricerca hanno scarso potere politico, e non sono in grado di arginare la crescente influenza di chi demonizza le vaccinazioni e incoraggia cure da ciarlatani”. Inoltre sta aumentando il divario tra nord e sud del paese, perché al nord si investe molto di più nella ricerca, afferma Nature. E prosegue: “Rafaella Rumiati, vicepresidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), racconta che a gennaio l’agenzia ha annunciato i risultati del suo primo concorso per premiare i migliori dipartimenti universitari: gli istituti del nord hanno ricevuto una quota schiacciante dei fondi”. Il settimanale osserva che il governo ha introdotto alcune iniziative a favore della ricerca tra cui il lancio di un centro di ricerca da 1,5 miliardi di dollari a Milano, focalizzato sulla genomica e sulla medicina personalizzata, ma che dalla crisi economica del 2008 in Italia la spesa in ricerca e sviluppo è diminuita del 20 per cento. “Il budget delle università si è ridotto di circa un quinto”, spiega Nature, “così come il numero di professori a livello nazionale”.
Verso la mediocrità
Il finanziamento per gli istituti di ricerca pubblici non è superiore a quello del 2008, con un calo del 9 per cento in termini reali. Secondo le statistiche dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), sono più gli scienziati che hanno lasciato l’Italia di quelli che sono arrivati. “Paradossalmente la scienza sta andando bene nel complesso”, afferma il settimanale scientifico. “Dal 2005 l’Italia ha aumentato il suo contributo agli studi scientifici più citati al mondo. E produce più pubblicazioni per unità di spesa per ricerca e sviluppo rispetto a qualsiasi altro paese dell’Unione europea a eccezione del Regno Unito”. “Il paradosso, però, non può durare”, afferma l’economista Pianta. “Stiamo andando verso la mediocrità”. Secondo Nature, molti ricercatori temono i cinquestelle. Alcuni di loro hanno sostenuto campagne contro la scienza come quella contro la vaccinazione. “Per molti scienziati la crescente ostilità verso i vaccini è uno degli sviluppi più preoccupanti degli ultimi anni”.