Corriere 5.3.18
La teoria dei giochi d’amore All’asta l’appunto di Einstein per una giovane italiana
Albert provò a invitare la chimica Piccini, lei era timida
di Davide Frattini
GERUSALEMME
Quasi 100 mila documenti tra lettere, saggi, cartoline, bigliettini
sparsi nelle biblioteche delle facoltà, in qualche soffitta o dentro
scatole da scarpe. I fogli con la scrittura a inchiostro nero di Albert
Einstein sono custoditi dall’università ebraica di Gerusalemme come
aveva voluto alla morte nel 1955. Altri spuntano alle aste e sono stati
acquistati anche per milioni di dollari: domani la casa israeliana
Winner’s mette in vendita un cartoncino con poche righe sopra e per
colorare l’evento si è inventata il titolo «La teoria dei giochi
romantici di Einstein».
Perché le frasi del genio che formulò la
Teoria della relatività sono indirizzate a Elisabetta Piccini, chimica e
figlia di chimico: «Alla ricercatrice scientifica, ai cui piedi sono
stato e ho dormito per due giorni interi, come amichevole souvenir».
Nell’ottobre
del 1921 Einstein è ospite della sorella Maja a Firenze,
nell’appartamento al piano di sopra vive Elisabetta, che il fisico e
filosofo chiede di conoscere. La ragazza italiana — «timida e
introversa» scrivono gli studiosi della casa d’aste — si rifiuta di
incontrarlo. Prima di partire Einstein le lascia il biglietto scritto in
tedesco — incollato a uno più grande che riporta i versi di una
poetessa —, adesso quel cartoncino ha un prezzo iniziale di 3 mila
dollari ed è stimato fino a 40 mila, cifra che potrebbe essere superata
di molto.
Cinque mesi fa sempre la Winner’s ha messo all’asta una
lettera di Einstein che in venticinque minuti è passata da 2 mila a
oltre un milione e mezzo di dollari. Sono le parole annotate subito dopo
essere stato informato di aver ricevuto il Nobel per la Fisica nel 1922
a 43 anni: «Una vita calma e modesta porta più felicità della ricerca
del successo abbinata a una costante irrequietezza».
In viaggio in
Giappone per un ciclo di conferenze Einstein è lusingato dalle folle
che lo accolgono — e colpito dalla loro gentilezza: «Di tutte le persone
che ho incontrato, i giapponesi sono quelli che mi piacciono di più
perché sono umili, intelligenti, premurosi, e hanno senso dell’arte» —
ma anche scombussolato dalla fama. Nella tranquillità della stanza
all’hotel Imperial di Tokyo cerca una formula per ritrovare la quiete,
il biglietto è stato pubblicizzato come la sua «Teoria della felicità».
Lo consegna al fattorino dell’albergo che gli ha portato un messaggio e
gli promette — indovinando — che «un giorno varrà molto denaro». Una
seconda nota scritta nello stesso momento («Quando c’è una volontà,
esiste una via») è stata battuta per 240 mila dollari.
L’università
ebraica di Gerusalemme e quella di Princeton, dove Einstein ha
soggiornato dal 1933 fino alla morte, sono impegnate dal 1986 nello
studio e nella catalogazione di tutti i documenti lasciati dallo
scienziato. L’obiettivo è anche raccoglierli in volumi (una trentina
alla fine dell’impresa) e di renderli disponibili in digitale, quasi 10
mila sono già consultabili. L’ateneo israeliano ha da poco approvato un
progetto da 5 milioni di dollari per la costruzione di Casa Einstein nel
planetario ormai abbandonato del campus a Givat Ram dalle parti del
parlamento israeliano. Le luci della Via lattea sul soffitto torneranno a
illuminarsi: «Guarda le stelle, e da loro impara. In onore del Maestro
devono tutte girare, ciascuna nella sua orbita, senza un suono, in
perenne memoria della ragione di Newton».