il manifesto 6.3.18
La Puglia tradisce D’Alema. Vittoria della grillina Lezzi
Elezioni
2018. 5 Stelle vanno a segno in tutti i collegi uninominali della
Regione Tiene il centrodestra. E il governatore Emiliano preferisce
defilarsi
di Gianluca Coviello
BARI In tutti i
collegi uninominali pugliesi ha vinto il movimento Cinque Stelle. «E’
un cappotto» ha commentato Antonella Laricchia, capogruppo pentastellato
in Consiglio Regionale e perno di tutta la campagna elettore del
Movimento in Puglia. Ha ragione. Un risultato che fa da specchio a
quello delle altre regioni meridionali ma che colpisce particolarmente
perché travolge anche due simboli del centrosinistra: Massimo D’Alema e
Michele Emiliano. L’ex segretario del Pds esce con le ossa rotte: ultimo
all’uninominale per il Senato nel suo collegio storico in Salento (dove
Barbara Lezzi, candidata Cinque Stelle, per pochissimi voti non arriva
al 40%). Per lui neanche la «consolazione» dell’elezione nel listino
proporzionale. Un risultato negativo reso ancora più evidente dal fatto
che il suo 3,9% si discosta troppo poco dal 3,28% nazionale preso da
Liberi e Uguali. Il Presidente di Regione, invece, fino a due giorni fa
era l’uomo in grado di arginare la valanga a Cinque Stelle. L’ha fatto
alle regionali e anche nei comuni pugliesi dove si è votato la scorsa
primavera. Questa volta non è bastato. In Puglia il Pd non raccoglie
molto di più che in Campania, Calabria, Basilicata e Sicilia. Lo stesso
vale per LeU.
D’Alema non l’ha presa bene. Negli ultimi giorni di
campagna elettorale ha percorso il collegio in lungo e largo
partecipando a tutti gli incontri a cui veniva invitato. Ha vissuto la
giornata di ieri chiuso in un hotel di Lecce senza volere incontrare la
stampa. Intorno a lui pochi amici. Emiliano, invece, è rimasto dal primo
giorno nelle retrovie. Non era candidato, è vero, ma è parsa evidente
la volontà di non metterci la faccia su quella che già si prospettava
come la sconfitta di Matteo Renzi. Oggi assumono un significato
importante le sue ultime affermazioni pubbliche che risalgono a giovedì:
«Un governo va formato e penso che un accordo tra Pd, centrosinistra, e
M5s sia possibile«. Con le dimissioni annunciate da Renzi, il
governatore proverà a far pendere la scelta del partito dalla parte di
Di Maio.
Lo farà, però, da una posizione comunque di debolezza
vista la debacle nella sua Puglia. Proverà a convincere un gruppo di
parlamentari su cui non ha particolare influenza. Chissà, però, che non
possano seguirlo altri uomini forti del partito. Di certo non convincerà
Matteo Renzi.
Non è solo il M5S, però, a sorridere in Puglia. Il
centrodestra ha tenuto bene e con il 32% alla Camera e il 33% al Senato
ha doppiato i voti della coalizione di centrosinistra. Un risultato
distante dal 44% dei Cinque Stelle ma che ha comunque grande importanza.
Se Berlusconi, Salvini e Meloni hanno in mano il gruppo parlamentare
più numeroso, è anche grazie al fatto che al Sud non sono arretrati
particolarmente rispetto ai precedenti appuntamenti elettorali. Il primo
partito è stato Forza Italia, con il 20%, poi la Lega con il 6,5% (mai
così tanto) e Fratelli d’Italia 3,8%. Un discreto risultato è stato
anche quello della quarta gamba del centrodestra: Noi con l’Italia-Udc.
Il partito schierava in Puglia uno dei suoi uomini simbolo: Raffaele
Fitto. Per il partito centrista un 3% lontano dai periodi migliori
dell’ex governatore ma comunque rispettabile.