IL VERO PERICOLO!
La Stampa 11.3.18
Steve Banno
“Cinquestelle e Lega, è in Italia
il cuore della nostra rivoluzione”
L’ex
ideologo di Trump: “Espressioni diverse, fenomeno unico
nazional-populista Il mio sogno è di vederli governare assieme. Sarà
Salvini la forza trainante”
di Maurizio Molinari
C’è
un rivoluzionario americano che si aggira per l’Europa e pensa che le
elezioni del 4 marzo abbiano trasformato l’Italia nel «centro del mondo
in rivolta». Steve Bannon, 65 anni, ci riceve nella camera di un hotel
di Milano dove si alternano visitatori italiani e telefonate dagli Stati
Uniti. Camicia sportiva, barba poco curata e BlackBerry sempre in mano,
Bannon si considera demiurgo e interprete del movimento
nazional-populista che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016
ed ha fatto vincere Lega e Cinquestelle nel voto di domenica scorsa.
Ascoltarlo significa immergersi in una lettura del presente che sfida,
rovescia e irride schemi, istituzioni, valori e alleanze sulle quali
l’Occidente al momento si fonda ed articola. Da «rivoluzionario» come si
definisce descrive il nostro mondo in maniera lucida e provocatoria.
Al
centro di tutto c’è il «nazional-populismo» che si è imposto in America
«portando al centro gli individui, il ceto medio, privato del lavoro e
del benessere da due fattori convergenti, il libero commercio ed i
migranti». Nato a Norfolk, Virginia, in una famiglia di operai
democratici, Bannon parla dei lavoratori come di vittime «a cui il
commercio globale toglie prosperità e i migranti strappano i pochi
lavori rimasti».
È una tenaglia che vede ripetersi ovunque «e
spinge questi disperati a votare per la protesta ovunque possono, dalla
Gran Bretagna alla Francia, alla Germania fino in Italia». Ed è qui, nel
nostro Paese, che individua ora «il cuore della rivoluzione» perché di
partiti espressione di tale «rivolta dei disagiati» ve ne sono ben due:
Cinquestelle e Lega. «Il mio sogno è di vederli governare assieme»
assicura, spiegando che «sono espressioni diverse dello stesso fenomeno e
superano, assieme ad altre formazioni minori, la metà dei votanti». Ma
preferisce Matteo Salvini a Luigi Di Maio «perché il leader della Lega
rappresenta il Nord, ovvero tre quarti del Pil nazionale, mentre il
leader Cinquestelle propone il reddito di cittadinanza, una versione
dell’economia sussidiata, che manderà in fallimento le casse pubbliche
in meno di due anni». «La realtà è che Di Maio guarda a sinistra, vuole
essere come Obama e Macron e cerca per questo l’intesa col Pd - spiega -
mentre Salvini sta con il popolo, ha un cuore, essendo stato comunista e
pensa solo a combattere libero commercio e migranti». Su cosa avverrà
in Italia sembra avere idee chiare: «Se Salvini governerà con i
cinquestelle sarà lui la forza trainante, se Salvini resterà
all’opposizione potrà rivendicare il merito di aver sconfitto i corrotti
come Berlusconi, se vi sarà un governo di unità nazionale sarà sempre
Salvini ad imporre gli obiettivi a cuore al ceto medio» dunque, comunque
andrà, «nel futuro d’Italia c’è la Lega, che strapperà voti al Sud ai
cinquestelle grazie alle posizioni sui migranti». Se tutto ciò trasforma
l’Italia nella «forza trainante del nazional populismo» è perché «siete
più creativi di britannici, francesi e tedeschi, siete una nazione
abituata a produrre grandi cambiamenti» e «qui abbiamo vinto perché i
leader non erano squalificati con il grande pubblico come avvenuto a
Marine Le Pen in Francia». Bannon esclude che Trump - che lo ha
allontanato dalla Casa Bianca, accusandolo di tradimento - possa
sostenere Salvini o Di Maio «perché queste cose politiche non gli
interessano» ma vede il tassello italiano parte di un mosaico più vasto.
Su due fronti: in Europa «dove l’Ue sta già implodendo e l’Italia
potrebbe rivelarsi determinante» e negli Stati Uniti «perché i nazional
populisti nelle elezioni di Midterm per il rinnovo parziale del
Congresso di Washington si batteranno contro il movimento Team Up». A
suo avviso si tratta di uno scontro fra due rivoluzioni: «Noi vogliamo
aggredire le sovrastrutture dei governi e restituire gli Stati ai
cittadini, loro aggrediscono il patriarcato e vogliono famiglie senza
figli». È uno scontro che potrebbe portare nel 2020 Oprah Winfrey a
candidarsi con i democratici «e sono certo che lei batterebbe Trump
perché la politica diventerà sempre più spettacolo, seguendo l’esempio
di Berlusconi».
La possibilità di interferenze russe nelle
elezioni in Paesi dell’Occidente non lo preoccupa affatto: «Ho
combattuto i russi durante la Guerra Fredda, quando ero ufficiale in un
sottomarino, e poi dal Pentagono ho assistito allo smantellamento del
loro arsenale, li conosco e so che Mosca ha un Pil inferiore all’Italia
ed allo Stato di New York, i suoi giovani fuggono all’estero più delle
sue modelle, non è in condizione di minacciarci mentre è un nostro
alleato naturale». Ed è qui che Bannon disegna un nuovo scenario di
alleanze: «La Russia è bianca e anti-islamica, appartiene al nostro
mondo euroamericano che deve invece guardarsi dai veri avversari ovvero
Cina, Iran e Turchia». Mentre lo dice prende carta e penna e disegna su
un foglietto il percorso della nuova «Via della Seta» di Xi Jinping «che
unisce queste tre nazioni, frutto di civiltà antiche e combattive,
tutte estranee alle cultura giudeocristiana». Dunque «preoccuparsi della
Crimea invasa dai russi non ha senso, perché i veri nemici sono a
Pechino, Teheran ed Ankara e ci stanno aggredendo nel Mar della Cina,
nel Golfo e nel Mediterraneo». Da qui la conclusione che i legami della
Russia con Lega e Cinquestelle «fanno i nostri interessi» a differenza
di chi «continua a tramare con Bruxelles e Bce per impoverire sempre di
più il ceto medio». L’intento della rivoluzione di Bannon «è rafforzare i
cittadini e quindi le loro nazioni, indebolendo le sovrastrutture che
li vessano e tassano come Ue e Bce». Per questi Stati «sovranisti»
all’orizzonte c’è la necessità di spendere di più per la difesa «perché
l’America non combatterà più per voi ed oggi spende assai più degli
alleati in Europa e Asia, dove mettiamo soldi nella difesa e riceviamo
in cambio guerre commerciali».
Ottimista sul futuro dell’Italia,
convinto che la sorte dell’Ue sia segnata e nemico giurato di Pechino,
Bannon non esclude che Trump «possa rinunciare a candidarsi nel 2020» ma
assicura: «Se ciò dovesse avvenire, i nazional-populisti avranno nuovi
leader capaci di vincere, come il senatore Tom Cotton dell’Arkansas e
Nikki Haley, ambasciatrice all’Onu». La rivoluzione continua.