internazionale 25.3.18
Troppe donne molestate sui treni giapponesi
Il
fenomeno dei chikan, gli uomini che molestano le donne in metropolitana
approfittando della calca nelle ore di punta, esiste da decenni. Ma non
è mai stato preso sul serio
di Philip Brasor, The Japan Times, Giappone
La
mattina del 16 febbraio 2018 alcuni uomini sono saliti sul vagone
riservato alle donne della linea Chiyoda della metropolitana di Tokyo
per manifestare contro quella che ritengono una forma di
discriminazione. Episodi simili non sono rari, ma raramente i mezzi
d’informazione se ne occupano. In questo caso, però, le donne sul treno
hanno protestato, gli uomini si sono rifiutati di andarsene ed è dovuto
intervenire lo staff della stazione. A quel punto il treno ha accumulato
un ritardo di più di 15 minuti. E questo ha fatto notizia. Perciò
quando uno dei leader del movimento contro i vagoni per sole donne ha
cercato di parlare in pubblico davanti alla stazione di Shibuya il 24
febbraio, la stampa è accorsa. Proprio il genere di pubblicità che cerca
da anni. I vagoni per sole donne sono una risposta al problema dei
chikan, gli uomini che approfittano della calca nei treni per molestare
le donne, un problema vecchio quanto l’ora di punta, che il Giappone non
è mai stato in grado di risolvere. Su suggerimento della polizia, dalla
fine degli anni novanta alcune linee della metropolitana di Tokyo hanno
cominciato a riservare alcuni vagoni alle donne. Come ha spiegato
l’esperta d’informazione Maki Fukasawa, anche se il movimento contro
questi vagoni è nato subito dopo l’introduzione del provvedimento, negli
ultimi anni ha guadagnato visibilità grazie ai social network, che
consentono a chi vuole protestare di coordinarsi meglio. In realtà non
c’è una legge che vieta agli uomini di usare quei vagoni, ma solo un
invito a non usarli nelle ore di punta. Le donne possono protestare se
qualcuno non rispetta l’invito, ma di solito sono più preoccupate di
arrivare in orario al lavoro. Il problema dei chikan è emerso nel 1988,
quando una donna sulla metropolitana di Osaka ha visto un uomo molestare
una ragazza e gli ha chiesto di smetterla. L’uomo si è arrabbiato e ha
continuato con più insistenza, poi con un altro ha trascinato la ragazza
fuori dal treno, l’ha portata in un cantiere e l’ha violentata.
Fukasawa racconta che per la gente la morale di quella storia è che non
bisogna intervenire. Negli anni i mezzi d’informazione hanno parlato del
fenomeno più che altro quando si scopriva che un uomo era stato
accusato ingiustamente. Fino alla metà degli anni novanta le ferrovie
hanno evitato l’uso della parola chikan (che indica sia la molestia sia
chi la commette), preferendo i più leggeri shōbōryoku (fastidio) o
meiwaku (disturbo). E mentre il “chikan è un reato”, come si legge sui
manifesti affissi nei vagoni, fino all’approvazione di una legge sulle
molestie sessuali più severa nel 2017 era necessaria una denuncia perché
un presunto molestatore potesse essere fermato.
Gioco di potere
Secondo
Fukasawa, meno del 10 per cento delle donne molestate in metropolitana
sporge denuncia. Quasi sempre perché temono di non essere credute o di
far tardi al lavoro. Nel frattempo i molestatori su internet si
scambiano consigli sugli orari e i luoghi migliori per il loro
passatempo. Fukasawa ammette che i vagoni per sole donne di fatto
discriminano gli uomini, ma considerando la diffusione del problema –
alcune donne sono terrorizzate nelle ore di punta – non sembra esserci
altra soluzione. Sulla linea Saikyō, dove si registrano più denunce di
chikan, dal 2009 sono state installate delle telecamere ma il problema
persiste. Akiyoshi Saito, direttore di un programma di salute mentale e
autore di un libro sul tema, spiega che, a differenza di quanto si
creda, gran parte dei molestatori sono laureati con un buon lavoro e una
famiglia, e i loro bersagli preferiti sono donne definite “dimesse”.
Molestare significa esercitare una forma di potere. Più che con il
sesso, l’eccitazione ha a che fare con la possibilità di sfogarsi e di
farla franca. La soluzione migliore sarebbe alleviare la calca sui
treni. Secondo Kazue Muta, un’esperta di studi di genere dell’università
di Osaka, il problema non è mai stato studiato a fondo perché simili
molestie non sono prese sul serio. Tutti i reati sessuali contro le
donne si fondano sulla convinzione radicata che gli uomini siano
superiori, e questo rende più semplice banalizzare i chikan. In Giappone
l’educazione sessuale non si occupa dei rapporti tra generi e dei
diritti individuali. E per la società giapponese il fatto che un uomo
possa essere accusato ingiustamente di molestie è molto peggio del fatto
che le donne siano quotidianamente molestate.