il manifesto 5.3.18
Groko, la base Spd sceglie l’«usato sicuro»
Germania.
Con il 66%, una maggioranza ben oltre le previsioni, gli iscritti
ratificano la Grosse koalition. Partecipazione oltre il 78%
di Sebastiano Canetta
BERLINO
Via libera della base socialista alla terza Groko con Angela Merkel e i
bavaresi. Con oltre il 66% dei consensi, gli iscritti Spd hanno
ratificato il contratto di coalizione che vincola al governo comune fino
al 2021.
Maggioranza netta, ben oltre le previsioni, legittimata
dall’alta partecipazione al voto (più del 78%) e certificata ieri dal
tesoriere Dietmar Nietan alla Willy Brandt Haus, quartier generale dei
socialdemocratici a Berlino.
«Ora abbiamo la certezza: la Spd
entrerà nel prossimo esecutivo» è l’annuncio ufficiale del segretario ad
interim Olaf Scholz, soddisfatto per la soluzione che archivia
un’impasse istituzionale durata 161 giorni.
IMMEDIATE le
congratulazioni della cancelliera, pronta ad accendere il suo nuovo
mandato entro nove giorni. Già il 14 marzo al Bundestag “Mutti” potrebbe
essere rieletta per la quarta volta. «I miei complimenti alla Spd per
il risultato chiaro. Attendo con impazienza di rinnovare la cooperazione
per il benessere del Paese» riassume Merkel via social.
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Massima
delusione, invece, per il leader dei Giovani socialisti (Juso) Kevin
Kühnert, che ha lottato invano per boicottare la geometria politica già
bocciata dagli elettori il 24 settembre.
«Io e molti altri giovani
iscritti siamo delusi dal risultato di ieri più di qualsiasi altra
cosa» taglia corto l’uomo-icona degli Juso, pur riconoscendo il
risultato stabilito dai 363mila tesserati che hanno espresso voto
valido. «Comunque, siamo di fronte a una decisione democratica che
accettiamo. Non faremo certo la parte dei loser addolorati».
Dichiarazione
antitetica alle parole del “perdente-felice”, Martin Schulz, senza più
la poltrona di segretario e privo della carica-paracadute di ministro
degli Esteri trattata per sé al tavolo con Merkel. «Sono contento perché
il voto rafforzerà la Spd. Grazie all’accordo potremo fare avanzare la
Germania ma anche l’Europa» precisa Schulz, rivendicando così la sua
parte di vittoria. «Certamente ho contribuito a tutto ciò: il programma
di governo ha un forte carattere socialdemocratico».
Da qui
l’accelerazione Spd sulla nomina dei ministri di competenza. Entro la
fine della settimana il partito ufficializzerà tutti i nomi della
squadra di governo. Tre uomini e tre donne destinati a occupare i
dicasteri di Immigrazione, Lavoro e Affari sociali, oltre alle Finanze
già assegnate al vice-cancelliere Scholz e agli Esteri, “casella”
liberata dal dietro-front di Schulz.
SI ATTENDE – tra oggi e
domani – anche la lista della Csu. Oltre al governatore bavarese, Horst
Seehofer, ministro dell’Interno in pectore, restano da individuare i
titolari di Edilizia pubblica e Costruzioni.
L’unica ad aver
assolto tutti i compiti è la cancelliera Merkel che da una settimana ha
reso nota la formazione Cdu nel suo governo. Dal fedele ex capo di
Gabinetto Peter Altmaier all’Economia, al “rivale” interno Jens Spahn
alla Salute; da Ursula von der Leyen riconfermata alla Difesa, alla
semi-sconosciuta Anja Karliczek all’Istruzione; fino alla giovane Julia
Klöckner all’Agricoltura e a Helge Braun alla Cancelleria.
In
parallelo “Mutti” ha impostato la sua successione, spingendo alla
segreteria generale Cdu la premier del Saarland, Annegrett
Kramp-Karrenbauer (detta “Akk”) la «numero due» dal 2015.
Proprio
“Akk” ieri è stata tra le prime a celebrare il sì-Groko degli iscritti
Spd. «Decisione saggia per i socialdemocratici e per la Germania. Ora
sia noi che loro siamo pronti a prederci la responsabilità di un governo
congiunto».
È LA LUCE VERDE che attendeva anche l’Ue, legata a
doppio filo alla governance tedesca, ma anche lo “starter” per accendere
l’esecutivo immaginato dal presidente federale Frank-Walter Steimeier,
vero vincitore del referendum.
Eppure, secondo l’opposizione, il
via alla nuova Groko restituisce lo stato di salute dei due maggiori
partiti tedeschi che, sommati, hanno perso il 14% rispetto a cinque mesi
fa. Secondo la co-segretaria Linke, Katja Kipping, i
social-democristiani tornano al potere «indeboliti e apatici», mentre
per i liberali «le preoccupazioni di Merkel sono finite, ma la Germania
non avanza: si muove solo di lato» spiega Nicola Beer, segretaria
generale Fdp. Fa il paio con i Verdi, pronti a rammentare l’orizzonte di
provvedimenti urgenti.
«Ora si dovranno colmare le lacune su clima e lotta alla povertà» ricorda Annalena-Charlotte Baerbock, co-presidente dei Grünen.
Alzano
la cresta anche i fascio-nazionalisti di Afd, staccati dalla Spd di un
solo punto nei sondaggi. Ieri gli “alternativi” hanno diffuso la foto di
Merkel con Andrea Nahles (segretaria Spd dal 22 aprile) accompagnata
dalla didascalia: «Altri quattro anni da incubo per la Germania. Ne
pagheranno il prezzo, al più tardi nel 2021».
Esattamente due anni
prima è previsto il primo test di tenuta della nuova Groko. Stando alle
intenzioni della Spd, nel 2019 dovrebbe esserci una sorta di verifica
“midterm” sul grado di attuazione delle 177 pagine del contratto di
coalizione.