lunedì 26 marzo 2018

internazionale 25.3.18
Troppe donne molestate sui treni giapponesi
Il fenomeno dei chikan, gli uomini che molestano le donne in metropolitana approfittando della calca nelle ore di punta, esiste da decenni. Ma non è mai stato preso sul serio
di Philip Brasor, The Japan Times, Giappone


La mattina del 16 febbraio 2018 alcuni uomini sono saliti sul vagone riservato alle donne della linea Chiyoda della metropolitana di Tokyo per manifestare contro quella che ritengono una forma di discriminazione. Episodi simili non sono rari, ma raramente i mezzi d’informazione se ne occupano. In questo caso, però, le donne sul treno hanno protestato, gli uomini si sono rifiutati di andarsene ed è dovuto intervenire lo staff della stazione. A quel punto il treno ha accumulato un ritardo di più di 15 minuti. E questo ha fatto notizia. Perciò quando uno dei leader del movimento contro i vagoni per sole donne ha cercato di parlare in pubblico davanti alla stazione di Shibuya il 24 febbraio, la stampa è accorsa. Proprio il genere di pubblicità che cerca da anni. I vagoni per sole donne sono una risposta al problema dei chikan, gli uomini che approfittano della calca nei treni per molestare le donne, un problema vecchio quanto l’ora di punta, che il Giappone non è mai stato in grado di risolvere. Su suggerimento della polizia, dalla fine degli anni novanta alcune linee della metropolitana di Tokyo hanno cominciato a riservare alcuni vagoni alle donne. Come ha spiegato l’esperta d’informazione Maki Fukasawa, anche se il movimento contro questi vagoni è nato subito dopo l’introduzione del provvedimento, negli ultimi anni ha guadagnato visibilità grazie ai social network, che consentono a chi vuole protestare di coordinarsi meglio. In realtà non c’è una legge che vieta agli uomini di usare quei vagoni, ma solo un invito a non usarli nelle ore di punta. Le donne possono protestare se qualcuno non rispetta l’invito, ma di solito sono più preoccupate di arrivare in orario al lavoro. Il problema dei chikan è emerso nel 1988, quando una donna sulla metropolitana di Osaka ha visto un uomo molestare una ragazza e gli ha chiesto di smetterla. L’uomo si è arrabbiato e ha continuato con più insistenza, poi con un altro ha trascinato la ragazza fuori dal treno, l’ha portata in un cantiere e l’ha violentata. Fukasawa racconta che per la gente la morale di quella storia è che non bisogna intervenire. Negli anni i mezzi d’informazione hanno parlato del fenomeno più che altro quando si scopriva che un uomo era stato accusato ingiustamente. Fino alla metà degli anni novanta le ferrovie hanno evitato l’uso della parola chikan (che indica sia la molestia sia chi la commette), preferendo i più leggeri shōbōryoku (fastidio) o meiwaku (disturbo). E mentre il “chikan è un reato”, come si legge sui manifesti affissi nei vagoni, fino all’approvazione di una legge sulle molestie sessuali più severa nel 2017 era necessaria una denuncia perché un presunto molestatore potesse essere fermato.
Gioco di potere
Secondo Fukasawa, meno del 10 per cento delle donne molestate in metropolitana sporge denuncia. Quasi sempre perché temono di non essere credute o di far tardi al lavoro. Nel frattempo i molestatori su internet si scambiano consigli sugli orari e i luoghi migliori per il loro passatempo. Fukasawa ammette che i vagoni per sole donne di fatto discriminano gli uomini, ma considerando la diffusione del problema – alcune donne sono terrorizzate nelle ore di punta – non sembra esserci altra soluzione. Sulla linea Saikyō, dove si registrano più denunce di chikan, dal 2009 sono state installate delle telecamere ma il problema persiste. Akiyoshi Saito, direttore di un programma di salute mentale e autore di un libro sul tema, spiega che, a differenza di quanto si creda, gran parte dei molestatori sono laureati con un buon lavoro e una famiglia, e i loro bersagli preferiti sono donne definite “dimesse”. Molestare significa esercitare una forma di potere. Più che con il sesso, l’eccitazione ha a che fare con la possibilità di sfogarsi e di farla franca. La soluzione migliore sarebbe alleviare la calca sui treni. Secondo Kazue Muta, un’esperta di studi di genere dell’università di Osaka, il problema non è mai stato studiato a fondo perché simili molestie non sono prese sul serio. Tutti i reati sessuali contro le donne si fondano sulla convinzione radicata che gli uomini siano superiori, e questo rende più semplice banalizzare i chikan. In Giappone l’educazione sessuale non si occupa dei rapporti tra generi e dei diritti individuali. E per la società giapponese il fatto che un uomo possa essere accusato ingiustamente di molestie è molto peggio del fatto che le donne siano quotidianamente molestate.